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L’Obolo di San Pietro per sostenere la carità del Papa

di Eugenio Serra
Credit Foto - Vatican News

È un gesto antico, iniziato con la prima comunità degli apostoli, e che continua a ripetersi perché la carità è il distintivo dei discepoli di Gesù: «Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri» (Gv 13, 35)»

 

Una pratica antica

La pratica di sostenere materialmente le opere di carità è antichissima – si legge sul sito dell’Obolo – e ha origine con il cristianesimo stesso perché affonda le sue radici nel Vangelo. Alla fine del secolo VIII, gli anglosassoni, dopo la loro conversione, decisero di inviare ogni anno un contributo al Papa. Nacque così il “Denarius Sancti Petri” (Elemosina a San Pietro), che ben presto si diffuse nei Paesi europei. Dopo molte vicissitudini, fu Pio IX, con l’Enciclica "Saepe venerabilis" del 5 agosto 1871, a istituirla come pratica. In riferimento diretto all’Obolo, Papa Benedetto XVI ne ha sottolineato il particolare significato ecclesiale: “L’obolo di San Pietro è l’espressione più tipica della partecipazione di tutti i fedeli alle iniziative di bene del Vescovo di Roma nei confronti della Chiesa universale. È un gesto che ha valore non soltanto pratico, ma anche fortemente simbolico, come segno di comunione col Papa e di attenzione alle necessità dei fratelli.” (Discorso ai Soci del Circolo di San Pietro, 25 febbraio 2006). Il criterio generale che ispira questa pratica si richiama ancora alla Chiesa primitiva, sono le offerte date spontaneamente dai cattolici di tutto il mondo, ed anche da altre persone di buona volontà, come servizio per gli altri.

 

Le opere di solidarietà dell’Obolo di San Pietro

Le opere di carità del Papa arrivano a toccare ogni angolo del mondo. Soltanto nel 2019, grazie alle offerte, si sono potuti realizzare importanti interventi. Il contributo all’opera preziosa della Caritas Hellas, in Grecia, a favore di richiedenti asilo e rifugiati. L’inaugurazione a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, del nuovo ospedale pediatrico ristrutturato e ampliato per volontà di Papa Francesco, affidato poi nella progettazione all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il sostegno alle popolazioni del Nepal che ancora oggi soffrono le conseguenze dei devastanti terremoti. La donazione per assistere i migranti in Messico. Un aiuto per le regioni nord-orientali e meridionali dell’Iran, flagellate da violente piogge torrenziali che hanno causato la morte di oltre 80 persone e il ferimento di altre migliaia. Un contributo per soccorrere le popolazioni del Mozambico, Zimbabwe e Malawi colpite da fortissimi cicloni tropicali.

 

La carità per Papa Francesco

Il Santo Padre è tornato a più riprese sulla virtù della carità. Ha parlato di carità come “l’abbraccio di Dio ad ogni uomo, in particolare agli ultimi e ai sofferenti” chiedendo che essa sia sempre fatta nella gioia. E ha più volte ricordato che “il cristiano esiste per servire, non per essere servito”, che non bisogna stancarsi di essere misericordiosi. Ha invitato a vivere la carità in gesti concreti, “nelle piccole opere di misericordia” che ci fanno intravedere l’amore di Dio. Ma il Pontefice ha insistito sempre sul fatto che la carità materiale debba essere accompagnata dalla cura spirituale: chinarsi sul fratello povero e bisognoso, guardarlo negli occhi, toccare la sua carne ferita perché in essa c’è la carne di Cristo.

 

L’economia del Vangelo

L’invito in questa giornata, in cui in tutte le diocesi del mondo si organizzano le raccolte di fondi e offerte da inviare poi a Papa Francesco, è quello di partecipare numerosi, mettendo da parte egoismo e indifferenza che nutrono la cultura dello scarto, consapevoli che “ciò che abbiamo porta frutto se lo diamo e non importa che sia poco o tanto. Il Signore fa grandi cose con la nostra pochezza” come fece con i cinque pani e i due pesci moltiplicati per sfamare la folla intera. “L’economia del Vangelo – ha ricordato ancora il Santo Padre durante la celebrazione del Corpus Domini della scorsa domenica - moltiplica condividendo, nutre distribuendo, non soddisfa la voracità di pochi, ma dà vita al mondo. Non avere, ma dare è il verbo di Gesù”. VATICAN INSIDER



Eugenio Serra

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