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Mohammed e Abdullah, i re mediorientali simbolo di fratellanza e di pace RIGUARDA QUI LA DIRETTA SU RAI 1

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«In questo momento, per fare in modo che i popoli si conoscano, è necessario un dialogo autentico. Dobbiamo parlarci onestamente, ascoltare attentamente e agire guidati dai valori positivi che condividiamo. Molte voci moderate – la maggioranza dei credenti musulmani – si sono unite a noi nel rifiutare ogni tentativo di distorsione della nostra religione».

 

Così ha parlato Sua Maestà Re Abdullah II di Giordania nel ritirare la «Lampada della Pace» riconosciuta dal Sacro Convento di Assisi alle personalità politiche, culturali e della società civile che si sono contraddistinte per il loro impegno di pace. Accanto a lui la Regina Rania di Giordania che degli estremisti dell’Isis ebbe a dire: «Assassini assetati di sangue» che stanno cercando di dirottare il mondo arabo e di «trascinarci indietro al Medioevo».



Solo ventiquattrore più tardi da Rabat, le inequivocabili parole di Sua Maestà Mohammed VI Re del Marocco, nell’accogliere Papa Francesco, prima che Sua Santità visitasse l’Istituto Mohammed V - pilastro della strategia marocchina contro l’estremismo religioso e il terrorismo - creato dal sovrano marocchino dopo gli attentati di Casablanca del 2015 per vigilare sulla formazione degli Imam.


«Il dialogo tra le religioni di Abramo
è manifestamente inadeguato oggi. Il radicalismo si fonda sull’ignoranza e sulla mancanza di conoscenza dell’altro, sulla mera ignoranza. L’istruzione è lo strumento necessario per una migliore comprensione della religione, esortando a scegliere i valori della moderazione. E’ tempo che la religione smetta di essere un alibi per chi non conosce, per questa ignoranza e per questa intolleranza».

 

Due Re mediorientali che la Chiesa di Cristo, nello spazio di un fine settimana, indica al mondo come simboli della fratellanza umana. L’antico filosofo Antistene di Atene nei suoi Frammenti, nel V-IV sec. a.C., attestava che «È proprio dei Re agire bene e sentirsi dire male». Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa della Basilica di Assisi, parlando al telefono dal Marocco con La Stampa, ne è convinto: «Abbiamo bisogno di persone così illuminate. Sono persone che regnano mettendo a rischio la propria vita. Questa umanità porta a decisioni sagge. Tutto parte sempre dai sogni che sono nei cuori delle persone e se dei Re, come in questo caso, hanno dei sogni belli per il loro popolo possono diventare dei modelli». Gli chiedo cosa non dimenticherà della visita dei reali. «La loro umanità, l’aver con eleganza accolto il nostro invito, l’aver voluto raggiungere Assisi. E poi…gli occhi della Regina Rania…rapiti dagli affreschi che raccontano le Storie di San Francesco nella navata della Basilica Superiore di Assisi».

 

Il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha conversato in forma riservata ad Assisi con il monarca del Regno Hascemita del Giordano. Ieri pomeriggio lo incontro a Roma: «Sua Maestà Re Abdullah II è un elemento chiave per la stabilità in quella parte del mondo, ma anche nell’intero Mediterraneo. Nel nostro incontro abbiamo affrontato quanto accade in Iraq, in Siria, cercando di dare anche noi un contributo per aiutare la difficile costruzione della Pace. Dobbiamo intensificare gli sforzi per sostenere la ricostruzione, la stabilizzazione e la riconciliazione dei paesi. Il nostro obiettivo è quello di contribuire allo sviluppo di stati democratici e pluralisti basati sul rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto».

 

Francesco De Leo, La Stampa 



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