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Global Terrorism Index 2019: cala il numero delle vittime, aumentano i Paesi colpiti

Per la prima volta dal 2003 l’Iraq non è la nazione con il dato più elevato di attacchi e vittime

Credit Foto - Asianews.it

Il numero delle vittime globali per terrorismo è calato del 15,2% nel 2018 rispetto all’anno precedente; ciononostante, il totale delle nazioni al mondo interessate dalla violenza estremista continua a crescere. È quanto emerge dal rapporto Global Terrorism Index 2019 (clicca qui per lo studio completo), elaborato dagli esperti dell’Institute for Economics & Peace (Iep) con base a Sydney, in Australia, e pubblicato in questi giorni.

Secondo lo studio, da un massimo di 33.555 morti per terrorismo registrato nel 2014 - quando lo Stato islamico (SI, ex Isis) era al massimo della potenza e attirava decine di migliaia di jihadisti in tutto il Medio oriente - il numero è più che dimezzato nel 2018, con 15,952 morti. I due Paesi che hanno fatto registrare il calo più significativo lo scorso anno sono Somalia e Iraq, con quest’ultimo che - per la prima volta dall’invasione statunitense del 2003 - non è più la nazione al mondo maggiormente colpita dal terrorismo.

I talebani in Afghanistan hanno superato l’Isis come gruppo più mortale al mondo: lo scorso anno hanno sferrato 1443 attacchi con 7379 morti. In Iraq si contano 1131 attacchi, che hanno provocato 1054 vittime. A seguire la Nigeria con 562 attacchi e 2040 morti. Al quarto posto la Siria con 131 episodi di violenze estremiste, nei quali hanno perso la vita 662 persone.

Lo studio definisce terrorismo “la minaccia o l’uso illegale della forza e della violenza da parte di un attore non statale, per conseguire vantaggi a livello politico, sociale, economico o religioso attraverso l’uso della forza, della coercizione o dell’intimidazione”.

In Europa nel 2018 non si sono avuti gravi episodi di terrorismo e il numero delle vittime è passato dalle oltre 200 del 2017 a 62.

Steve Killelea, presidente esecutivo di Iep, sottolinea che “il collasso dell’Isis in Siria e Iraq è uno dei fattori che hanno permesso all’Europa occidentale di registrare il numero più basso di incidenti dal 2012”. Nello scorso anno non risultano vittime “attribuibili al gruppo”. Tuttavia, aggiunge, “la situazione rimane estremamente volatile, con larga parte della Siria ancora contesa e molti piccoli gruppi vicini alle filosofie dell’Isis che risultano attivi”.

Ciò comporta, aggiunge, “che vi siano ulteriori attacchi di estremisti islamici” per il prossimo futuro nel continente. Infine, il rapporto mostra un “declino” nella “intensità degli attacchi terroristici”, ma il fenomeno “risulta tuttora diffuso e in crescita”. Nel 2018, infatti, 71 nazioni al mondo hanno registrato almeno una morte legata al terrorismo, il secondo maggior valore dall’inizio del secolo.

Asianews.it



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