Figli dello stesso Padre
di Luciano Marini(Marzo 2009)
«Perché tu, che sei cristiano, vieni ad aiutare noi che siamo musulmani?» domanda spesso la gente a p. Ferdinando. E lui risponde semplicemente: «Perché siamo figli dello stesso Padre, siamo fratelli». È tutta qui la forza del Vangelo, lo scopo di ogni missione. P. Ferdinando Severi, francescano conventuale, da vent’anni vive al nord di Sumatra, nell’Indonesia, nella città di Banda Aceh dove l’onda maledetta dello tsunami del 2004 ha spazzato via più di duecentomila persone. Vige la shari’a, la legge islamica, in quella regione; fino a qualche anno fa la guerriglia separatista mieteva vittime e portava distruzione. Hanno cercato più volte di farlo fuori quel frate cristiano, ma lui non faceva proselitismo; assisteva i pochi cattolici e annunciava che c’è un Dio Padre di tutti, che ama tutti i suoi figli e li vuole salvi. E, come Gesù, rendeva credibile questa buona notizia chinandosi sui piccoli, i poveri, gli emarginati per portare conforto e speranza.
I MIRACOLI DELLA CARITÀ
Nei villaggi della foresta erano molti i bambini che nascevano con malformazioni, destinati ad essere mendicanti per tutta la vita. P. Ferdinando li raccoglieva, li portava in un ospedale, chiamava medici volontari dall’Europa per operarli e poi, dopo averli riabilitati, li riportava alle loro famiglie. Sono centinaia i bambini restituiti ad una vita dignitosa. E i lebbrosi. Con gli altri frati missionari che operano più a sud, nella zona di Medan, aveva costruito un villaggio dove i colpiti dal morbo di Hansen venivano accolti, curati e riabilitati. Il drappello di frati, partiti quarant’anni fa dalla Provincia religiosa di Bologna, ha lasciato il segno: orfanatrofi , scuole, acquedotti, chiese, ma specialmente tante piccole e ferventi comunità cristiane sparse nel vasto territorio della missione. E poi, con l’arrivo di giovani frati locali, i missionari hanno portato la presenza francescana in altre isole dell’immenso arcipelago indonesiano: Giava, Timor, Sulawezi.
DUE FRATELLI
P. Gilberto e p. Corrado erano fratelli. Avevano lasciato la loro Romagna per condividere la stessa passione missionaria. Forti, infaticabili avevano realizzato assieme grandi opere. Una mattina P. Corrado, non vedendo il fratello alla preghiera della comunità, salì alla sua camera; p. Gilberto giaceva esanime sul suo letto. Venuto in Italia per confortare la vecchia mamma, p. Corrado morì pochi mesi dopo per condividere in cielo con Gilberto: una vita spesa senza riserve per i fratelli dell’Indonesia.
FRANCESCANI INDONESIANI
Il frutto più bello della vita donata dai missionari è stato il fiorire di tante vocazioni alla vita francescana; sono un centinaio oggi i frati conventuali indonesiani, pronti a continuare l’opera generosa incominciata quarant’anni fa dai missionari. L’Indonesia è il paese musulmano più popolato; i frati nativi provengono da diverse tribù spesso, in passato, in lotta tra loro. Oggi, nonostante le inevitabili fatiche, conquistati dall’ideale di Francesco, vivono assieme in fraternità e letizia per testimoniare a tutti gli indonesiani, nella quasi totalità musulmani, che è possibile vivere insieme da fratelli perché “figli dello stesso Padre”. È solo questa la strada per un futuro di pace e di speranza per tutta l’umanità.