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Ilva, monsignor Santoro: 'Un disastro sociale se ArcelorMittal lascia'

La multinazionale ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità delle attività

Credit Foto - Ansa

“Un disastro sociale”. Così l’arcivescovo di Taranto, monsignor Filippo Santoro, definisce la volontà di ArcelorMittal InvestCo Italy di rescindere dall'accordo per l'affitto con acquisizione delle attività di Ilva Spa nella città pugliese e di alcune controllate acquisite secondo l'accordo chiuso il 31 ottobre.

ArcelorMittal rinvia ai commissari
"Secondo i contenuti dell'accordo, ArcelorMittal – dice un comunicato dell’azienda - ha chiesto ai Commissari straordinari di assumersi la responsabilità delle attività di Ilva e dei dipendenti entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione" della volontà della multinazionale anglo-indiana di lasciare l'Ilva. L'eliminazione della "protezione legale" dal 3 novembre e alcune decisioni del Tribunale di Taranto sono alla base della decisione.

A rischio migliaia di posti di lavoro
Pesanti potrebbero essere le ripercussioni sull’occupazione. L’ amministratore delegato e presidente di A.Mittal Italia Lucia Morselli, ha scritto ai dipendenti che "sarà necessario attuare un piano di ordinata sospensione di tutte le attività produttive a cominciare dall'area a caldo dello stabilimento di Taranto, che è la più esposta ai rischi derivanti dall'assenza di protezioni legali".

Il governo: non permetteremo la chiusura
"Il governo non consentirà la chiusura dell'Ilva", dicono fonti del Ministro dello Sviluppo Economico presenti al vertice che oggi si è tenuto nella sede di via Veneto con i ministri Patuanelli, Provenzano, Speranza, Catalfo, Costa e rappresentati del Ministero dell'Economia. "Non esistono presupposti giuridici per il recesso del contratto. Convocheremo immediatamente Mittal" afferma la fonte vicina al ministro Patuanelli.

Per l'arcivescovo di Taranto serve un intervento dell'esecutivo

Monsignor Santoro chiede che “i commissari governativi intervengano affinché AlcelorMittal receda dalla volontà di abbandonare l’Ilva. E’ una calamità sociale che si prevede e che si aggiunge a quella ambientale. Si è stati inerti di fronte a questa possibilità, ognuno sosteneva un aspetto della questione. Ora ci vuole una concertazione a livello di governo centrale, perché finora si è stati ad attendere l’evolvere dei fatti senza intervenire. Le circostanze richiedono a tutti uno sforzo di rinnovata analisi e di creatività. Un’altra soluzione calamitosa sarebbe una cassa integrazione che duri 10-20 anni, ma questo sarebbe aggirare l’ostacolo mentre dobbiamo creare posti di lavoro”.
Qui l'audio dell'intervista a monsignor Santoro 

Alessandro Guarasci - Vatican News



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