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L'allarme della Nasa: il mondo brucia

di Gianluigi Basilietti
Credit Foto - Nasa

Il mondo brucia. Dall'Amazzonia all'Africa, dall'Artico all'Indonesia, fino ad arrivare all'Australia, dove in questi giorni sono divampati incendi boschivi catastrofici.

Ma il Pianeta va a fuoco ad ogni latitudine, come i satelliti della Nasa registrano costantemente: dati che vengono elaborati dal Global Forest Watch Fires che dall'inizio del 2019 ha evidenziato oltre 3 milioni di allerte incendio in tutto il globo. Roba da rabbrividire e a fotografare il disastro che è in atto ci pensa il report “Un 2019 di fuoco”, redatto in questo fine anno dal Wwf in occasione della “Giornata mondiale del suolo”.

I dati lasciano poco spazio all'immaginazione e sono impietosi: sono bruciati circa 12 milioni di ettari di foreste in Amazzonia, 27 mila ettari nel Bacino del Congo, oltre 8 milioni nell'Artico, 328mila ettari tra foreste e altri habitat in Indonesia. Per un totale di oltre 20 milioni di ettari, pari pressappoco all'intera superficie della Gran Bretagna. A supporto di questi dati spaventosi vi mostriamo la fotografia scattata dalla Nasa nella settimana che è andata dal 19 al 26 dicembre scorsi: i puntini rossi sono tutti i focolai registrati nel mondo dallo spazio. E per avere un'idea ancora più compiuta di quello che è accaduto nel Pianeta negli ultimi 20 anni vi mostriamo il video, fornito sempre dalla Nasa, in cui mese per mese e anno per anno, si evidenziano i fuochi attivi che hanno bruciato il mondo.

Il 2019 che si sta per chiudere, sul fronte ambientale e climatico, sarà ricordato a lungo sicuramente per l'attivismo della ragazzina svedese Greta Thunberg, capace di scuotere anche le coscienze dei potenti, oltre che di milioni di giovani e adulti. Ma sarà ricordato anche per il grido di dolore che in estate si era sollevato dall'Amazzonia, il polmone del mondo divorato dalle fiamme. Due notizie, Greta e l'Amazzonia, che hanno però offuscato, almeno a livello mediatico, ciò che stava accadendo in Africa. Ma che non è passato inosservato agli occhi elettronici della Nasa e nemmeno a chi ha redatto il report del Wwf: ad agosto mentre il mondo era concentrato tutto sui fuochi che bruciavano nella foresta pluviale amazzonica del Brasile, le immagini satellitari mostravano un numero molto maggiore di incendi nel continente africano.

La Nasa definì in quei giorni l'Africa il “continente del fuoco”, dove si registrava il 70% dei 10.000 incendi che colpivano tutto il mondo in un giorno medio di agosto. L'Angola – ricorda il documento licenziato dall'associazione del Panda - in certi momenti ha contato quasi il triplo degli incendi del Brasile: le immagini satellitari indicavano infatti circa 6.000 incendi in Angola, più di 3.000 in Congo e poco più di 2.000 nel Paese sudamericano. Restando sull'Amazzonia, secondo il portale Conservation International, dal primo gennaio 2019 al 15 novembre scorso sono stati ben 233.473 gli incendi registrati, a luglio si era raggiunto un livello record di deforestazione pari a 2.250 chilometri quadrati e agosto è stato classificato come uno dei mesi peggiori degli ultimi 5 anni per il numero di incendi con ben 75.356 focolai. Ad oggi si è perso più del 17% della superficie forestale amazzonica e la percentuale sta velocemente raggiungendo il traguardo del 20%.

"Il sistema Terra, nella sua interezza, funziona attraverso alcuni grandi sistemi ecologici fondamentali per la vita sul pianeta e l'Amazzonia – sottolinea ancora il Wwf - è una di queste: genera piogge, raffredda la Terra, assorbe gas serra, immagazzina carbonio, custodisce il 10% della biodiversità, contrasta la desertificazione, produce acqua, cibo e medicine, per tutto il pianeta. Chi studia l'Amazzonia – si legge ancora nel report - sa che stiamo drammaticamente raggiungendo un punto di non ritorno, che diversi autorevoli scienziati indicano intorno al 25% del complessivo ecosistema amazzonico distrutto, oltre il quale le foreste, non più in grado di svolgere le loro funzioni ecologiche, collasserebbero lasciando dietro di sé erosione, siccità e aride savane.

La scomparsa dell'Amazzonia, in una sorta di effetto domino, condizionerebbe il futuro di tutto il pianeta”. Sul fronte delle trasformazioni provocate dall'uomo nella biosfera nel corso dei decenni – ha ricordato ancora il Wwf - il mondo degli alberi è quello che ha subito il peggior impatto: è stato perso più del “50% del mantello verde che abbraccia la Terra”. Un tempo – si scrive ancora - sulla superficie del Pianeta c'erano 6 mila miliardi di alberi e oggi ne rimangono meno di 3 mila miliardi. “Ogni anno ne perdiamo 15 miliardi, aumentando in questo modo l'effetto dei cambiamenti climatici, rendendo più difficile la vita di migliaia di persone”, scrive l'associazione.

In tutto questo in Italia si sono registrati da inizio anno quasi 300 roghi, stando a quanto certificato dal sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (Effis) e gli ettari andati in fiamme sono stati 20.395.



Gianluigi Basilietti

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