La sala del refettorio del convento di San Francesco a Ripa, ristrutturata dai ragazzi accolti dai frati romani
di Antonio Tarallo
Sarware ha da poco compiuto 28 anni. Duga ha 26 anni ed è originario del Mali, frequenta un corso di italiano e a settembre si iscriverà a scuola per conseguire il diploma di terza media. Loni, dall’Albania, da poco diplomato al liceo artistico, con massimo dei voti, ha presentato le sue nuove opere pittoriche in una mostra a Roma. Un astro nascente dell’arte contemporanea, non c’è che dire. Rabii ha 18 anni ed è originario della Tunisia, è arrivato in Italia a 16 anni ed ha vissuto per due anni in una casa famiglia per minori. Khaled, ha frequentato il corso di formazione professionale da bartender, e pochi giorni fa, ha finalmente conseguito il diploma. Somala ha 22 anni ed è originario del Mali. Ha conseguito il diploma di terza media e un attestato di operatore di panificio. A breve inizierà un tirocinio extracurriculare in un panificio in zona Trastevere. Alì, 28 anni, ha fatto tutti i lavori possibili nella vita, e dalle sue parole si comprende subito che di saggezza ne ha acquistata tanta. Questi, sono solo alcuni nomi dei tredici ragazzi che il “Progetto Ripa dei Settesoli” (curato dalla comunità francescana di San Francesco a Ripa) ospita nella propria struttura. Il convento, annesso alla chiesa dedicata al Padre Serafico, si trova in pieno centro di Roma, in uno dei quartieri più famosi ai turisti e agli stessi romani, Trastevere.
Quando si pensa alla comunità di “San Francesco a Ripa”, a quelle mura così antiche, la memoria di ogni francescano si volge a “donna Jacopa”, o meglio, a Fra’ Jacopa dei Settesoli, “la cui fama nella città di Roma era pari alla sua santità, aveva meritato il privilegio di un particolare affetto da parte del santo”. Così la descrive Tommaso da Celano. E quando parla “del santo”, si riferisce proprio al Serafico Padre Francesco. Ma oggi, alla fama di Jacopa, si aggiunge quella del “Progetto Ripa”. R.I.P.A. , acronimo che sta per “Rinascere Insieme Per Amore”. Il progetto, nasce per volontà dei frati minori di San Francesco a Ripa che hanno aperto le porte del loro convento per accogliere persone bisognose e desiderose di intraprendere un percorso di rinascita personale. I frati hanno scelto di condividere con chi è meno fortunato, la loro vita quotidiana e forniscono agli ospiti un supporto umano e spirituale. Grazie all'impegno di operatori laici e volontari, “Ripa dei settesoli”, fornisce ai loro ospiti assistenza sanitaria, orientamento al lavoro e alla formazione professionale, sostegno per l'ottenimento dei permessi di soggiorno in caso di ospiti stranieri, e quanto necessario per raggiungere una piena autonomia sociale ed economica.
Attualmente, la comunità sta ospitando 13 ragazzi. Di questi, dodici di fede mussulmana. E’ difficile alquanto, davanti a questi numeri così “particolari”, non pensare a un certo “gruppetto” (mi sia concesso il termine) che diede vita a “qualcosa” di grande, a un progetto che perdura nel tempo…i dodici apostoli, e – perché nasconderlo? – ai primi compagni di viaggio di San Francesco. Quest’ultima immagine è nata guardando questi ragazzi a lavoro per la ristruttura della sala della mensa del convento di San Francesco a Ripa. La stessa sala mensa dove si “spezza il pane” della fraternità, ogni giorno. I lavori sono stati realizzati dagli stessi ragazzi che sono diventati – anche se alcuni già erano un bel po’ pratici di “cazzuola e martello” e di fili elettrici – per circa 6 giorni, “operai” del Bene, definiamoli così. Il Bene, che è Bellezza, armonia, fraternità, alla stregua di San Francesco. Nel vederli assieme, l’immaginario corre alle scene indimenticabili del “Fratello sole, sorella luna” zeffirelliano. Mancava solo come colonna sonora di questi giorni, la famosa canzone di San Damiano: “Con un cuore semplice…Se vorrai ogni giorno con il tuo sudore/ una pietra dopo l’altra alto arriverai”.
E, una pietra dopo l’altra, i ragazzi di Ripa, la stanno mettendo, non solo nel refettorio del convento, ma nella loro vita. E, sicuramente, arriveranno in alto, accompagnati dallo spirito di San Francesco.
Antonio Tarallo
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