Cucinelli: il lavoro e la dignità del lavoro. Metelli: abbiamo bisogno nuovo Umanesimo
Domenico Metelli: ruolo delle imprese va oltre l'economia
L’evidente mutazione della scena economica e sociale che ha caratterizzato gli ultimi decenni, non ha comportato solo una formidabile innovazione del processo produttivo ma ha investito in maniera radicale anche le relazioni sociali.
Questo nuovo contesto, nel quale si è assistito anche ad un passaggio da una visione lineare dello sviluppo economico ad un’altra in cui prevale la logica della discontinuità, ha portato molte aziende a rivedere le proprie strategie e programmi.
Se è vero che la generazione di ricchezza continua ad essere condizione necessaria per la sopravvivenza ed il successo di un’impresa, è pur vero che essa non è più sufficiente.
Il ruolo che ormai le imprese hanno nella società va ben oltre quello economico di produzione e sviluppo. E’ chiaro che ormai è superata la visione strettamente economica secondo cui per misurare la crescita economica si fa riferimento solo all’incremento del PIL.
Le aziende più innovative e di successo saranno quelle che sapranno trasformare la propria storia e le proprie peculiarità in valore e quindi in comunicazione verso il mondo esterno. Già 60 anni fa Adriano Olivetti sottolineò come le “aziende responsabili oggi saranno quelle che avranno successo domani” Siamo giunti ad un punto in cui lo sviluppo economico non può più prescindere dall’etica, due realtà che sembrano contraddirsi ma che al contrario si completano nel mondo economico del nostro tempo.
L’etica per le nuove imprese non è un lusso ma un’obiettiva necessità. Il tema della responsabilità sociale riguarda la presa di coscienza da parte di molte aziende su quelli che sono gli elementi determinanti del proprio sviluppo. Ma è questo un campo in cui oggigiorno bisogna stare molto attenti, bisogna fare attenzione a separare “il grano dal loglio”, la sostanza dai comunicati che promuovono l’immagine di un’azienda, perché la realtà del funzionamento concreto della produzione può rivelarsi nella pratica lontano dai principi espressi nei codici etici e nelle intenzioni.
Perché l’etica come diceva Aristotele è una scienza eminentemente pratica e in essa il sapere deve essere finalizzato all’agire. Quindi di quale etica realmente ha bisogno la nostra economia e la nostra società? E’ evidente che oggi non è più sufficiente la cosiddetta “Etica della legalita”. La complessità della nostra società caratterizzata da una elevatissima soggettività non permette nella maniera più assoluta l’identificazione tra etica e semplice osservazione delle leggi.
Non può essere neanche l’etica delle “ buone intenzioni “ perché il tempo ha dimostrato che diventerebbe semplice retorica. Quello di cui tutto il sistema economico e sociale necessita è un’etica della responsabilità, responsabilità non solo verso se stessi ma soprattutto verso gli altri.
Diceva Levinas: “il nostro rapporto con il mondo ,prima ancora di essere un rapporto con le cose, è un rapporto con l’altro”. Sempre più si parla di Responsabilità Sociale dell’Impresa ma ciò che è necessario comprendere è che essa non nasce né in sede di conferenze, né su documenti, codici o leggi. L’etica economica, la responsabilità sociale deve nascere in primo luogo nella coscienza degli uomini che operano nei sistemi economici.
E’ questo il primo obiettivo che si devono porre sia gli organi istituzionali che le imprese stesse. Ciò su cui devono realmente lavorare è l’uomo stesso, protagonista indiscusso di tutto il sistema economico e sociale perché solo così si può realmente garantire un concreto sviluppo economico.
Ma affinché la Responsabilità Sociale di cui tanto si parla deve essere completa e reale, cioè capace di coinvolgere le imprese nella loro complessa totalità per ottenere da loro azioni sempre e ovunque realmente e oggettivamente responsabili nei confronti non solo di tutte le parti interessate all’attività dell’impresa ma dell’intera società e soprattutto dell’individuo.
E’ necessario riportare l’attenzione sull’importanza della centralità dell’uomo e del nuovo umanesimo nell’attività economica. Da qui un sistema valoriale realmente valido che abbia un’etica fondata sulla responsabilità di ogni individuo verso l’altro e verso la società, ma anche sulla libertà, sulla verità, sulla solidarietà finalizzata al bene comune,
Brunello Cucinelli: il lavoro e la dignità del lavoro
Son convinto che sia ormai giunto un grande secolo d’oro. Il tempo evolve ogni minuto, ogni ora, ogni giorno, con i suoi cambiamenti. Voltaire diceva che se non sapremo adeguarci ai cambiamenti che ci piacciono un po’ meno perderemo il buono che c’è in tutti gli altri.
Internet è certamente un dono del creato, ma dobbiamo saperci avvantaggiare delle tecnologie più moderne utilizzandole con lo stesso garbo con cui gli artigiani di un tempo toccavano i loro strumenti. Il rispetto ci è maestro. Rispetto per noi stessi e per le persone, specialmente per quelle lontane: dobbiamo rispettare la loro cultura, le loro tradizioni, i loro valori. Questa è umanità.
Vengo da una famiglia di contadini, non avevamo né elettricità né macchine agricole. Nostri compagni più assidui erano gli animali che ci aiutavano a vivere in armonia con il creato. Eppure, ecco, a scuola venivamo umiliati dai cosiddetti “cittadini”.
Anche mio padre, un uomo coraggioso e forte, era umiliato sul luogo di lavoro: e proprio i suoi occhi lucidi hanno generato in me l’ispirazione certa della vita futura.
Mi piacevano i grandi uomini del passato, i pionieri dell’umanità! E mi piaceva pensare di essere un giorno anch’io un piccolo pioniere dell’animo umano. Così è nata l’impresa, su queste regole si è sviluppata floridamente, e quando decidemmo di quotarci in borsa molti non credevano che umanità fosse compatibile con un giusto profitto; non credevano nel capitalismo umanistico.
Lavorare in un luogo leggermente migliore, sollevare lo sguardo e innalzare la propria condizione umana, lavorare il giusto orario, essere connessi il giusto tempo, avere la giusta remunerazione, questo è il nostro capitalismo umanistico. Il Genio emerge solo se ci è riconosciuta ed è rispettata la nostra dignità umana, che va assecondata in piena serenità; assecondare l’umanità: è ciò che fece da imperatore Marco Aurelio nel governare il mondo.
Il lavoro è cura della mente, è cura dell’anima; per questo dobbiamo lavorare senza causare danni all’umanità, seguendo le leggi del creato del quale siamo custodi pro tempore. Un valore affascinante.
Dalla custodia nasce la speranza nel grande secolo d’oro che ci attende. Cerchiamo di lavorare per coloro che verranno dopo di noi. Abbiamo bisogno di ritrovarci insieme, abbiamo bisogno di certezza, di correttezza, di stima. La tecnologia non può cambiare il sentimento umano.
Mettere il cliente al centro di tutto è saggio, ma soprattutto è sacro mettere al centro la sua anima. Quando l’anima si ammala leggermente alziamo gli occhi al cielo, la gioia tornerà in noi, e rimarrà, se ci asterremo dal giudicare uomini e cose. Questo è il grande tema della vita.
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