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Dove sta andando l’Italia? Gli ultimi dati Istat ci offrono un quadro sconcertante

di Antonio Tarallo
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Dove sta andando il nostro Paese? Qual è la situazione sociale dell’Italia? A queste domande stanno rispondendo gli ultimi dati Istat che in questi giorni stanno evidenziando una situazione assai complicata, complessa ma soprattutto preoccupante. Cerchiamo di vedere, allora, quali sono i questi dati, i numeri dell’ultimo rapporto Istat.

Povertà assoluta

Oltre 1,8 milioni (1 milione 822 mila per la precisione, contro 1 milione e 778 mila del 2017), le famiglie in condizioni di povertà assoluta, con un’incidenza pari al 7,0%, per un numero complessivo di 5 milioni di individui (8,4% del totale). Le famiglie in condizioni di povertà relativa sono invece poco più di 3 milioni (11,8%), quasi 9 milioni di persone (15% del totale). La povertà assoluta è concentrata soprattutto al Sud, dove il 9,6% delle famiglie si trova in condizioni di povertà assoluta, contro il 6,1% del Nord Ovest, il 5,3% del Nord Est e del Centro ed il 10,8% delle Isole.

Meno nascite

La popolazione residente in Italia è in calo dal 2015. Al 1 gennaio 2019 si stima che la popolazione ammonti a 60,4 milioni, oltre 400 mila residenti in meno rispetto al 1° gennaio 2015 (-6,6 per mille). Secondo i dati provvisori relativi al 2018, sono stati iscritti in anagrafe per nascita oltre 439 mila bambini, quasi 140 mila in meno rispetto al 2008, mentre i cancellati per decesso sono poco più di 633 mila, circa 50 mila in più.

Anche il contributo dei cittadini stranieri alla natalità della popolazione residente si va lentamente riducendo. Dal 2012 al 2017 diminuiscono, infatti, anche i nati con almeno un genitore straniero (oltre 8 mila in meno) che scendono sotto i 100 mila (il 21,7% del totale). La popolazione straniera residente sta a sua volta invecchiando: considerando la popolazione femminile, la quota di 35-49enni sul totale delle cittadine straniere in età feconda passa dal 42,7% del 1° gennaio 2008 al 52,4% del 1° gennaio 2018.

Più giovani “dentro casa”

Altro dato, riguarda la natura sociale del nostro Paese, e in particolar modo i giovani. Al 1 gennaio 2018,   i giovani dai 20 ai 34 anni sono 9 milioni 630 mila, il 16% del totale della popolazione residente; rispetto a 10 anni prima sono diminuiti di oltre 1 milione 230 mila unità (erano il 19% della popolazione al 1 gennaio 2008). Più della metà (5,5 milioni), celibi e nubili, vive con almeno un genitore. Sono numeri che fanno riflettere su come sia difficile per un giovane trovare la propria strada, la propria vita, fuori dal nucleo familiare.

Le recenti previsioni Istat, tra l’altro, stimano, per il 2019, un ulteriore rallentamento della crescita, +0,3%.  E, la modesta espansione sarebbe supportata solo dalla domanda interna e, in particolare, dai consumi privati

Il rapporto, non c’è dubbio, evidenzia l’implosione diversi problemi che l’Italia da tempo sta cercando di affrontare. Il cammino non è facile, e – alla luce di questi numeri – si tinge di tinte fosche. Rimane alla politica, alla buona politica, dare risposte concrete a tale situazione. E forse, l’unica via d’uscita, potrebbe risiedere in una rivoluzione economica che metta al centro di tutto, l’Uomo. Certamente, in questa nuova ottica, sarà importante l’appuntamento che il pontefice ha dato – proprio ad Assisi – a migliaia di giovani imprenditori ed economisti nel marzo 2020.  L’obiettivo è quello di “promuovere insieme, attraverso un ‘patto’ comune, un processo di cambiamento globale che veda in comunione di intenti non solo quanti hanno il dono della fede, ma tutti gli uomini di buona volontà, al di là delle differenze di credo e di nazionalità, uniti da un ideale di fraternità attento soprattutto ai poveri e agli esclusi”.



Antonio Tarallo

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