Un ricordo di 69 anni fa
di Enzo Fortunato
Carissimo padre Enzo,
dopo diversi anni ho rifatto l’abbonamento al suo mensile e devo dirle
che vi sono argomenti molto interessanti. Tempo fa lessi un articolo
di Roberto Olla che mi ha lasciata a bocca aperta, mi creda. Quando
ho letto il racconto di ciò che successe a Bari il 2 dicembre 1943 ho
avuto un ricordo vivissimo. Quel giorno ero da mia zia, intenta a giocare
con le statuine del presepe. Mia zia era in cucina e all’improvviso
venni sommersa, dopo un fortissimo boato, da scaglie di vetro. Rimasi
paralizzata, non capivo cosa era successo. Mia zia corse nel salone,
mi prese in braccio, poi urlando uscì fuori e vedemmo mio cugino di
sei anni a terra, con il corpo martoriato dalle schegge. Fu ricoverato in
un ospedale americano e salvato. Mia mamma e mia zia dicono che
io ero stata miracolata. Oggi ricorre il 69° della Liberazione e io ancora
mi chiedo perché l’uomo ama così tanto il potere che porta solo odio
e tanta morte. Dica al dottor Olla che i suoi articoli sono ben scritti e
molto chiari. La ringrazio e continui con la bella rivista.
Rosa (MI)
Carissima Rosa,
ho già dato la tua lettera a Roberto Olla. La propongo anche sulla nostra
rivista perché ci fa capire come una lettura della vita animata dalla
fede, conduce a vedere un Dio che ogni giorno si preoccupa di noi. La
tua riflessione conclusiva mi porta a far nostra la preghiera che comunemente
viene attribuita a san Francesco e che vorrei condividere con
tutti i nostri lettori: Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace. /
Dov’è odio, fa’ che io porti l’amore; / dov’è offesa, che io porti il perdono;
/ dov’è discordia, che io porti l’armonia; / dov’è errore, che io porti
la verità; / dov’è dubbio, che io porti la fede; / dov’è disperazione, che
io porti la speranza; / dove sono le tenebre, che io porti la luce; / dov’è
tristezza, che io porti la gioia. Cara Rosa, credo che la più bella liberazione
sia quella del ripudio del male e della scelta del bene. Questa
liberazione non è semplice e costa fatica, ma una volta assaporata il
gusto che lascia è quello della vera gioia.
Un caro saluto di pace e bene
Enzo Fortunato
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