Il Natale in Africa: ecco come si festeggia la Natività nel continente
Fra Tadeusz, missionario in Kenya, racconta tutte le sfumature della festività a sud del Mediterraneo
Pensando all’Africa spontaneamente pensiamo a culture e tradizioni diverse. Non possiamo però dimenticare che molto tempo fa in Africa sono arrivati, prima i colonizzatori con le loro tradizioni, come pure i missionari i quali oltre l’annuncio del Vangelo anche loro hanno portato propri bagagli culturali.
Il Natale è una di queste tradizioni, fortemente influenzata da altre culture. Inoltre bisogna ricordare che l’Africa è un continente immenso, con centinaia di diverse tribù, nazionalità e migliaia di lingue parlate – perciò anche il modo in cui queste festività vengono celebrate e vissute è diverso da paese a paese.
Il Natale è un bell'esempio di una festività sentita in quasi tutti i paesi del mondo, indipendentemente da cultura e religione. C’è da meravigliarsi, se si pensa che il Natale è una festa fortemente cristiana che presenta la nascita del Salvatore del mondo. Sarebbe improprio aspettarsi che il Natale venga celebrato in un unico modo in tutta Africa – siccome al nord da Sahara ci sono i territori a maggioranza musulmana e lì, il Natale è vissuto nel silenzio delle poche famiglie e parrocchie cristiane. Così anche al sud del Sahara il modo di vivere queste feste è molto diversificato: molto dipende dal clima e dalle condizioni naturali, dalla storia e dalla religiosità dei popoli e dalle lingue da loro parlate. Inoltre il modo di vivere il Natale è condizionato anche dai modelli portati qui da diversi paesi: Inghilterra, Francia, Portogallo, Germania, Polonia, etc. Proprio dal momento del loro arrivo l’Africa ha iniziato ad adottare i diversi modi di celebrare il Natale; queste influenze sono fortemente vissute. Certamente quando parliamo della liturgia del Natale, il calendario è uguale per tutta la Chiesa, quindi sia Avvento che il Natale hanno il carattere simile ad altre parti del mondo.
All’esterno però tutto appare abbastanza diverso. Quando in Europa la temperatura scende sotto zero e i fiocchi di neve coprono la terra, l’Africa si trova nel pieno dell’estate tropicale avvolta da una lussureggiante vegetazione, spesso accompagnata dalle stagioni di abbondanti piogge. Il Natale in Africa è quindi associato alle alte temperature, alla pioggia e grande varietà di sboccianti fiori. Il Natale vissuto dagli africani è caratterizzato quasi ovunque dal ricongiungimento di famigliari che normalmente, per la ragione di lavoro, vivono distanti. Le case/capanne sono spesso decorate dai gioiosi fronzoli che esprimono lo spirito di festa. Il Natale è considerato principalmente come una festa per bambini. Ogni bambino in Africa sorride per il solo pensiero che il Natale si avvicina – lo chiamano in swahili sherehe mkubwa: la festa grande. In questo periodo le scuole sono chiuse per 2 mesi e i bambini sono in vacanza – non solo per la ragione del Natale ma principalmente per poter aiutare i loro genitori nelle raccolte del caffè, cacao, arachidi, ed altro a seconda della zona.
Per andare in chiesa tutti indossano i vestiti più belli che possiedono, e i bambini in modo particolare. Essi si vestono dei vestiti donati a loro proprio per l’occasione di Natale. Siccome i bambini in Africa raramente ricevono i regali dai loro poveri genitori, il Natale è per loro una doppia gioia: per la stessa festa dell’arrivo di Gesù come pure per i regali desiderati con nostalgia. Questa sarà una gioia che si estenderà per molti mesi.
Il Natale è per molti la festa più importante. Questo è vero non soltanto per i Cattolici – anche membri di altre religioni (protestanti, animisti, induisti e musulmani) essendo vicini ai Cattolici, spesso partecipano alle celebrazioni insieme a loro. Tutt’attorno si crea un’atmosfera di festa. I missionari nel periodo natalizio hanno l’abitudine di visitare i loro parrocchiani nelle loro capanne. Particolarmente felici di quelle visite sono i malati e gli anziani che non possono venire in chiesa spesso a causa delle strade distrutte da pioggia,abbondante in questo periodo. La gente è molto grata per queste visite e non permette che il missionario ritorni a casa propria con le mani vuote: donano quello che possono – patate, uova, galline come pure una capra. Maggior parte dei cristiani in Africa non associa Natale con il profumo di albero di Natale – poiché l’albero di abete oppure pino normalmente non cresce in quelle zone. Chi si può permettere acquista l’albero in plastica e gli altri decorano le loro capanne con i freschi rami di alberi che crescono attorno.
In Ghana non c’è Natale senza Harmattan – un potente vento soffia in questo periodo portando sabbia dal deserto. Il profumo di Natale in quel paese non si associa all’abete ma al cacao – proprio in questo periodo infatti questi frutti vengono raccolti. In parecchie zone del paese il Natale è anche la festa delle ostetriche.
In Uganda, nell’Africa orientale, i tamburi di parecchi villaggi annunciano la festa per l’intera settimana. Gioiosi bambini e giovani girano di capanna in capanna invitando la gente al canto, alla danza e alla gioia del Natale. I bambini sono particolarmente felici non solo perché sono in vacanza ma anche perché per l’occasione di Natale potranno mangiare un cibo tipico chiamato matoke (le banane verdi brasate con carne di pollo e tutto avvolto nelle foglie di banana).
Anche a Kibera, l’area delle baraccopoli di Nairobi (è una delle più grandi baraccopoli dell’Africa - circa 1 milione di persone) si sente l’atmosfera di festa. Sulle roventi griglie le donne arrostiscono tradizionalmente carne di manzo e pollo. Nonostante le difficili condizioni, il Natale vogliono celebrarlo alla grande. Per questa occasione si preparano per mesi – risparmiando dalle loro misere paghe provenienti da lavoretti che devono cercare ogni giorno.
Nel Sudan del Sud, gli abitanti di Juba decorano invece gli alberi di mango, i cui frutti maturano proprio nel periodo di Natale. Nella Repubblica Democratica del Congo, alla Vigilia di Natale le chiese si riempiono di fedeli pieni di gioia. Poiché questo paese è la culla della rumba: danza popolare, che caratterizza le celebrazioni insieme ai canti. Si fa festa fino a notte inoltrata, per poi riposarsi il giorno seguente. Seguendo la memoria delle mie esperienze personali del Natale in Kenya, devo affermare che questa festa ha principalmente un carattere religioso. Per tutto l’Avvento i giovani preparano la messa in scena della Natività che poi verrà presentata durante le ore serali prima della Messa di Vigilia, a mezzanotte. Questo ha luogo fino al suono delle campane annuncianti l’inizio della Messa, quale momento della nascita di Gesù (per una campana serve il cerchione delle ruote di macchina appeso all’albero). La recita dei giovani introduce i fedeli nello spirito di Natività di Gesù. Bisogna anche ricordare che al contrario delle tradizioni in Europa dove si preferisce di celebrare il Natale nell’intimo incontro con la divinità del Salvatore, gli Africani non riescono ad immaginare la celebrazione senza il canto e la danza e le grida di gioia. Tutto ciò poiché la vita è un movimento ritmico. La danza esprime entusiasticamente i movimenti del corpo – come dice l’Evangelista, “il Bambino si è mosso nel grembo di Elisabetta”. Gli Angeli hanno cantato e danzato e la Madonna si muoveva ritmicamente ondeggiando perché il bambino si addormentasse.
La Messa di mezzanotte occupa il punto centrale dei festeggiamenti di Natale.
In questa occasione le chiese in tutto il paese sono riempite alle loro capacità con i bambini, gioventù e adulti. I membri di ogni “comunità di base” (che sono spesso più di venti) camminano tutti insieme per lunghi chilometri (spesso più di dieci) per le insabbiate e pietrose strade per diverse ore, allo scopo di arrivare alla missione prima delle otto di sera. Presso la chiesa rimarranno festeggiando fino al mattino.
La Messa di mezzanotte – così nei villaggi come pure nelle città – inizia con una processione a capo di cui cammina il sacerdote seguito dai ministranti e danzanti bambini e giovani. Il sacerdote porta la statua di Gesù Bambino. Quando la deposita sull’altare tutti per un attimo rimangono in silenzio per l’adorazione, dopo di che si intona un solenne Gloria (in swahili: Utukufu kwa Mungu juu …/ oppure in altre lingue locali).
Durante la Messa i canti vengono guidati dai cori di varie comunità – tutti desiderano esprimere la loro piena gioia adorando con le loro forze il Salvatore che è nato per noi.
Un esempio di celebrazione: durante una di queste celebrazione presieduta dal vescovo i bambini danzando portavano all’altare la Bibbia, prima della lettura del Vangelo. Erano così presi dallo spirito di festa che cantando e danzando si muovevano molto lentamente. Ad un certo punto il vescovo impaziente ha preso il microfono e ha detto ai bambini: “più veloce, più veloce per favore … poiché voi fate un passo in avanti e due indietro… così non ci arrivate mai”. Tutti hanno riso, compreso il vescovo.
Una volta che la liturgia è terminata … tutti si scambiano gli Auguri natalizi, spesso con le parole: “Yesu amezaliwa Alleluya: Gesù è nato, Alleluja”. E poi è il momento dei canti di Natale, fino all’Epifania. Parecchi di questi canti sono tradotti da altre lingue (italiano, inglese, etc), però al momento un gran numero viene composto da artisti locali.
Tra le tradizioni il presepe ha un posto privilegiato, preparato sia nelle chiese che nelle scuole. Spesso è molto semplice: una capanna aperta con dentro le statuine di argilla, i più facoltosi comprano quelle importate oppure quelle fatte in heban, un legno nero o bianco molto pregiato dell’Africa orientale. Il presepe nelle chiese è situato sotto l’altare con accanto dei rami di banane, imitando le palme (per far ricordare che Gesù eucaristico è quello nato a Betlemme).
Il Natale è in primo luogo una festa di famiglia. Anche se non esiste la tradizione di una cena di Vigilia, il grande pranzone della domenica si consuma insieme con tutta la famiglia dopo aver partecipato alla Messa della mattina. In molte parrocchie tale pranzo viene organizzato nell’aula parrocchiale per tutti coloro che hanno partecipato alla Messa. Ognuno porta un piatto preparato prima nella propria casa e le donne mettono tutto su una tavola. Le pietanze tipiche per quel giorno sono: il ciapati (un tipo di tortilia un tempo mangiato solo per il Natale) con il sugo di pollo oppure manzo, poi l’ughali (assomiglia alla polenta), riso, patate dolci ed ovviamente il pombe, una birra locale tratta dalle banane. Nella tradizione africana una vera gioia non può essere nascosta, ma è vissuta sempre in comunione – in particolare nell’occasione delle feste. Per la gente che durante l’intero anno deve lavorare per ricevere pochi soldini (quando è così fortunata da avere un lavoro) e perciò durante tutto l’anno si accontenta del minimo,aspettando con ansia il Natale: per poter gioire con musica e danze e avere del cibo migliore. In quelle occasioni sono comuni le famose grigliate di capra, nyama choma ya mbuzi oppure kuku con il pombe (birra). Non si può non parlare anche di un dolce, il mandazi: frittelle, mangiate con thè e latte all'inglese.
Questa gioia è sigillata con l’augurio di “Krismasi njema”: Buon Natale.
Durante il Natale i missionari cercano di raggiungere tutte le cappelle per poter arrivare a tutti con il servizio dei sacramenti. E’ importante sapere che in quel periodo c’è la stagione delle piogge, perciò succede che dopo la Messa di mezzanotte il missionario non sia più capace di ritornare a casa poiché le strade sabbiose diventano un mucchio di fango oppure si trasformano in torrenti. Ci è successo non solo una volta di dormire tutta la notte dentro alla macchina (chiusi anche per paura dell’attacco di qualche animale) per aspettare la mattina quando i passanti ci aiutavano a spingere la macchina fuori dal fango.
L’Africa è multiculturale non solo come continente ma è tale anche all’interno di una singola nazione. Perciò anche le celebrazioni del Natale sono spesso molto diversificate. Sempre però il Natale è una festa di famiglia e perciò si sta e si celebra insieme, condividendo la gioia anche con i vicini, che forse non hanno avuto tanta fortuna nella vita. In questo modo l’atmosfera è sempre piena di calore, gioia e condivisione.
fr. Tadeusz Świątkowski
Missionario francescano in Kenya
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