27 giugno 1980. Strage di Ustica, dopo 39 anni nessuna verità
La strage di Ustica rimane tutt'ora uno dei più grandi misteri italiani, ecco l'ipotesi più accreditata
di Mario Scelzo
39 anni non sono bastati a fare luce sul disastro aereo di Ustica, l’unica triste certezza riguarda il numero delle vittime, 81 tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Andiamo con ordine e proviamo a ricostruire quanto accaduto sui cieli di Ustica, segnalando poi quelle che sono al momento le principali ipotesi investigative. Una premessa, non esiste una “verità giudiziaria” condivisa dalla massa, Ustica è uno dei tanti “Misteri Italiani”, ovviamente questo mio articolo può solo segnalare le ipotesi più accreditate, che comunque vanno sempre prese col beneficio del dubbio.
Iniziamo dalla cronaca. La strage di Ustica fu un incidente aereo, avvenuto alle 20:59 del 27 giugno 1980 sopra il braccio di mare compreso tra le isole italiane di Ponza e Ustica.
Vi fu coinvolto il volo di linea IH870, partito da Bologna Borgo Panigale e diretto a Palermo Punta Raisi, operato dall'aeromobile Douglas DC-9 della compagnia aerea Itavia, il quale perse il contatto radio con l'aeroporto di Roma-Ciampino, responsabile del controllo del traffico aereo in quel settore, si destrutturò e cadde nel mar Tirreno. Fino al disastro aereo di Linate, la strage di Ustica fu uno degli incidenti aerei più gravi avvenuti sul suolo italiano dal secondo dopoguerra.
Di fatto il disastro di Ustica ha segnato la fine delle attività della compagnia aerea Itavia. Già pesantemente indebitata, la compagnia di Aldo Davanzali non ha retto al peso delle indagini e dei costi di risarcimento, ed ha chiuso i battenti il 12 dicembre 1980, dopo oltre 22 anni di attività.
Prima di avventurarci nel campo delle ipotesi e delle indagini, ritengo sia utile, pur brevemente, tratteggiare il contesto storico. Sembra preistoria, ma negli anni ’80 eravamo ancora in piena Guerra Fredda, ed è storicamente provato che il tratto aereo che per capirci ha per confini la Sardegna, la Calabria e la Sicilia era un luogo di esercitazione degli aerei della Nato, l’alleanza atlantica antisovietica. E’ anche “storia” il peso politico nel Mediterraneo della Libia del Colonnello Gheddafi, acerrimo nemico sia degli Stati Uniti che della Francia, mentre l’uomo forte di Tripoli vantava solidi legami commerciali con il Belpaese.
Forse è eccessivo parlare di una alleanza strutturale tra l’Italia e la Libia, quello che è certo è che i nostri Governi, grazie alla abilità diplomatica di personalità del calibro di Giulio Andreotti, riuscivano ad essere membri della Nato senza essere nemici della Libia. Il “divo”, come lo ha chiamato il regista Paolo Sorrentino, era uno dei pochi politici occidentali ben accolto dalle parti di Tripoli, e questo ha garantito all’Italia la firma di contratti industriali di altissimo livello. Questo breve ripasso del quadro storico è utile per spiegare la “pista investigativa” ad oggi più quotata: Il Dc9 è stato colpito per errore da un missile lanciato da un caccia francese, destinato all’aereo sul quale viaggiava il Colonnello Gheddafi.
Oltre 30 anni di indagini hanno sostanzialmente fatto decadere le altre ipotesi investigative (una collisione tra due aerei, il cedimento strutturale, lo scoppio di una bomba), ed hanno in qualche modo confermato questa ipotesi.
Il 28 gennaio 2013 la Corte di Cassazione, a seguito di un lunghissimo iter giudiziario, ha confermato la precedente condanna, condividendo che il DC-9 Itavia fosse caduto non per un'esplosione interna, bensì a causa di un missile o di una collisione con un aereo militare, essendosi trovato nel mezzo di una vera e propria azione di guerra. I competenti ministeri furono dunque condannati a risarcire i familiari delle 81 vittime per non aver garantito, con sufficienti controlli dei radar civili e militari, la sicurezza dei cieli.
Una ulteriore conferma alla tesi del missile francese viene dalle parole di uno dei protagonisti della Storia Repubblicana del nostro paese, un uomo che a detta di molti ha portato con sé nella tomba numerosi segreti di Stato. Già Presidente del Consiglio, Ministro dell’Interno durante gli Anni di Piombo, Presidente della Repubblica, leader della Democrazia Cristiana, nel 2007 candidamente così si è espresso Francesco Cossiga: “C'era un aereo francese che si mise sotto il Dc 9 Itavia e lanciò un missile per sbaglio". Non ho dato un grande contributo alla storia - ha detto Cossiga - ho solo raccontato quello che sapevo. Si è riaperta un'inchiesta su Ustica e ho testimoniato”.
L'ex presidente, nell'intervista contenuta nel documentario, ha svelato che l'allora capo del Sismi gli riferì che sarebbe stato un missile, lanciato da un aereo francese per colpire un aereo libico con a bordo Gheddafi, ad abbattere il Dc9 Itavia sulle acque di Ustica. Cossiga, però, ha espresso la propria sfiducia sulla possibilità che in futuro venga fatta chiarezza: "Credo però che non si saprà mai nulla di più, la Francia sa mantenere un segreto e si è sempre rifiutata di rispondere alle nostre domande. L'altro Stato coinvolto è l'ex Unione Sovietica".
Probabilmente non sapremo mai del tutto la verità, e diciamolo, nonostante tanti appelli di facciata non ci sembra che i Governi che si sono avvicendati in questi 40 anni abbiano fatto di tutto per scoprirla. Appare ormai però chiaro che gli 81 passeggeri del Dc9 siano state vittime inconsapevoli ed innocenti di una battaglia senza esclusione di colpi tra potenze straniere sui cieli d’Italia.
Mario Scelzo
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