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LA FAMIGLIA FRANCESCANA, COLORI DIVERSI MA UN’UNICA CORDA

Caro padre Enzo, ho inviato una lettera ai Ministri Generali degli Ordini Francescani dopo aver letto lo speciale della rivista San Francesco “Galassia Francescana” con il quale viene illustrata tutta la famiglia francescana e il significato di alcuni simboli. Mi complimento per questo esauriente “panorama” con il quale si vuole far conoscere questa bellissima realtà nelle sue varie articolazioni e la perenne attualità della figura e del messaggio di Pace e Bene predicato dal Poverello di Assisi. Grazie ad alcune realtà francescane presenti nella mia terra ancora si respira il benefico e salutare clima del carisma di Francesco. Anche se vi distingue il colore del saio che indossate, unico è il cordone bianco con i suoi caratteristici nodi che richiamano ai tre voti di povertà, castità e obbedienza. Questo dimostra che voi padri non siete lontani nel tempo, ma attuali perché sull’esempio di Francesco vi adoperate per fare del mondo e dell’intera famiglia del genere umano una “fraternità universale” di figli di Dio e fratelli di Cristo. Auspico che possiate sempre essere aperti al dialogo, intenti a costruire ponti piuttosto che alzare muri che dividono e separano, pronti a custodire la bellezza del Creato, ad annunciare la pace e il bene e ad edificare con tutti la “civilità dell’amore”. Ultimamente non godo di ottima salute e pertanto mi permetto di chiedere la sua benedizione che mi sia di spirituale conforto e sostegno. Antonio


Caro Antonio, grazie per le tue parole che c’incoraggiano ad andare avanti. Proprio in questi giorni il Papa ha ricevuto la grande famiglia francescana ed è stato per me e per noi un motivo di riflessione che diventa un mezzo di evangelizzazione. E’ vero quello che tu dici: i colori sono diversi ma quel cordone, elemento in comune, rappresenta l’incontro con Dio e l’impegno per l’uomo. Ti propongo, per ampliare la riflessione, l’analisi dello storico Francesco Cardini nel suo ultimo libro “Francesco d’Assisi” a proposito del saio: si trattava di un sagum, da dove deriva la parola saio, indumento da lavoro e da viaggio fin dall’età romana. Si trattava di una sorta di camicione, lungo fino a metà polpaccio e stretto in vita da una corda, indossato dai contadini del medioevo. Annota Cardini che “la corda recava un certo numero di nodi, tradizionale simbolo di promessa dotato anche di valore ‘magico’, di legame rispetto ad essa. La stoffa della quale il sagum era confezionato doveva essere un panno di lana del tipo meno pregiato e costoso, il cosidetto ‘berrettino’ di tessuto non pettinato e non tinto che poteva presentarsi di vari colori e sfumature, dal bigio al bruno”. Un abito che indossavano gli umiliati, i valdesi e i catari. Le tre grandi categorie che mettevano in discussione lo stile della Chiesa del tempo. Un caro saluto di pace e bene



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