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Papa: La vita oggi violata brutalmente da profitto e tecnologie

Lettera di Francesco a monsignor Paglia per il 25° della Pontificia Accademia per la Vita

Credit Foto - Ansa - MAURIZIO BRAMBATTI BT

«La soglia del rispetto fondamentale della vita umana è violata oggi in modi brutali non solo da comportamenti individuali, ma anche dagli effetti di scelte e di assetti strutturali. L’organizzazione del profitto e il ritmo di sviluppo delle tecnologie offrono inedite possibilità di condizionare la ricerca biomedica, l’orientamento educativo, la selezione dei bisogni, la qualità umana dei legami». È un panorama preoccupante quello che descrive il Papa nella sua lettera a monsignor Vincenzo Paglia in occasione dei 25 anni della Pontificia Accademia per la Vita, istituita nel ’94 per volontà di Giovanni Paolo II con il Motu proprio Vitae mysterium e affidata alla guida del Servo di Dio Jérôme Lejeune.

In questo quarto di secolo dalla fondazione, l’Accademia ha mostrato un notevole impegno sia sul fronte della denuncia e del contrasto di aborto ed eutanasia, due «mali gravissimi» che «contraddicono lo Spirito della vita e ci fanno sprofondare nell’anti-cultura della morte», sia per la promozione e la tutela della vita umana. Nella lettera a Paglia - nominato nel 2016 come presidente dell’istituzione -, Papa Francesco incoraggia tale lavoro che si rende sempre più urgente oggi, in un momento storico in cui l’intera umanità «è in grave difficoltà» e le relazioni familiari e la convivenza sociale «appaiono profondamente logorate».

È colpa, scrive il Papa nella missiva, della «diffidenza reciproca dei singoli e dei popoli» che «si nutre di una smodata ricerca del proprio interesse e di una competizione esasperata, che non rifugge dalla violenza». È colpa anche della «distanza fra l’ossessione per il proprio benessere e la felicità dell'umanità condivisa» che sembra sempre più allargarsi «sino a far pensare che fra il singolo e la comunità umana sia ormai in corso un vero e proprio scisma».

«Noi - insiste Papa Francesco - sappiamo bene che la soglia del rispetto fondamentale della vita umana è violata oggi in modi brutali non solo da comportamenti individuali, ma anche dagli effetti di scelte e di assetti strutturali. L’organizzazione del profitto e il ritmo di sviluppo delle tecnologie offrono inedite possibilità di condizionare la ricerca biomedica, l’orientamento educativo, la selezione dei bisogni, la qualità umana dei legami».

La «comunità umana», che «è il sogno di Dio fin da prima della creazione del mondo», appare dunque oggi ferita e attaccata. La Chiesa è quindi «chiamata a rilanciare con forza l’umanesimo della vita», a partire dalla sua radice che è l’amore incondizionato di Dio dal quale prende slancio «l’impegno a comprendere, promuovere e difendere la vita». Non ci si può limitare quindi «all’applicazione di criteri di convenienza economica e politica», né ad «alcuni accenti dottrinali o morali che procedono da determinate opzioni ideologiche», scrive Francesco.

In quest’ottica ricorda la testimonianza di Lejeune che, «lucidamente convinto della profondità e della rapidità dei cambiamenti in atto nel campo biomedico», ritenne opportuno sostenere «un impegno più strutturato e organico» sul fronte della vita umana, sviluppando nell’Accademia «iniziative di studio, formazione e informazione con l’obiettivo di rendere manifesto che scienza e tecnica, poste al servizio della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, contribuiscono al bene integrale dell’uomo e all’attuazione del progetto divino di salvezza».

Facendo tesoro della sua esperienza, la riflessione su questi temi va resa oggi «sempre più attenta al contesto contemporaneo», insiste il Papa. «È urgente intensificare lo studio e il confronto sugli effetti di tale evoluzione della società in senso tecnologico per articolare una sintesi antropologica che sia all’altezza di questa sfida epocale. L’area della vostra qualificata consulenza non può quindi essere limitata alla soluzione delle questioni poste da specifiche situazioni di conflitto etico, sociale o giuridico», scrive a Paglia e a tutti i membri dell’Accademia. «L’ispirazione di condotte coerenti con la dignità della persona umana riguarda la teoria e la pratica della scienza e della tecnica nella loro impostazione complessiva in rapporto alla vita, al suo senso e al suo valore».

Richiamando la Laudato si’, Papa Francesco pone in luce «lo stato di emergenza in cui si trova il nostro rapporto con la storia della terra e dei popoli»: «È un allarme provocato dalla poca attenzione accordata alla grande e decisiva questione dell’unità della famiglia umana e del suo futuro. L’erosione di questa sensibilità, ad opera delle potenze mondane della divisione e della guerra, è in crescita globale, con una velocità ben superiore a quella della produzione dei beni». Per il Papa, «si tratta di una vera e propria cultura – anzi, sarebbe meglio dire di un’anti-cultura – dell’indifferenza per la comunità: ostile agli uomini e alle donne e alleata con la prepotenza del denaro».

Questa emergenza rivela inoltre «un paradosso»: «Come è potuto accadere che, proprio nel momento della storia del mondo in cui le risorse economiche e tecnologiche disponibili ci consentirebbero di prenderci sufficientemente cura della casa comune e della famiglia umana, onorando la consegna di Dio stesso, proprio da esse, dalle risorse economiche e tecnologiche, vengono le nostre divisioni più aggressive e i nostri incubi peggiori?», si domanda Francesco.

«I popoli - sottolinea - avvertono acutamente e dolorosamente, per quanto spesso confusamente, l’avvilimento spirituale – potremmo dire il nichilismo – che subordina la vita a un mondo e a una società succubi di questo paradosso. La tendenza ad anestetizzare questo profondo disagio, attraverso una cieca rincorsa al godimento materiale, produce la malinconia di una vita che non trova destinazione all’altezza della sua qualità spirituale».

Dobbiamo riconoscerlo: «Gli uomini e le donne del nostro tempo sono spesso demoralizzati e disorientati, senza visione», afferma il Vescovo di Roma. «Siamo un po’ tutti ripiegati su noi stessi. Il sistema del denaro e l’ideologia del consumo selezionano i nostri bisogni e manipolano i nostri sogni, senza alcun riguardo per la bellezza della vita condivisa e per l’abitabilità della casa comune».

Il popolo cristiano per primo è chiamato allora a reagire a questi «spiriti negativi che fomentano la divisione, l’indifferenza, l’ostilità» e raccogliere «il grido delle sofferenze dei popoli». «Deve farlo non soltanto per sé, ma per tutti», e deve farlo «subito, prima che sia troppo tardi».

Quella del Papa è quasi una supplica: «Non possiamo continuare sulla strada dell’errore perseguito in tanti decenni di decostruzione dell’umanesimo, confuso con una qualsiasi ideologia della volontà di potenza. Dobbiamo contrastare una simile ideologia, che si avvale dell’appoggio convinto del mercato e della tecnica, in favore dell’umanesimo». «La differenza della vita umana è un bene assoluto, degno di essere eticamente presidiato, prezioso per la cura di tutta la creazione», aggiunge il Pontefice.

È tempo, rimarca, di recuperare «una visione per un umanesimo fraterno e solidale dei singoli e dei popoli» e anche di riconoscere quelli che Giovanni Paolo II registrava come segni di speranza, ovvero «i gesti di accoglienza e di difesa della vita umana, il diffondersi di una sensibilità contraria alla guerra e alla pena di morte, una crescente attenzione alla qualità della vita e all’ecologia». Wojtyla indicava fra essi anche «la diffusione della bioetica, come riflessione e dialogo – tra credenti e non credenti, come pure tra credenti di diverse religioni – su problemi etici, anche fondamentali, che interessano la vita dell’uomo».

A conclusione della lettera, il Papa sposta l’attenzione sulle nuove tecnologie oggi definite «emergenti e convergenti», ovvero tecnologie dell’informazione e comunicazione, biotecnologie, nanotecnologie, robotica. «Avvalendosi dei risultati ottenuti dalla fisica, dalla genetica e dalle neuroscienze, come pure della capacità di calcolo di macchine sempre più potenti, è oggi possibile intervenire molto profondamente nella materia vivente», evidenzia Francesco. «Anche il corpo umano è suscettibile di interventi tali che possono modificare non solo le sue funzioni e prestazioni, ma anche le sue modalità di relazione, sul piano personale e sociale, esponendolo sempre più alle logiche del mercato».

Occorre quindi «comprendere le trasformazioni epocali» che si annunciano su queste nuove frontiere, «per individuare come orientarle al servizio della persona umana, rispettando e promuovendo la sua intrinseca dignità». Un compito «assai esigente», data la complessità e l’incertezza sugli sviluppi possibili, che richiede «un discernimento ancora più attento» che si può considerare «il sincero lavoro della coscienza». (Salvatore Cernuzio - La Stampa)



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