PERCHE' DIO HA TOLTO A ME E DATO AGLI ALTRI?
di Redazione online
Caro Padre Enzo,
Sono la signora F. Ho letto la lettera pubblicata nel mese di aprile sulla coppia che dopo 20 anni di matrimonio felice, ringrazia San Francesco, tra le lacrime mi fa porre una domanda: "Perchè non tutti dobbiamo ringraziare?" La risposta l'ho trovata nella storia della pagina precedente della stessa rivista e mi sono convinta ancora di più che Dio ad alcuni elargisce una serenità ad altri, dà sofferenze che non tutti, però, riescono a superare come mio marito. Sono più di 20 anni che leggo la vostra rivista, io e mio marito ci siamo iscritti quando siamo venuti ad Assisi in viaggio di nozze. Avremmo dovuto anche noi festeggiare i 20 anni di matrimonio.
La nostra vita è stata faticosa, ma bella, abbiamo penato per avere i figli, ma poi sono venuti ed abbiamo avuto due maschi che ora hanno 19 e 15 anni. Non abbiamo avuto problemi economici, ma io mi sono sempre lamentata a tal punto da esasperare mio marito, il quale da giovane ha sempre sofferto di depressione fobica ed aveva un carattere particolare che ho messo tempo a capire. Col tempo però ha acquistato sicurezza, eravamo sereni ed in piena sintonia, ma il primo maggio 2013 si è accasciato a terra e non si è più rialzato. Non sappiamo cosa sia successo, so solo che non c'è più ormai da quasi due anni ed io non riesco a farmene una ragione. Pensavo di essere una vera credente, ma ora ho tanti dubbi; mi sono convinta che mio marito è morto perché chi ci stava vicino era invidioso ed ha esercitato una forza malefica, dico che Dio ha tolto a me per dare agli altri. I miei figli dicono che sbaglio. Vorrei poter dire che il dolore mi ha fatto riconoscere Dio, ma è più forte la ragione e quando sento di gente che ha ritrovato la serenità dopo la perdita di un caro non ci credo.
Vivo le giornate lavorando, facendo la madre, ma nulla più mi tocca. Vorrei che Dio si facesse sentire e pensare solo ai figli che stanno soffrendo, non penso che hanno perso un padre, penso a me che ho perso l'uomo che mi completava. Vorrei essere aiutata, mi sono confessata ma non faccio mie le parole che mi dicono.
Vorrei qualcuno che mi dicesse la verità sull'aldilà, so che Dio esiste ed ho bisogno di Lui. Attendo un miracolo per mio figlio Francesco Pio, non riesco a pregare più, come posso fare per abbandonarmi a Dio? Ho bisogno di questo miracolo: pregate per noi.
F.
Cara F.,
non sono certo le parole altrui a darti quella pace che tanti cercano e non tutti trovano. Anche se “a portata di cuore”. E non vorrei sovrapporre parole a parole solo per aggiungerle al mucchio di quelle che, semplicemente, non ascolti, come tu stessa confessi.
Ciò che posso fare è affiancarti e suggerire al tuo cuore di smetterla di lamentarti – perché, in fondo è questo che continui ancora a fare -, mostrando al tuo uomo, vivo più che mai nella vita di Dio e in quella di quanti lo hanno amato, che il vostro amore è stato capace di insegnarti la gratitudine, canto di lode per quello che hai (basterebbe pensare solo ai vostri due ragazzi e al quasi quarto di secolo vissuto insieme). Se la vostra storia ha veramente riempito la tua vita, anche di fronte all’inevitabile disagio per l’assenza fisica, non c’è spazio per rimpiangere ciò che manca: si è semplicemente sopraffatti dalla bellezza di una Presenza. Di cui percepiamo perfino il calore dell’abbraccio desiderato.
Non è Dio che ad alcuni dona e ad altri toglie. Siamo noi che non comprendiamo quello che Dio e scambiamo la nostra ingratitudine per una sua ingiustizia. Ricordati che Gesù un giorno guarì dieci lebbrosi: uno solo tornò a ringraziare. Uno solo aveva veramente capito che gli era stato donato.
Prova ad ascoltare col cuore di questo fratello lebbroso. Scoprirai la generosità con cui sei stata amata da Dio. E vivrai la pienezza della gioia con colui che continuerà riempire i tuoi giorni. Fino all’ultimo. Quando ti accoglierà sulla soglia di casa per accompagnarti a conoscere l'Amore.
Ti stringo al cuore con affetto fraterno.
Un caro saluto di pace e bene
Redazione online
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