Siria: i cristiani di Aleppo ricordano il rapimento dei due vescovi
di Michele Raviart
Il pomeriggio del 22 aprile di sei anni fa il vescovo siro-ortodosso Yohanna Ibrahim e il greco ortodosso Boulos Yaziji venivano rapiti in circostanze mai del tutto chiarite a Kafr Dael, a circa 10 chilometri da Aleppo. Secondo quanto ricostruito da AsiaNews, i due vescovi stavano trattando il rilascio di altri due sacerdoti rapiti e, giunti ad un posto di blocco, sono stati aggrediti da alcuni uomini armati, forse jihadisti ceceni, che hanno sparato e ucciso li conducente dell’auto dove viaggiavano i presuli. Da allora non c’è stata nessuna notizia certa e nessuna rivendicazione del sequestro, che ha colpito la già vessata comunità cristiana di Aleppo, travolta dalla guerra e dall’abbandono dei fedeli.
Un momento di unità e preghiera
Un anniversario che quest’anno ricorre in concomitanza della festività pasquale e che è stato un momento di unità e di preghiera per tutti i cristiani della città. “Il patriarca greco-ortodosso Yohanna Yaziji, fratello di Boutos, è venuto ad Aleppo da Damasco per celebrare la domenica delle Palme e fare una preghiera speciale per i due vescovi”, racconta a Vatican News mons. Antoine Audo, vescovo caldeo della città.
La riapertura della cattedrale greco-melchita
“È una cosa che mantiene la preghiera e la speranza”, ribadisce, “anche ieri i siriani ortodossi, all’inizio della loro Settimana Santa hanno organizzato una preghiera per tutti i cristiani ricordando i due vescovi rapiti. Oggi abbiamo avuto l’inaugurazione e la benedizione per la cattedrale dei greco-melchiti ad Aleppo, che era stata distrutta a causa della guerra, alla presenza del patriarca Youssef Absi. Sono le feste di Pasqua ed è un segno per noi di speranza e di essere presenti malgrado le difficoltà e l’emigrazione dei cristiani. Con quelli che rimangono cerchiamo di essere attivi e presenti.
Nessuna notizia dei vescovi rapiti
Sul rapimento dei due vescovi mons. Audo ribadisce la mancanza di notizie. “Non abbiamo nessuna informazione certa. Ogni tanto c’è qualcuno che dice di averli visti da qualche parte, ma non c’è niente di sicuro. Questo dimostra come la crisi siriana sia molto complicata. Ci sono tanti interessi dietro e prima di parlare bisogna riflettere con serietà per non essere perduti nelle cose false”.
Insieme malgrado la guerra
Le celebrazioni per la settimana di Pasqua, tuttavia, sono state un grande momento di fede e di riconciliazione per i fedeli cristiani di Aleppo. “Malgrado le difficoltà, malgrado il numero diminuito dei cristiani, tutte le Chiese si sono riempite, soprattutto per le processioni durante la domenica delle Palme”, spiega ancora mons. Audo. “Il venerdì Santo, dopo la liturgia, i cristiani vanno a visitare tutte le chiese di Aleppo e da tutta la città vengono nel quartiere cristiano in pellegrinaggio. Entrano nelle chiese, pregano in silenzio, si confessano e hanno la possibilità di offrire doni per i poveri. È veramente una tradizione molto bella, molto profonda, di comunione e di fede, malgrado le difficoltà per la vita economica e la crisi dovuta alla guerra, che non è ancora finita”. “La presenza cristiana in Siria e in Medio Oriente”, conclude il vescovo di Aleppo, “è molto importante per la Chiesa universale e anche come messaggio nel mondo arabo e musulmano, che ha bisogno di pace e di conciliazione”. VATICAN NEWS.
Michele Raviart
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