La proposta. Giovani e famiglie, comprate responsabile. Al via i "Saturdays for future"
Sta prendendo forma una nuova iniziativa per accelerare la transizione verso la sostenibilità
L’idea è organizzare i "Saturdays For Future" a settembre (il 21 o il 28, a seconda della data prescelta per il prossimo sciopero globale degli studenti per il clima): una giornata dedicata «al consumo e alla produzione responsabile» di cui parla l’Obiettivo 12 dell’Agenda 2030, il quale precede l’Obiettivo 13 dedicato alla lotta al cambiamento climatico. I "Saturdays for Future" potrebbero aiutare i mercati e le imprese ad accelerare la transizione verso la sostenibilità.
È un cambiamento possibile quello che Leonardo Becchetti (economista, cofondatore della Scuola di Economia civile) ed Enrico Giovannini (economista, statistico, già ministro del Lavoro e attuale portavoce dell’ASviS), propongono ai giovani dalle pagine di Avvenire. Una rivoluzione che parte dal basso e costruisce una nuovo modello di economia, rispettosa dell’ambiente ma soprattutto dell’essere umano.
Perché l’economia non è un’entità astratta che aleggia sopra le nostre teste, ma è l’insieme delle azioni e delle scelte che ogni giorno compiono i cittadini-consumatori. Soprattutto i più giovani, chiamati ad un maggiore impegno per salvare il Pianeta. Non hanno esitato a scendere in piazza per manifestare, spronati dalla 16enne Greta Thunberg diventata in pochi mesi il simbolo della lotta al cambiamento climatico. Adesso devono allungare il passo: trasformare la sensibilizzazione in azioni concrete. Scegliendo il consumo responsabile: vale a dire consumando meno in termini di energia e materiali, riciclando di più, non solo per quando riguarda i rifiuti ma anche abiti e oggetti, e informandosi prima di fare un acquisto per premiare le aziende sostenibili. In pratica, 'votando con il portafoglio'.
L’obiettivo 12 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite traccia proprio i confini di una nuova etica che si occupi di «Garantire modelli sostenibili di produzione e consumo». Tre i pilastri sui quali si deve fondare: oltre alla produzione e al consumo, che sono tra di loro speculari e interdipendenti, c’è la finanza che di fatto è sempre stata considerata antitetica alla sostenibilità perché «intesa come spinta al massimo profitto nel minore tempo possibile».
Ma partiamo dal consumo: quello responsabile prevede che accanto al prezzo e alla qualità del bene si valuti la sua qualità sociale. Cioé che non inquini l’ambiente o peggio sia legato allo sfruttamento del lavoro minorile, alla vendita di armi, a frodi finanziare o contraffazione dei marchi. Le nuove generazioni sono chiamate a scegliere in maniera critica, ma anche ad adottare stili di vita basati sulla sobrietà e sul riuso o sulla cosiddetta 'sharing economy' che prevede la condivisione di beni. Tra le richieste che l’ASviS fa alle istituzioni in questo ambito ci sono la legge nazionale sul commercio equo e solidale (un modello utilizzato in oltre 75 Paesi), la promozione di mercati rionali e gruppi di acquisto solidale e infine l’educazione ai consumi ad esempio attraverso l’applicazione di etichette intelligenti che diano maggiori informazioni sui prodotti. Iprincipi ispiratori della produzione responsabile di prodotti e servizi indicati dall'obiettivo 12 sono tre: «Modalità socialmente vantaggiose, economicamente sostenibili e ambientalmente compatibili durante tutto l’intero ciclo di vita».
Oltre all’impatto ambientale è di fondamentale importanza la correttezza sul fronte fiscale (in termini di evasione ed elusione delle tasse) e su quello del lavoro con la tutela dei dipendenti. In Italia passi in avanti sono stati fatti ad esempio con la Legge contro il caporalato, la riforma del Terzo settore che riconosce le organizzazioni non profit come produttori di valore aggiunto e lo stesso piano industria 4.0 che – sebbene non contenga riferimenti precisi alla sostenibilità – ha consentito a molte imprese di ridisegnare i propri modelli di business. Tra le proposte in questa direzione la promozione di modelli di economia circolare, il contrasto alle forme di sfruttamento, la creazione di un albo di imprese responsabili, l’introduzione della web tax per i colossi digitali.
Il terzo pilastro, si diceva, è quello della finanza, che deve produrre valore per chi investe e per la società. Gli investimenti sostenibili e responsabili (indicati con l’acronimo Sri) possono essere declinati secondo varie strategie: dalle esclusioni (tra i più utilizzati il carbone, le armi, l’azzardo) al global impact, vale a dire un indicatore misurabile (social housing, energie rinnovabili). In Europa solo quest’ultima categoria è pari a 98 miliardi di euro, di cui 3 in Italia.
Tra le riforme introdotte in questa direzione quella delle banche di credito cooperativo, il divieto alle istituzioni finanziarie di sostenere le aziende produttrici di mine anti-uomo e l’istituzione di un fondo di garanzia per la casa. Tra le proposte l’attivazione di un sistema di incentivi volto a premiare i risparmiatori responsabili, la tassazione sulle transazioni finanziarie, la canalizzazione verso le pmi dei piani individuali di risparmio (Pir) e la promozione dell’educazione finanziaria nelle scuole.
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