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I twitter di sorella Chiara, la Santità in un cinguettio

di Antonio Tarallo

Il più delle volte, siamo abituati – in maniera erronea – a pensare alle figure dei Santi come figure lontane da noi. Loro, nel Paradiso, noi qui sulla Terra. Le loro vite, vite straordinarie. Le nostre? Semplici vite raminghe, diciamo così. Insomma, abbiamo questa idea della Santità come un qualcosa di irraggiungibile. Ma, con l’Esortazione Apostolica “Gaudete et exultate” di Papa Francesco, si è voluto “sfatare” proprio questo mito. “Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere... Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio”. Così, si esprime il Pontefice nel documento citato.

La Santa che oggi la Chiesa venera, certamente, è un esempio di una biografia completamente immersa in Cristo, nel Vangelo. Un esempio che – non si può negare, non possiamo essere ipocriti – è assai difficile imitare.

I santi, lo sappiamo bene, sono fari per indicarci il cammino. Spetta a noi seguirli o meno.  E Chiara di Assisi ci ha lasciato una testimonianza unica, un “riflesso della presenza di Dio” che ha avuto necessariamente bisogno di essere accompagnato dalla Grazia, che rimane – precisiamo – dono di Dio. Ma, bisogna pur dire, che il “primo passo” verso questa, lo ha fatto lei, lo ha fatto “donna” Chiara.

Una donna. Una donna chiamata alla Santità. Una donna che, nel nostro Oggi, potremmo incontrare sulla metro. Lei, entra nella vettura, si siede stanca. Magari ha da poco finito servizio pastorale in parrocchia, dopo una giornata di lavoro faticosa. E ora, lì seduta, già sta pensando alla cena da preparare per la famiglia, alle lavatrici da programmare, agli indumenti da stirare, al “cambio” dei propri figli per il giorno dopo.

Ma ritorniamo a Santa Chiara di Assisi, a quella donna del 1200. Ci ha lasciato alcuni scritti:   delle lettere, un testamento e – ovviamente – la Regola dell’Ordine delle Clarisse. Documenti lontani, per Tempo, da noi. Questo non possiamo nasconderlo. Documenti che – per naturali ragioni – hanno un carattere semantico, lessicale, tutto immerso nell’epoca medioevale.

Ma, se volessimo leggerli nell’Oggi, con occhio contemporaneo, cercando di calarli nel nostro Presente, quale strada potremmo percorrere? O meglio, e se Chiara fosse proprio quella donna che abbiamo incontrato prima in metro, come si esprimerebbe per divulgare le proprie meditazioni spirituali?

La nostra epoca è segnata da nuovi strumenti di comunicazione. E’ ormai un dato certo, questo.  E allora, sperando di non “far alcun torto” a sorella Chiara, abbiamo provato a tramutare due suoi scritti in nostri contemporanei cinguettii twitter: un linguaggio nuovo che si fa portatore di “valori” antichi. Ma, in fondo, questi, non possono che considerarsi senza Tempo, visto che la Santità è immersa nell’Eternità. Magari, in questo caso, l’unico tempo a cui si può far riferimento è giusto quello… di un cinguettio. Alla fine, si rimane pur sempre in pieno “ornitologico”  spirito francescano. No?

povertà #  abbraccio #  ricchezze #  eternità # cielo  # terra # vita beata

"O povertà beata! A chi t’ama e t’abbraccia procuri ricchezze eterne. O povertà santa!  A quanti ti possiedono e desiderano, Dio promette il regno dei cieli, ed offre in modo infallibile eterna gloria e vita beata. O povertà pia! Te il Signore Gesù Cristo, in cui potere erano e sono il cielo e la terra, giacché bastò un cenno della sua parola e tutte le cose furono create, si degnò abbracciare a preferenza di ogni altra cosa".

(Prima lettera a Donna Agnese)

Basta guardare in giro, basta - almeno per un attimo - soffermarsi a una ipotetica finestra per osservare il Mondo di oggi, e ci si accorge, subito, che manca il sorriso. Eppure troviamo tanta ricchezza  in giro. Tanti cellulari in mano. Più di uno, si capisce.... fanno piacere sempre! E ancor di più se di ultima generazione. Così si dice. E allora, non si può parlare forse di una "ricchezza aleatoria"?  Da sempre, si è considerato il binomio ricchezza-benessere. E il benessere non dovrebbe portare  "vita beata"? E il "bearsi" è sempre stato colmo di sorriso, appunto. Eppure questo, il sorriso, manca. Manca ormai la vera "ricchezza": la consapevolezza della "vera vita".

sguardoeternità #  anima #  splendoregloria #  amici # segretadolcezza  #  mondofallace# amore

“Colloca i tuoi occhi davanti allo specchio dell’eternità, colloca la tua anima nello splendore della gloria, colloca il tuo cuore in Colui che è figura della divina sostanza, e trasformati interamente, per mezzo della contemplazione, nella immagine della divinità di Lui. Allora anche tu proverai ciò che è riservato ai soli suoi amici, e gusterai la segreta dolcezza che Dio medesimo ha riservato fin dall’inizio per coloro che lo amano. Senza concedere neppure uno sguardo alle seduzioni, che in questo mondo fallace ed irrequieto tendono lacci ai ciechi che vi attaccano il loro cuore, con tutta te stessa ama Colui che per amor tuo tutto si è donato”.

(Terza lettera a Donna Agnese)

Mondo veloce, mondo frenetico, questo. Mondo fallace ed irrequieto. Poco è lo spazio per soffermarsi, almeno per un attimo, su sé stessi. L’Uomo non riesce – molte volte –  a specchiarsi/rispecchiarsi nella sua interiorità. E se si guardasse questa, allora il cammino per contemplare l’Eternità diverrebbe certo più spedito, non c’è che dire.

Nel tempio dell’anima, lì, risiede Dio. Dunque, è lì, che risiede anche l’Eternità. In quel tempio, fatto non di colonne, risiede la gloria. Ma l’unica gloria che siamo capaci – ultimamente – di contemplare è solo quella dei cartelloni pubblicitari, grandi, alti e seducenti. Una seduzione che distoglie   lo sguardo dalle “cose essenziali”. Fra queste, ci dimentichiamo, troppo spesso, di quella più semplice, di quella più grande, più preziosa. Di quella che da sola rappresenterebbe, appunto, l’Eternità stessa: l’Amore.



Antonio Tarallo

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