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Il sangue dei martiri


di Luciano Marini(Ottobre 2009)

Anni difficili gli anni ’80 in Perù. Il gruppo maoista “Sendero luminoso” aveva con il terrore imposto il suo dominio in molte zone andine, si finanziava con il traffico di droga nella lotta contro le forze dell’ordine ed erano già decine di migliaia i morti. Ma tre giovani frati di Cracovia non si lasciano spaventare da questa pericolosa situazione sociale, anzi sentono ancora più urgente una presenza che annunci pace e fratellanza.

SULLE ANDE

Arrivano a Pariacoto, nella Cordillera nigra; la zona affidata alle loro cura pastorali è molto vasta: parte dai 400 metri ed arriva ai 4.000, con 4 municipi e oltre cinquanta pueblos, villaggi abbarbicati sulle montagne. Quella gente erano davvero “pecore senza pastore”; un sacerdote saliva dalla città di Casma, sulla costa, solo per le feste principali, la fede era tenuta viva da una comunità di suore generose. La povertà era grande, le strade impraticabili, scarsa l’energia elettrica, un solo telefono pubblico, nessun centro medico. Con slancio ed entusiasmo giovanile i tre missionari si affiancano alla gente nella fatica di ogni giorno; mangiano come loro, lavorano con loro, sempre disponibili ad accogliere chiunque abbia più bisogno. A cavallo o a piedi raggiungono i villaggi più lontani ed incominciano a formare catechisti per ogni zona. La gente, all’inizio diffidente e paurosa, incomincia ad avvicinarsi e a collaborare, sente che i missionari sono fratelli tra fratelli, non hanno ricchezze da portare, ma il messaggio evangelico e francescano genera solidarietà e speranza.

IL MARTIRIO

I terroristi di Sendero luminoso si sentono minacciati nel loro potere su quelle popolazioni. “La Bibbia e la croce sono ostacoli alla rivoluzione”, scrivono in un loro manifesto. Fanno sapere ai frati che devono andarsene, se non vogliono avere guai e le minacce si fanno ogni giorno più pesanti. Ma i missionari non si spaventano e trovano forza nella preghiera. Spesso passano la notte davanti al Signore invocando misericordia per i violenti ed il coraggio di restare tra quella povera gente per donare speranza. P. Jaroslaw era tornato in Europa per impegni, alla missione erano rimasti p. Zbigniew e p. Miguel. Una sera, dopo la Messa, sentono colpi violenti alla porta, aprono e si trovano davanti i terroristi che, con armi spianate, ingiungono loro di seguirli su una camionetta. Suor Berta, una suora peruviana, con grande coraggio sale con loro, con la scusa di fare da interprete perché i padri non conoscono bene la lingua locale ed assiste così alla farsa del processo a cui i due missionari sono sottoposti. “Voi siete servi dell’imperialismo; con la vostra religione spegnete la forza della rivoluzione”, accusano i terroristi. “Siamo solo servi del Signore e di questo popolo a cui, con il Vangelo, portiamo speranza”, rispondono con calma i due missionari. La suora viene buttata giù dalla camionetta che si allontana veloce. Poco dopo Suor Berta sente il crepitare delle armi. I corpi dei missionari verranno trovati il giorno dopo sfigurati e su di loro un cartone su cui era scritto con il loro sangue: W la rivoluzione! I frati sono ancora là, tra la gente di Pariacoto, Sendero luminoso è stato sconfitto, p. Zbigniew e p. Miguel stanno per essere proclamati martiri dalla Chiesa. Il sangue dei due francescani, assieme a quello di tanti altri martiri dell’America Latina, sia per il continente sorgente di una rinnovata Pentecoste di vita cristiana.

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