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Il 45 giri compie 71 anni: i pontefici e i giradischi

La diffusione della voce dei pontefici grazie ai vinili

di Antonio Tarallo

Il 10 gennaio 1949 nacque in America il disco vinile da 45 giri che, in breve tempo, divenne il protagonista di un’epoca regalando emozioni, sorrisi e amori. Deve il suo nome al fatto che girava 45 volte in un minuto e poteva contenere soltanto due brani stampati sui due lati del disco. Sul lato “A” veniva incisa la canzone più importante, mentre sul lato “B” vi era un riempitivo.

La sua nascita, è contornata da un alone di mistero: potremmo - in giusta maniera - definirla addirittura una favola. Nel 1948 il colosso discografico americano “Columbia” annuncia la nascita del 33 giri, che velocemente cancellerà il 78 giri. L’origine di questo, viene fatta risalire al geniale intelletto di Thomas Edison. Il microsolco in vinile, che soppianta la vecchia gommalacca, cambia il sistema di ascolto della musica, con apparecchi elettrici, puntine dedicate, e senza rumori di fondo. Il disco può contenere fino a dieci brani, è comodo e fa risparmiare. Per la “Columbia” inizia un’epoca d’oro. Ma c’è un piccolo “particolare” che cambia un po’ la storia: la famosa casa discografica omette di registrare il brevetto e la “Radio Corporation of America”, la Rca, approfitta di questa mancanza del suo competitor, così da brevettare - nel gennaio 1949 - un nuovo formato di disco che deriva dal 33 giri e fa concorrenza al competitor. Nasce il 45 giri. È un formato di mezzo, tra il 78 e il 33 dunque, ed è più economico e pratico. L’Italia vivrà il decollo nel 1952, quando - nella “musicale” Milano - uscirà il primo formato 45 giri.

E, certamente, le case discografiche dell’epoca non poterono non immortalare le voci dei pontefici in questi nuovi “marchigegni” musicali. Già all’epoca dei 78 e dei 33 giri, la voce di Papa Ratti, Pio XI, era stata incastonata in diversi dischi che entrarono nelle case degli italiani, e non solo. In fondo, ricordiamo anche che proprio Papa Pio XI, fu il primo pontefice a servirsi del mezzo di comunicazione dell’epoca, per eccellenza, la radio. Era il 12 febbraio del 1931. Il Vescovo di Roma, pronunciò ai microfoni il primo radiomessaggio pontificio della storia, in latino, in presenza dell'inventore della Radio e realizzatore dell'emittente vaticana, Guglielmo Marconi, del Cardinale Segretario di Stato Eugenio Pacelli, il futuro Pio XII. Anche quest’ultimo entrò nella “hit parade” del mondo vinile. Cominciano, infatti, le preghiere registrate sul disco: ogni fedele poteva recitare il “Pater noster” (rigorosamente in latino) o l’ “Ave Maria”, in “presenza del pontefice”. Ma, sicuramente, fu Papa Giovanni XXIII il pontefice più diffuso tra le mura domestiche. Preghiere, messaggi, benedizioni in vinile spopolarono nei negozi di dischi.

Il suo famoso “Discorso alla luna”, pronunciato a braccio l'11 ottobre 1962, dalla finestra del palazzo Apostolico della Città del Vaticano, alla folla riunita in piazza San Pietro per la fiaccolata serale di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, conobbe una veloce diffusione proprio grazie ai dischi in vinile. Quella famosa luna, potè entrare così - ogni qual volta che l’ascoltatore ne avesse voglia - dentro la propria casa.

Ultimamente, la nostra epoca, tutta “in digitale”, sta vedendo una tendenza particolare: è più che mai in crescita la vendita dei dischi in vinile. Una sorta di “vinile renaissance”, anche se il settore è indubbiamente di “nicchia”. Il pubblico sta divenendo sempre più ampio, alla ricerca di titoli perduti, abitudine che sta coinvolgendo - negli ultimi anni - anche numerosi giovani, proprio quelli cresciuti nell’epoca del digitale. Secondo recenti stime, gli appassionati di musica ascoltata dai 33 o 45 giri di una volta, non smettono di acquistarli, facendo spesso riferimento a negozi specializzati (sempre di più) o a mercatini dedicati. E chissà se proprio in questi, tra un Elvis Presley e un Frank Sinatra, non potremmo incappare tra qualche voce... santa?


Antonio Tarallo

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