Asti, nella casa di accoglienza Sprar si feltra la lana per integrare
Un corso sull’antica tecnica di lavorazione aperto a tutti nella cascina abitata da madri e bimbi nigeriani
Integrazione. Termine usato - e spesso abusato - che viene declinato in mille modi, ma sempre accompagnato da qualcos’altro. Come se non potesse reggersi da solo. Si integra quindi attraverso il cibo, la musica, la lingua, il lavoro nei campi.
Nell’Astigiano c’è invece un luogo, una cascina in campagna a una manciata di chilometri dal Comune di Castellero, dove l’integrazione non ha dovuto scomodare complessi e inscindibili binomi per poter funzionare. È bastato riprendere due gesti dal sapore antico: aprire la porta di casa a chi arriva, e sedersi in cerchio, insieme, a infeltrire la lana cardata. E non fa alcuna differenza se la cascina è una casa di accoglienza per madri richiedenti asilo e i loro bambini.
Gli ospiti arrivano, e tanti, e imparano lì, tra profumi della cucina nigeriana e le risate contagiose dei bimbi, le tecniche di lavorazione del feltro. Il corso «Feltrare come integrare» è stato ideato e realizzato dal Piam, la onlus astigiana che gestisce la casa-accoglienza e che da anni si occupa di donne vittime di tratta e di accoglienza migranti. Il laboratorio «L’idea di questo laboratorio - spiega Alberto Mossino, a capo del Piam - nasce dall’esigenza concreta di creare uno spazio ed una rete di socializzazione e di coinvolgimento tra tutti i partecipanti al corso».
E la scelta del luogo non è casuale. La Casa di accoglienza madre-bambino di Castellero, inaugurata lo scorso luglio, ospita alcune ragazze rifugiate inserite nel progetto ex Sprar (Sistema per la Protezione e Accoglienza dei Rifugiati) oggi ribattezzato Sisproimi, letteralmente Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri.
Sono loro le «padrone di casa» che accolgono gli iscritti al corso e, se vogliono, partecipano alle lezioni tenute da Danila Schon, artista internazionale specializzata in tecniche del feltro. Il primo corso, che si è concluso a dicembre, ha registrato un record di iscritti tanto da spingere gli organizzatori a promuoverne un secondo.
Le lezioni iniziano il 16 febbraio. Tutti i sabati pomeriggio appuntamento quindi a Castellero, in via Baldichieri 1. La chiave del progetto di integrazione sta, in sintesi, nel concetto di condivisione. Condividere, nel senso primario di «avere in comune una risorsa o uno spazio». «Il valore aggiunto di questo corso risiede infatti nella vicinanza tra i cittadini astigiani che seguono il corso e le ragazze che vivono nella casa. Questa condivisione di spazi ha già portato i suoi frutti. Molti dei corsisti giocano spesso con i bambini che abitano nella cascina, portano i loro figli perché trascorrano un pomeriggio diverso e sicuramente, ricco di stimoli». (Laura Secci – La Stampa)
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