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GLI ANZIANI E L'ABBANDONO

Caro padre Fortunato,

mentre sabato passavo l’aspirapolvere ti ho visto a Tg1 Dialogo. Dopo averlo spento mi sono seduto per sentire il tuo intervento e per poco non sono caduto all’indietro. Ti ho sentito condannare senza la minima incertezza quei figli che “scaricano” i genitori anziani o vecchi nelle case di riposo. Un giudizio molto duro e senza appello. Soprattutto senza un filo di misericordia, da un uomo di chiesa. Ascoltavo incredulo e due cose mi sono venute in mente: le parole di padre Turoldo in quella che fu credo la sua ultima intervista e quella dell’evangelista Giovanni. Le preme: “quei preti freschi e rugiadosi che si permettono di parlare del dolore, magari senza averlo mai conosciuto”. E l’evangelista: “Altri vi cingeranno le vesti e sarete portati là dove non vorreste andare (21, 18-19)”.

Quello di cui parlavi è un tema troppo grande e lacerante per essere liquidato con una battuta, un sermone o una convinzione personale, con tutto il rispetto. Sono vecchio ma non ancora rimbambito, l’ha capito anche mia moglie. Ambedue facciamo parte di quei figli degeneri e destinati all’inferno. Forse non ha idea della grande sofferenza vissuta. Di quanto sia stata difficile e lacerante quella scelta. Non puoi nemmeno immaginartelo. Un giudizio molto duro il tuo e ripeto senza un filo di misericordia di pietà e forse di umiltà.

Molti anni sono passati da quel giorno in cui io e i miei fratelli “condannammo” mamma a quell’esilio. Ma ti posso garantire che ancora porto le stimmate di quella dolorosa decisione. Per non parlare delle notti insonni. Mi sono macerato e dilaniato.  La mamma, colei che si era tolta mille volte il pane di bocca per noi figli. Hai idea di quanto costino certe scelte? Devo essere io a dirti le innumerevoli sfumature esistenti tra il bianco e il nero? O le mille sfaccettature della vita?

Per quello, per il senso di colpa, ho avuto incubi notturni. Poi finalmente Dio ha steso la sua misericordia mandandomi mamma in sogno, dolcissima: “vai in pace figlio mio che io sto bene dove sono”. Mi lasciò con una carezza e via per sempre quell’incubo terribile. Questo volevo dirti.

Pace e bene a te   


Carissimo Mario,


un pace e bene a te e alla tua famiglia. Grazie per le tue parole e per il tuo rimprovero che m’invita ad essere più prudente nelle affermazioni. Sono andato a riascoltare la puntata in questione. Ti ripropongo le parole che ho detto: “…se tu da padre ti prendi cura dei tuoi genitori fino alla fine stai allungando la loro vita. Ma quel tuo esempio donato a loro permetterà ai tuoi figli di vedere la tua testimonianza e di allungare la tua vita quando sarai anziano. E’ bruttissima la pagina di chi parcheggia i propri genitori in un ospizio e giustifica questa decisione dicendo non ho tempo. No. Tu non hai dignità. Allora dobbiamo rimettere in moto il rispetto tra padre e figlio. E qui è importante la testimonianza… A me basta poco, una telefonata a papà o a mio fratello e la vita si apre al sorriso. Non si sentono abbandonati. Ecco a volte basta poco”.

Il mio intervento non voleva entrare nel merito di decisioni sofferte che a volte i figli prendono per i propri genitori, ma un ricordarsi di loro anche con una semplice telefonata, una visita facendoli partecipi del proprio impegno. Desidero comunque affrontare il tema dell’abbandono dei genitori da parte dei propri figli. Per quanto essi possano sbagliare a loro il rispetto e la comprensione non va mai tolto è come denudarli dell’affetto che desiderano. Ti faccio una confidenza. Mio padre è stato sempre contro le mie scelte in maniera forte e determinata facendomi trascorrere momenti difficili, ma non gli ho mai mancato di rispetto. L’ho detestato, ma l’ho amato. E oggi con il seme della pazienza abbiamo recuperato un rapporto e la relazione di padre e figlio. E oggi a distanza di 30 anni credo che lui sia più contento di me della scelta fatta.

Non me ne volere carissimo Mario siete stati in diversi che mi avete chiamato e scritto, questo ad indicare che il tema è molto sentito e drammaticamente attuale in una società che ci toglie il tempo per le relazioni più importanti. Ecco perché il comandamento dice: onora il padre e la madre e avrai lunga la vita.

Un caro saluto di pace e bene

Padre Enzo Fortunato




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