IL GRIDO D'AMORE DELLA SORELLA DI UN DETENUTO
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Caro padre Enzo,
sono Gina, sorella di Roberto l'uomo che aggredì un giudice al tribunale di Perugia nel settembre 2017. Naturalmente non condivido il suo gesto e sono del parere che se si compie un reato si debba pagare, ma nel modo giusto. Mio fratello è malato ed è in cura da 5 anni al centro di salute mentale affetto da una grave depressione, probabilmente sottovalutata. Ora è stato condannato a 12 anni con una sentenza dettata solo dal pregiudizio. Gli hanno respinto ogni istanza richiedente gli arresti domiciliari o alternative in strutture. Mio fratello non è un delinquente, non voleva fare del male a nessuno solo a sé stesso. Il perito del tribunale aveva subito richiesto il trasferimento in un centro di osservazione psichiatrica, poi all'improvviso ha deciso in 40 minuti che Roberto era capace di intendere e volere togliendo la premeditazione che il giudice ha rimesso. Mio fratello non ricorda nulla, solo che si è ritrovato seduto in attesa della polizia. Ora passati i 30 giorni di osservazione sarà riportato al carcere di Capanne rendendo vani questi giorni passati in osservazione. Resterà in cella a vegetare, non si integrerà mai con gli altri. Non esce mai dalla cella
È stato sempre studioso ed è laureato in scienze politiche. I suoi unici amici sono i libri, ma ora non legge più'. Temo per la sua incolumità'. Si sta lasciando morire fra l'indifferenza di tutti. Vogliono usarlo per dare un segnale forte, in quanto il malessere generale è forte. Mio fratello è a rischio suicidio come hanno riconosciuto i sanitari del carcere. La prego mi aiuti a salvarlo. La saluto caramente e la ringrazio per quello che potrà fare.
Gina
Cara Gina,
capisco le preoccupazioni che hai per tuo fratello e t’invito a “lottare” affinché non faccia altri gesti inconsulti. Ti consiglio di sentire degli specialisti che possano aiutare la vostra famiglia e Roberto in primis. Ti siamo vicini con la preghiera affinché il tuo caro fratello possa ritrovare la pace dentro di sé. Ti invito a convincerlo a riprendere la lettura, gli invieremo la nostra rivista San Francesco potrebbe essere da stimolo. La giustizia italiana molte volte è lenta. Non ti scoraggiare nel presentare le ragioni che ritieni opportune. Ricordo a me e a te l’episodio evangelico della donna inopportuna e insistente che desiderava ricevere giustizia attraverso Gesù, alla fine le viene accordata giustizia non tanto per le sue ragioni ma per le sue insistenze “…Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi” (Luca 18, 1-8).
Un saluto di pace e bene e non perdere mai la speranza
Padre Enzo
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