IN PRIGIONE ALL’ESTERO, LA MIA STORIA
Caro direttore,
le scrivo dal carcere della repubblica Moldava dove mi trovo rinchiuso dal 2010. Ricevo con regolarità la vostra rivista grazie ad un caro amico di Ragusa. Particolarmente speciale è il n. 6 dello scorso giugno sul carcere e anche le lettere che i carcerati italiani vi scrivono. Vorrei raccontare anche io la mia storia e magari qualcuno del ministero degli affari degli esteri potrà leggere la mia storia. Mi sono trasferito nella repubblica di Moldavia nel 2010 per lavorare per conto di una società italo-moldava in qualità di direttore. Purtroppo le cose non sono andate bene e il socio moldavo non ha rispettato gli impegni finanziari e la società è stata chiusa dopo pochi mesi. Il socio moldavo ha riversato su di me tutte le responsabilità e il 5.10.2010 sono stato arrestato con la strana accusa di traffico di persone. Malgrado io non abbia commesso questo reato e non esista nessuna prova contro di me i giudici moldavi mi hanno condannato in maniera definitiva a 21 anni di carcere. Purtroppo la Moldova non è un paese proprio democratico. E’ governato da alcuni ricchi mafiosi che detengono il controllo della polizia, procura, giudici e l'intero parlamento. Il 90% della popolazione è alla fame (i pensionati ricevono 50 euro al mese) Non capisco perché l'unione europea continui a elargire finanziamenti a questo paese che viola i diritti umani!
Ho scritto varie volte al ministero degli affari esteri chiedendo protezione e l'intervento delle autorità affinché mi fosse garantito un processo equo, anche attraverso la presenza di un giudice di uno stato europeo in qualità di osservatore, ma nulla da fare. Da parte del nostro ministero non vi è stato nessun intervento in mio favore. Ho scritto spesso all'ambasciata italiana per un loro intervento almeno per garantirmi condizioni di detenzione in rispetto con la convenzione europea per i diritti dell'uomo ma mi dicono che non è di competenza dell'ambasciata.
Le condizioni di vita nelle carceri moldave sono particolarmente dure e si soffre anche la fame (riceviamo un piatto di zuppa al giorno e mezzo chilo di pane). Il sistema carcerario è lo stesso dai tempi dell'Unione Sovietica. i suici sono frequenti, la settimana scorsa un detenuto di 28 anni con la cella davanti alla mia si è impiccato.tempo fa si è tolto la vita un detenuto che aveva appena 15 anni.
Ho fatto ricorso contro la condanna alla Corte Europea per i diritti dell'uomo e sicuramente otterrò giustizia, ma so che i tempi per l'esame delle cause sono particolarmente lunghi. Mi chiedo perché il nostro ministero degli affari esteri non fa nulla per proteggere i cittadini all'estero, come nel mio caso?
Grazie per l'attenzione
***
Carissimo Andrea,
tema rivista n.6. affronta diverse questioni, in particolare lo speciale è dedicato alle carceri e a chi da quei luoghi di sofferenza ci scrive. La tua storia la propongo volentieri e l’ho già sottoposta al vice ministro degli esteri Mario Giro. Non entro nel merito delle questioni che poni, non conosco bene la la situazione e la procedura che viene adottata ma sto cercando di informarmi. Ciò che si percepisce è che a volte in carcere finiscono gli innocenti mentre i colpevoli la fanno franca. Il mio augurio e la mia preghiera è che tu possa vivere bene questo momento difficile e superarlo. Ti propongo le parole Etty Illesum, una scrittrice olandese di origini ebraiche che fu deportata ad Aushwitz che imparò ad accettare evedere l’umanità che era dietro i suoi stessi carcerieri: “dietro i loro atteggiamenti, dietro la loro divisa si nasconde la stessa umanità” e per questo cercava di entrare in contatto tessendo un dialogo. Mi auguro che la stessa umanità possa pervadere anche la tua difficile vita tra le sbarre.
Un caro saluto di pace e bene
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