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Nasce il cammino di don Tonino Bello

Da Molfetta ad Alessano, si estenderà per circa 300km

di Antonio Tarallo
Credit Foto - Web

“La pace prima che traguardo, è cammino. E, per giunta, cammino in salita. Vuol dire allora che ha le sue tabelle di marcia e i suoi ritmi, i suoi percorsi preferenziali ed i suoi tempi tecnici, i suoi rallentamenti e le sue accelerazioni. Forse anche le sue soste. Se è così, occorrono attese pazienti. E sarà beato, perché operatore di pace, non chi pretende di trovarsi all’arrivo senza essere mai partito, ma chi parte. Col miraggio di una sosta sempre gioiosamente intravista, anche se mai -su questa terra s’intende- pienamente raggiunta”.



Così don Tonino Bello, il Vescovo “col grembiule” (parafrasando un suo famoso libro, “La Chiesa con il grembiule”) si soffermava sul “cammino della Pace”. Un uomo, prima di tutto, e poi un sacerdote, che ha reso la sua vita una delle più radicali e belle testimonianze di Fede del secolo scorso. La Pace, per don Tonino, era dunque soprattutto “cammino”, dunque, un mettersi in movimento. E, a distanza di 26 anni dalla sua morte, nasce proprio un “cammino” dedicato a lui. E’ stato presentato nei giorni scorsi, dalla diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi dal Vescovo Mons. Domenico Cornacchia, insieme a don Raffaele Tatulli, vicario generale, e Aldo Patruno, direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia.




Il cammino partirà da Molfetta (provincia di Bari) e terminerà ad Alessano (nel Salento). Sono questi, i due comuni legati inesorabilmente al celebre vescovo e servo di Dio. A Molfetta don Tonino ha ricoperto la carica di vescovo dalla metà degli anni ’80 al 1993, anno della sua morte. Alessano, invece, è la sua città natale.   Il progetto, la cui realizzazione sarà affidata all’associazione che lo ha promosso, denominata appunto “Cammino di don Tonino”, è articolato in più fasi e prevede allestimenti multimediali e materiali illustrativi. Si estenderà lungo circa 300 km di strada.




Chi si intraprenderà questo cammino, troverà ad Alessano la tomba di don Tonino Bello. Si trova nel cimitero del suo piccolo comune di origine. La tomba è una sorta di chiesa a cielo aperto, coronata di cipressi e di tre file di gradoni. E’ lì che si può sostare in meditazione, per chi lo vuole.  E, al centro dell’emiciclo, un giovane ulivo. L’ulivo, segno di pace. Segno di San Francesco, non c’è dubbio. Non è un caso, infatti, che sulla lastra di pietra per la sua tomba, vi è inciso: “Don Tonino Bello terziario francescano”. Il “vescovo con il grembiule” aveva emesso la professione nell’Ordine francescano secolare, mentre era giovane prete, nel 1962.




Don Tonino Bello, terziario francescano, sempre in cammino, come San Francesco

E di cammini di spiritualità (intesi come cammini interiori), così come quelli del “passo dopo passo”, se ne intendeva don Tonino. Il legame tra San Francesco e il sacerdote, infatti, era assai profondo. Una testimonianza importante ci viene fornita da alcuni suoi appunti manoscritti sulla figura del Santo serafico. Andiamo a scovare cosa scriveva il Vescovo di Molfetta, in merito proprio al tema “cammino”:



“Francesco fu libero perché itinerante. Io penso che il fascino che Francesco esercita su tutti dipende dal fatto che egli appare, come Gesù, un continuo itinerante. Assisi-Spoleto-Perugia | Fontecolombo-Greccio-Rivotorto -Porziuncola-S.Damiano-La Verna. Francesco non si lascia imprigionare da un posto. Ma va e va. Si dà a tutti, ma senza lasciarsi prendere da nessuno. E' per questo che entra in comunione con tutti. Non solo con Dio e con gli uomini e col lupo, ma anche con tutta la natura. Ecco il senso della fraternità che gli deriva proprio da questa...itineranza. (…) Francesco raggiunge la libertà camminando, comunicando, semplificando, convinto della sua precarietà. L'uomo di oggi pensa di raggiungere la libertà chiudendosi, bloccandosi, lasciandosi prendere o correndo dal complesso di tutte le cose assieme. La nostra vita è programmata. (…) Non c'è più spazio per i panorami, non c'è più spazio per la conversazione, non c'è più spazio per la contemplazione. Si costruiscono i caminetti nelle case, ma non ci si raccoglie più. Non si cammina più, semmai si corre”.



Antonio Tarallo

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