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Attentato in Iraq, l'Isis rivendica

Attaccato un convoglio: 5 militari italiani feriti, tre in gravi condizioni, ma non in pericolo di vita

Credit Foto - Rob Chavez - Pixabay

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L'Isis ha rivendicato su Site l'attacco ai militari italiani in Iraq (ansa.it)

Uno scoppio. Poi il fumo, le urla, le grida. E il dolore. Sono le 11.16 (le 9.16 in Italia) quando uno Ied, un ordigno artigianale, esplode. Più di novanta chilometri a Sud-Est di Kirkuk, la zona contesa tra curdi e iracheni, 170 chilometri a nord di Bagdad. Il convoglio della Task force 44 — un gruppo di forze speciali simile a quello attivo in Afghanistan — e composto da una ventina di uomini è di ritorno da una missione. Attività di mentoring e training (supporto e addestramento) alle forze locali, impegnate nella lotta contro l’Isis, viene chiamata in gergo. I mezzi sono blindati. Ma — la dinamica è ancora da chiarire — la deflagrazione investe cinque incursori italiani, due parà del nono reggimento d’assalto Col Moschin dell’Esercito e tre del Goi, il gruppo operativo incursori della Marina. Uomini addestrati, il meglio delle forze armate italiane.

Mancano poche ore dall’anniversario della strage di Nassiriya che nel 2003 vide cadere 19 militari italiani. E sono settimane che nell’area la tensione resta alta. Al mattino sono stati condotti raid contro l’Isis. Le forze di sicurezza irachene hanno avviato un’operazione al confine tra il governatorato di Kirkuk e quello di Salahaddin sempre in funzione anti jihadista. Inoltre la regione è piena di mine e ordigni. Anti carro, anti uomo, resti mortali di guerre passate e presenti.

Dopo l’esplosione, interviene il personale medico del reggimento incursori. Nell’aerea atterrano gli elicotteri statunitensi. I feriti vengono evacuati all’ospedale militare di Bagdad. «Nessuno è in pericolo di vita», battono le prime agenzie. Ma il bilancio è drammatico: 5 feriti, tre sono gravi. Uno di loro subisce l’amputazione della gamba, il secondo quella parziale del piede e riporta una frattura grave alla gamba, al terzo vengono ricuciti gli intestini. L’ambasciatore italiano a Bagdad Bruno Antonio Pasquino si attiva immediatamente. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini messo al corrente dal capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Enzo Vecciarelli, informa il presidente Sergio Mattarella e il premier Giuseppe Conte.

Ore di angoscia. A Bagdad i feriti aspettano. Di aprire gli occhi, di sapere, di capire. Di riabbracciare i loro cari. In serata l’Adnkronos diffonde i nomi: Marco Pisani, Paolo Piseddu, Andrea Quarto, Emanuele Valenza, Michele Tedesco. «Singolare: stiamo parlando di uomini delle forze speciali la cui identità dovrebbe rimanere segreta», si sfoga qualche collega. Poi, iniziano a partire i messaggi di solidarietà ai militari e alle loro famiglie. «La lotta all’Isis non si ferma», dichiara Guerini ai microfoni del Tg1.

L’ombra del terrorismo aleggia ancora. Nella zona di Kirkuk, ricca di petrolio e di dolore, non lontano da dove è avvenuto l’attacco, negli ultimi giorni i raid sono stati almeno 30. E non solo. A casa, nonostante la morte del leader dell’Isis Abu Bakr Al Baghdadi, ucciso più di due settimane fa, la paura resta.

di Marta Serafini - Corriere della sera



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