Ambiente: Bendetto XVI, frate sole e l’energia rinnovabile
L'ecologia spiegata attraverso le parole del Cantino delle Creature
di Antonio Tarallo
“Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione”.
Francesco pone il suo sguardo su “tucte le creature” di Dio. Dice “tucte”, nessuno escluso. Ha ben in mente, dunque, la molteplicità, la complessità che il mondo animale ci presenta. E, in fondo, potremmo dire, pone l’attenzione su quello che potrebbe definirsi, in maniera “ante litteram”, l’equilibrio della “biodiversità”. Questo è il nome specifico, coniato nell’Oggi, dallo scienziato, dall’ecologista. Quella “differenziazione biologica tra gli individui di una stessa specie, in relazione alle condizioni ambientali”, che – da diversi decenni – incomincia a essere in pericolo, in un mondo sempre meno “verde”. Il Poverello di Assisi conosce la preziosità della varietà delle “creature” che Dio Creatore stesso, ha creato, e conosce bene quanto sia importante la bellezza della diversità fra loro. Infatti, sarà più avanti, che passerà in rassegna, nello specifico, i vari elementi del Creato (nubi, vento, acqua, luna).
E, infine, fra tutti questi elementi “naturali”, impossibile poi non volgere lo sguardo a chi è stato dato in dono tutto questo, per poterlo preservare e curare: cioè, l’Uomo. Non può però passare, certo, inosservato che, in questo citato passaggio poetico della preghiera all’ “Altissimo onnipotente bon Signore”, vengano annoverate – fin da subito – proprio quelle “tucte”. San Francesco, è poeta, è pittore, e – perché no? – possiamo dire anche, in una certa misura, “scienziato, biologo”. Uno studioso, certamente del Mondo, e di tutto ciò che esso contiene. Lo fa perché conosce che chi ha creato tutto questo “variopinto testo, quadro” è il “bon Signore”, che è soprattutto – appunto – Bontà. E, vinto da tale bellezza, la contempla. E, come per i poeti, i pittori, gli scienziati, ogni sfumatura, ogni elemento, è importante
Così lo è per lui, nella vastità della varietà di ogni creatura. E sopra queste, sopra le colline umbre chissà quante volte mirate, ecco sorgere, “lo frate sole”, importantissimo per ogni forma di vita sulla Terra. E’ lui a divenire metafora dell’Artefice che lo ha creato: come Dio, “bellu e radiante cum grande splendore”, riesce a illuminare, portare luce. E dove c’è luce, c’è vita.
Ad approfondire, in maniera assai accorata, il tema dell’ecologia, vi è Benedetto XVI. Il pontefice tedesco, attraverso diversi documenti, ha voluto, più volte, far sentire la sua voce in merito alla problematica che il nostro Tempo ci sta presentando, già da diversi decenni. Da teologo, ci offre vari spunti di riflessione, sul rapporto – appunto – Creatore-Creature-Creato.
“Avvertendo la comune responsabilità per il creato, la Chiesa non solo è impegnata a promuovere la difesa della terra, dell’acqua e dell’aria, donate dal Creatore a tutti, ma soprattutto si adopera per proteggere l’uomo contro la distruzione di sé stesso. Infatti, “quando l’«ecologia umana» è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio” (ibid.). Non è forse vero che l’uso sconsiderato della creazione inizia laddove Dio è emarginato o addirittura se ne nega l’esistenza?”
Così si esprimeva durante l’udienza generale di mercoledì 26 agosto 2009. E, per parlare, dell’importanza che l’Uomo ricopre nel rispetto, nella tutela, e nella conservazione del “dono”, si rifarà alla Genesi, nel suo messaggio per la celebrazione della XLIII giornata mondiale della pace, del primo gennaio 2010:
“Il Libro della Genesi, nelle sue pagine iniziali, ci riporta al progetto sapiente del cosmo, frutto del pensiero di Dio, al cui vertice si collocano l’uomo e la donna, creati ad immagine e somiglianza del Creatore per «riempire la terra» e «dominarla» come «amministratori» di Dio stesso. L’armonia tra il Creatore, l’umanità e il creato, che la Sacra Scrittura descrive, è stata infranta dal peccato di Adamo ed Eva, dell’uomo e della donna, che hanno bramato occupare il posto di Dio, rifiutando di riconoscersi come sue creature. La conseguenza è che si è distorto anche il compito di «dominare» la terra, di «coltivarla e custodirla» e tra loro e il resto della creazione è nato un conflitto. L’essere umano si è lasciato dominare dall’egoismo, perdendo il senso del mandato di Dio, e nella relazione con il creato si è comportato come sfruttatore, volendo esercitare su di esso un dominio assoluto. Ma il vero significato del comando iniziale di Dio, ben evidenziato nel Libro della Genesi, non consisteva in un semplice conferimento di autorità, bensì piuttosto in una chiamata alla responsabilità”.
“Rifiutando di riconoscersi come sue creature”, Benedetto XVI, riesce a condensare, in questa frase, il vero problema di fondo che il Mondo, riguardo all’ecologia, e quindi al rispetto della Natura, sta vivendo, e che deve – sicuramente – affrontare, per poter continuare a vivere.
Bisogna focalizzare l’attenzione su un particolare problema, ormai. Stiamo parlando della cosiddetta “questione energetica” che attualmente è al vaglio di ecologisti e studiosi, scienziati, impegnati a poter porre giuste soluzioni al problema. Proprio per poter fronteggiare il surriscaldamento del globo terrestre, per poter “entrare” in un nuovo concetto di “energia” – visto che questa, comunque, è indispensabile per diverse attività non solo industriali – sta prendendo sempre più piede la possibilità di potenziare l’“energia solare”. Lo “frate sole”, possibile rimedio per le preoccupanti condizioni climatiche per il futuro del nostro pianeta? Un importante “spartiacque” è possibile trovarlo nell’Accordo di Parigi, del dicembre 2015, denominato da molti “Cop 21”: l’organo della “Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici”,la “United Nations framework convention on climate change”.
Il tema di fondo è stato l’inquinamento, ma soprattutto il surriscaldamento della terra, dovuto alle enormi quantità di gas, di combustione di petrolio, e altre materie, per poter comunque non cessare attività industriali, che ormai sono entrate a far parte del nostro semplice quotidiano. Le prime promesse degli Stati hanno incoraggiato un cammino verso nuovi orizzonti, e speriamo che possano aggiungersi altri passi, sempre più concreti. Sempre più spediti. L’Unione europea, ad esempio, ha promesso di voler ridurre la CO2 del 40%, entro il 2030 rispetto ai livelli registrati nel 1990.
L’amministrazione globale, di voler ridurre tra il 26 e il 28% la CO2 entro il 2025, e il Giappone di ridurre le emissioni del 26% entro il 2030. Purtroppo, bisogna anche dire che l’accordo dei 195 paesi facenti parti di tale organizzazione, non comprende veri e propri obiettivi specifici legati alle energie rinnovabili. Queste, a detta di molti ecologisti, potrebbe essere un punto chiave per la riduzione del CO2, e di altri prodotti fortemente inquinanti. La parola “energia” è presente solo tre volte nelle 32 pagine del documento di Parigi, e – in nessuna occasione – la parola è stata messa in relazione a specifici obiettivi o a specifici target per l’uso di energia. Alden Meyer, esponente di spicco della “Union of concerned scientists” ha avuto modo di dichiarare, a riguardo: “I paesi hanno evitato di inserire un linguaggio specifico sull’energia, all’interno del testo definitivo. Ma non c’è modo di raggiungere i 2 gradi o la maggior parte degli altri obiettivi senza un evidente aumento dell’uso delle energie rinnovabili”.
L’energia solare, è vero, è un “obiettivo” che stiamo seguendo solo negli ultimi anni, per cercare di trovare un modo migliore per far fronte all’approvvigionamento energetico mondiale, senza danneggiare l’ambiente. E’, dunque, fondamentale, entrare nell’ottica di una energia che si possa ottenere dal sole, convertibile in quella elettrica o termica, per il riscaldamento o il raffreddamento degli ambienti. Fonte rinnovabile, ampiamente disponibile, e pulita.
Antonio Tarallo
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