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“Lieti tra i poveri”


di Luciano Marini(Novembre 2009)

I Frati devono essere lieti quando vivono tra persone di poco conto e disprezzate, tra poveri e deboli, tra infermi e lebbrosi e tra i mendicanti lungo la strada. Così Francesco scrive nella prima Regola per i suoi frati. (FF 30)

OLD FADAMA

P. Arcadio Sicher, un francescano conventuale trentino, ha deciso di vivere alla lettera queste parole del Padre San Francesco. Old Fadama è chiamata dai benpensanti Sodoma e Gomorra, baraccopoli di 80.000 persone sorta sulle immondizie con cui il governo del Ghana ha riempito una palude malsana al centro della capitale Accra. Lì, tra le 10.000 baracche c’è anche quella di p. Arcadio. La gente all’inizio lo guardava con sospetto: “Che cosa viene a fare questo bianco in mezzo a noi? Forse vende droga o cerca nostre ragazze per farle prostituire?”. Poi invece si accorse che p. Arcadio era lì per loro, con loro a testimoniare che c’è un Dio che ama i poveri. «Vivere lì, fratello tra fratelli, aperto all’amicizia e all’accoglienza di tutti, condividere le gioie e le fatiche di ogni giorno, camminare insieme, fare la coda al rubinetto dell’acqua, sorridere alle provocazioni, condividere il cibo: questo è il ministero più importante e più efficace», dice p. Arcadio. E così pian piano ad Old Fadama nasce la solidarietà, si inizia una scuola serale per adulti, si raccolgono i ragazzi sieropositivi, si avvia un piccolo laboratorio artigianale per guadagnare qualcosa, si visitano gli ammalati... e tra i poveri fi orisce il Regno di Dio!

“IL SIGNORE MI CONDUSSE TRA I LEBBROSI”

P. Giorgio Abram è il primo francescano giunto in Ghana 32 anni fa dalla Provincia di Padova. «Tra i tanti bisogni che ho trovato mi sono buttato su quello che mi pareva maggiormente il linea con lo spirito francescano: l’assistenza e la cura dei lebbrosi». Erano più di 50.000 in quegli anni, vivevano rinchiusi in lebbrosari che non erano certo ospedali attrezzati per curare e guarire. Un lavoro lungo e faticoso quello di p. Giorgio. Bisognava prima di tutto superare pregiudizi, vincere paure, trovare i fondi. Sostenuto dall’AIFO avviò una piccola rivoluzione: dalla lebbra si può guarire, i malati possono essere curati senza essere allontanati dai loro villaggi e dalle loro case. Coinvolse i “guaritori” perché non vendessero illusioni, ma imparassero le vere cure. Avviò campagne di educazione sanitaria, formò personale sanitario locale. Oggi la lebbra in Ghana non fa più paura, ci sono solo 700 malati ben curati.

LA LEBBRA DEI BAMBINI

P. Giorgio non si è messo a riposo. Un’altra emergenza colpiva particolarmente i piccoli: l’ulcera del Buruli, chiamata anche lebbra dei bambini. Un battère che prolifera nelle acque stagnanti e che consuma letteralmente i tessuti, specialmente degli arti e poi intacca anche le ossa, portando spesso all’invalidità. In due zone particolarmente colpite dalla malattia sono stati realizzati due centri di cura specializzati e la formazione del personale sanitario dei villaggi può prevenire l’espandersi della malattia. Ma il primo impegno dei frati francescani in Ghana è l’annuncio del Vangelo nelle comunità cristiane, nei villaggi della foresta; hanno creato un centro di spiritualità e promuovono la formazione con la realizzazione di molte scuole e la St. Francis press edita la rivista cattolica più diffusa in Ghana. Condividere, promuovere, testimoniare: sono i passi concreti della presenza missionaria dei francescani in Ghana.

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