BATTISTI, FLICK: QUANDO LA POLITICA DIVENTA PRESENZIALISMO
di Roberto Pacilio
Intervista al professore Giovanni Maria Flick sul caso Battisti e sulla polemica apparsa in questi giorni sulla stampa in merito alla presenza di due Ministri a Ciampino per accogliere il ricercato.
In questi giorni molte persone hanno alzato la voce sulla partecipazione di due Ministri all’aeroporto di Ciampino per l’arrivo del ricercato Battisti. Come spiega la loro presenza?
Un rappresentante del Governo non deve e non può attendere e accogliere l’arrivo di un ergastolano, di un ricercato. Mi auguro che i Ministri volessero dare un altro significato alla loro presenza, ma il risultato mi lascia estremamente perplesso anche se hanno voluto mostrare l’impegno dello Stato per la cattura dei latitanti e la certezza della condanna e l’esecuzione della pena.
L’attenzione è stata focalizzata da tutti su di una sorta di accoglienza e di passerella. In passato il caso di un Ministro della Giustizia che stava andando a Ciampino a ricevere una detenuta venne bloccato, a quanto ricordo, dall’allora Presidente del Consiglio. Mi auguro che la presenza dei Ministri sia andata al di là delle loro intenzioni; certamente è andata al di là dei loro compiti istituzionali specifici.
Cosa pensa delle esternazioni dei politici sul caso Battisti?
Il Ministro degli Interni si è lasciato andare anche ad una serie di affermazioni che mi hanno lasciato ulteriormente perplesso: "la persona dovrà marcire in galera, dovrà morire in galera...". Tutti hanno diritto ad una dignità anche coloro che devono scontare l’ergastolo e anche se essi sono in precedenza venuti meno alla loro dignità.
Quanto accaduto ieri a Ciampino è propaganda politica?
Le intenzioni con cui è stata motivata la loro presenza a Ciampino ha dato l’impressione fra l’altro di una ricerca di un equilibrio: il Ministro della Giustizia per il Movimento Cinque Stelle e il Ministro dell’Interno per la Lega, quasi a suddividere fra di loro equamente la pubblicità dell’episodio. Sarebbe stato meglio evitarlo. Chi viene in Italia per scontare una pena deve andare direttamente in carcere senza essere costretto a passerelle televisive durante i telegiornali; fermo restando il grande valore di questa cattura troppo ritardata sarebbe stato meglio che i Ministri l’avessero attesa e commentata istituzionalmente e sobriamente seduti alle loro scrivanie.
Dualismo politico per caso Battisti (Salvini-Bonafede) e dualismo politico per caso migranti Sea Watch (Salvini-Toninelli)?
Ho già risposto, resta comunque il fatto che mi sembra vi sia una forma di protagonismo eccessivo da parte del Ministro dell’Interno. Spesso e volentieri parla per una posizione personale e non del Governo. Le frasi che spesso utilizza sono: "io farò questo, io ho fatto quest’altro...". Anche il presentarsi con la divisa della Polizia – per dirla eufemisticamente - è un fatto assai inconsueto.
Una politica del presenzialismo?
Non c’è dubbio. Da altra parte nella società e nella politica dei tweet, dei post e delle slide il presenzialismo finisce per occupare uno spazio eccessivo: sia a discapito dei contenuti; sia consentendo la personalizzazione eccessiva della figura istituzionale di chi deve rappresentare il Paese tutto. Il Ministro è di tutti non di una parte politica; e se mangia nutella mi sembra siano affari suoi che non è di buon gusto vadano in televisione.
Che voto darebbe alla politica italiana?
La politica italiana in questo momento è afflitta da una profonda crisi non solo di carattere economico, ma anche di carattere istituzionale. Ci sono elementi certamente positivi, come la denuncia di situazioni precedenti di mal costume, altri, invece, lasciano estremamente perplessi come le soluzioni proposte per catturare l’opinione pubblica più che per costruire un progetto serio per il futuro.
Ad esempio, non mi piace e mi sembra contraria allo spirito oltre che alla lettera della Costituzione una politica che rifiuta l’accoglienza e che è sempre più ostile nei confronti dei “diversi”, in contrasto con il principio fondamentale di pari dignità sociale per tutti. Una politica intollerante rischia di generare o aumentare violenza e odio. Basti pensare ai cori razzisti negli stadi e alla violenza nei confronti degli immigrati. Ad esempio, sono estremamente perplesso, al di la dei contenuti specifici, su di un provvedimento di legge in cui immigrazione e sicurezza sono state già nel titolo messe insieme così da indurre a pensare che il migrante è per definizione un soggetto pericoloso.
Roberto Pacilio
Redazione online
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