Alla Giudecca i Frati Cappuccini raccolgono le olive tra le mura del convento
di Carlo Mion
Padre Stefano, il frate custode, era in prima fila con il suo rastrello a far scendere le olive. Con una parte dei frati del Convento Santissimo Redentore dei Cappuccini Minori a fine ottobre provvede alla raccolta delle olive prodotte da un centinaio di piante coltivate tra le mura del convento. Nel lavoro sono aiutati dai pensionati della Giudecca, di casa nel convento che si sviluppa tra i due lati maggiori dell'isola.
Lunedì, come avviene oramai da diversi decenni, i frati hanno raccolto i frutti del loro uliveto che occupa una gran parte dell'orto che in passato sfamava il convento. Verdure, erbe aromatiche ed erbe medicinali ora occupano una piccola parte del terreno che un tempo serviva a dare da mangiare ad una settantina di frati che si ispirano alla regola di San Francesco.
Oggi, quando ci sono i giovani che stanno terminando gli studi in Teologia, all'interno della struttura trovano posto ventiquattro Cappuccini: otto fissi e gli altri studenti in attesa dell'ubbidienza e quindi di conoscere la loro destinazione finale. Comunque tutti sono destinati a Conventi del nordest.
La raccolta delle olive avviene quasi sempre in questo periodo. Quest'anno non è stata delle migliori. I frati spiegano che gli ulivi hanno patito le piogge di maggio, cadute proprio mentre le piante erano in fiore. L'impollinazione è stata difficile e le olive scarse e non proprio belle. Gli unici alberi che hanno rispettato la tradizione di buona, o quasi ottima produzione, sono stati quelli del chiostro della portineria.
Del resto sono protetti da muri alti che li riparano dal vento di bora che spesso soffia sulla parte a sud dell'isola, dove sono collocate la gran parte delle piante. Ulivi messi a dimora da parecchi decenni. Il particolare isolamento in cui vivono le piante garantisce loro l'immunità da attacchi di insetti o parassiti che possono minare la loro salute. Come ad esempio la mosca che quest'anno ha flagellato gli ulivi della pedemontana del Grappa e del Bassanese, distruggendo i raccolti.
Lunedì la dozzina di "operai dell'uliveto" hanno terminato il lavoro già prima di mezzogiorno. Sistemate le olive nelle casse. L’indomani con il "topo" del convento il raccolto è stato portato al Tronchetto. Qui le olive, una volta caricate su un autocarro, sono partite alla volta del frantoio Redoro di Grezzana, in provincia di Verona. Quest'anno il convento non potrà contare sui 150 litri di olio prodotti nel 2018. I frati sono felici lo stesso. https://nuovavenezia.gelocal.it/
Carlo Mion
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