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San Francesco di Sales nell’era dei social network

Ma come diffonderebbe le sue riflessioni, questo grande santo, nell’epoca dei social network?

di Antonio Tarallo
Credit Foto - web

Che San Francesco di Sales sia il Santo dei giornalisti, degli scrittori è cosa risaputa. Così infatti lo festeggiamo e così molte persone intente alla “penna”, lo descrivono e lo omaggiano. Ma c’è qualcosa che a molti sfugge e che, invece, rimane dato importante: San Francesco di Sales, Santo enormemente moderno. Certo, si potrebbe già comprendere questo, dal suo modo di diffusione della Parola, che è – poi – ciò che gli è valso l’appellativo che noi oggi festeggiamo.

La consapevolezza dell’importanza della diffusione delle idee, del Verbo, racchiude una visione moderna che tanto – con le giuste e dovute differenze – potrebbe ricordare il nuovo strumento internet, se vogliamo. In fondo, il suo nuovo modo di ramificazione delle notizie, attraverso fogli volanti affissi ai muri o consegnati di porta in porta, potrebbe anche essere quasi paragonato al sistema di informazioni di oggi: ed ecco che una catechesi su qualche foglio, potrebbe ben ricordare un post di Facebook o – per eccedere un po’ in fantasia – un tweet.



Ed allora, anche noi, con un po’ di immaginazione ci chiediamo, oggi: ma come diffonderebbe le sue riflessioni, questo grande santo, nell’epoca dei sociale network? E se lo facciamo, è solamente perché siamo quasi sicuri che certamente “cavalcherebbe l’onda” di un post, o di un cinguettio Twitter, per poter giungere il massimo numero dei fedeli, o meglio…dei lettori…E allora, andiamo a scovare nel suo profilo Instagram, qualche sua meditazione. 

#rosario #pregare #orazione #megliosemprelamente #bastaanche #padrenostro #unave


Sul suo profilo FB, è un po’ più lunga:

“Dire il Rosario è un modo molto utile di pregare, purché tu sappia dirlo: per questo devi avere qualche libretto che te lo insegni. E’ cosa buona dire anche le Litanie del Signore, della Madonna, dei Santi e tutte le altre preghiere che puoi trovare nei Manuali approvati e nel libro delle Ore; ma a un patto: se hai il dono dell’orazione mentale, conservale il primo posto; e ricordati che, se dopo quella, o a causa degli affari o per altri motivi, non puoi fare preghiere vocali, non devi preoccupartene. Accontentati di dire, prima e dopo la meditazione, il Padre nostro, l’Ave Maria e il Credo”.


Enorme modernità, enorme umanità e spiritualità. Stiamo parlando del tema della “preghiera”, tema alto e profondo su cui i maggiori teologi e padri della Chiesa, si sono imbattuti. Non è “cosa” da niente, per nulla. Ricordiamolo. E, in questo passaggio, San Francesco cosa fa? In epoca così rigida, così attenta alle “leggi” (per intenderci), ci esorta all’ “orazione mentale”, e a porla “al primo posto”. Non dimentica, certo, il Santo Rosario, ma questo – addirittura – viene scandagliato da un’orazione ancora più importante e direi “umana”: la preghiera mentale, intesa – alla fine – come la preghiera del cuore. Questa, non può che definirsi, con una semplice e sola parola: modernità.

#meditazione #propositiedecisioni #civuolelapratica #attuare #laparola

“Uscendo dalla meditazione, Filotea, devi portare con te soprattutto i propositi e le decisioni prese, per metterle in pratica immediatamente, nella giornata. E’ questo il frutto irrinunciabile della meditazione; se manca, non soltanto la meditazione è inutile, ma spesso anche dannosa perché le virtù meditate, ma non praticate, gonfiano lo spirito di presunzione e finiamo per credere di essere quello che ci eravamo proposto di essere: noi potremo diventare come ci siamo proposti di essere soltanto quando i propositi saranno pieni di vita e solidi; non quando sono fiacchi e inconsistenti e quindi destinati a non venire attuati”.



Se prima abbiamo guardato a come poter pregare, meditare, ora Francesco di Sales, con questo nuovo post, ci aiuta a comprendere come dover passare alla “seconda fase”, diciamo così: non è pensabile un’orazione che non tenga presente della sua attuazione nella vita pratica. Il santo, per questo argomento, parla più che chiaro: l’attuazione è il completamento della preghiera, della riflessione, perché senza questa, si coglierebbe il rischio – non usa mezzitermini, certamente – di far “gonfiare” lo spirito di presunzione e finiremmo col credere di essere quello che ci eravamo proposto di essere. Sembrano parole che ultimamente ricorrono in qualche tweet più vicino a noi, e di un altro Francesco. Papa Francesco.



Antonio Tarallo

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