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Giovani sposi

di Redazione online



Caro p. Enzo,

i nostri figli protetti dalla gloria di Cristo Gesù per intercessione dei Santi, hanno trovato la strada per risolvere i loro irrisolvibili problemi. Nostra figlia si era unita in matrimonio civile nel paese del suo compagno per poter chiedere il permesso di soggiorno in Italia e formare una famiglia. Questo permesso ritenuto impossibile, in relazione al giudizio espresso sui documenti di espulsione del ragazzo, basato solo sui fondamenti burocratici che con gli articoli del codice penale e senza sentenze della magistratura ci rende tutti colpevoli, anche solo respirando l'aria. Dio nella sua grande Misericordia ha aperto i cuori di coloro che sanno riscoprire il valore dell'essere umano. I nomi di queste persone che hanno concorso al buon esito non ci sono noti, ma ci permettono di chiedervi una preghiera in loro favore. I giovani sposi, che mettiamo nelle vostre mani come sacerdoti si chiamano Samanta e Ermal. La famiglia si distingue sempre e comunque nel momento del bisogno. Fede, speranza e carità senza la fede non chiudono quel circuito, ma lo lasciano aperto al nulla.
Maria e famiglia


Carissima Maria,
noto che le difficoltà sono state superate e che la preghiera ha portato i suoi frutti e si sono cosi risolti gli irrisolvibili problemi, come tu li chiami. Quello che mi piace della tua lettera è che pur non conoscendo chi ha operato per risolvere la situazione di Samanta e Ermal, tu chiedi a noi di pregare per loro. Non c'è cosa più bella che ricordarsi della preghiera per le persone che non conosciamo. Questa è una tradizione molto francescana infatti nella nostra basilica chi presiede la preghiera delle lodi, al mattino, o quella della sera, dei vespri, affida sempre al Signore le persone e i benefattori, tantissimi dei quali non li conosciamo. La tua lettera mi offre l'opportunità di dire a tante persone che ci fanno del bene e sostengono la nostra rivista che non dimentichiamo nessuno presso l'altare di San Francesco che Giovanni Paolo II ebbe definire: “altare e cattedra di pace”. E allora, che la fede, la speranza e la carità ci accompagnino sempre: la fede che ci permette di riscoprire un Dio che ci vuole bene, la speranza che ci permette di non mollare mai e di andare avanti e la carità che rende le nostre relazioni animate dal bene. Come diceva San Paolo: “Caritas Christi urget nos!” L'amor di Gesù Cristo ci stimola.
Un caro saluto di pace e bene.
p.Enzo


Redazione online

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