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Sisma, un anno dopo. 13,3 miliardi di danni Errani: "Ricostruiremo meglio di prima"

di Redazione online


E' trascorso un anno dalla prima tremenda scossa che fece tremare l'Emilia Romagna. Dodici mesi fa, alle 4 del mattino del 20 maggio 2012, una scossa di 5.9 gradi della scala Richter con epicentro Finale Emilia svegliò tutta la Regione. Nove giorni dopo, una seconda scossa di 5,4 gradi, e poi lo sciame sismico, durato mesi e mesi.

Un anno dopo, si fanno i conti con la ricostruzione. Oltre 13,3 miliardi di euro i danni della crisi, una famiglia su tre è tornata nelle case, ma continuano a soffrire le piccole imprese. Su 22 zone rosse, 16 sono state riaperte. Una ricostruzione lunga e dolorosa, realizzata finora grazie agli aiuti dello 10 miliardi dallo Stato, 670 milioni euro di solidarietà dall'unione Europea, e 37 i milioni raccolti con gare di solidarietà.

Sabato i tanti volontari che sin da subito allestirono i campi di accoglienza si sono dati appuntamento per ricordare quel giorno, a Finale Emilia. Il presidente della Regione Vasco Errani assicura: "Ricostruiremo meglio di prima". Orgoglio del governatore, in attesa che lunedì anche la presidente dalla Camera Laura Boldrini arrivi a Ferrara a ricordare il sisma che ha sconvolto la regione e per dare un supporto ai sindaci e alle istituzioni che lavorano alla ricostruzione. "Sarò lì da voi - ha dichiarato la numero uno di Montecitorio - per rendere omaggio alla memoria delle persone scomparse ed esprimere la vicinanza ai loro famigliari", ringraziando tutti coloro che hanno lavorato spiega che la "loro azione ha fatto bene all'Italia intera, non solo nelle zone terremotate".

Cna: il nodo della burocrazia. Spesso è la burocrazia a rallentare i tempi della ricostruzione. La priorità cui mettere ancora mano con alcuni correttivi resta il fisco, affinché non pesi sui cittadini e soprattutto sulle imprese del cratere che non si sono arrese. Questo è anche quanto emerge dall'analisi condotta dalla Cna Emilia Romagna sull'economia delle zone colpite dal sisma, a 12 mesi di distanza dall'evento. C'è voglia di ripartire, insomma, tra gli imprenditori, di ricominciare, ma non è facile. Il lavoro da fare è enorme, considerato anche che nell'area terremotata vive il 14% della popolazione regionale, vi sono 51 mila imprese, di cui 7 mila manifatturiere che rappresentano circa il 15% della realtà produttiva regionale e circa 175 mila addetti. A frenare la ricostruzione, spiega Lalla Golfarelli, responsabile divisione politiche locali Cna Emilia Romagna" c'è innanzitutto la mancanza di una legge sulle calamità naturali e la mancanza di esperienza nella gestione di un terremoto che avesse come riferimento una delle aree a più alta intensità produttiva e industriale". Ma a pesare è soprattutto "la burocrazia italiana, le cui parti tradizionalmente non comunicano e che, nonostante vi sia una legge nazionale sulle decertificazioni, fatica ad accettare le autocertificazioni e i controlli ex post, come normalità". Situazione pesante, dunque, che tuttavia ha iniziato ad evolversi. Sono stati risolti nel decreto 43 del 26/4/2013, alcuni problemi quali la proroga dello stato di emergenza fino alla fine del 2014 e la riapertura dei termini per accedere al prestito per gli adempimenti fiscali delle imprese danneggiate fino al 30 settembre 2013, ma altri problemi restano ancora aperti.

Coldiretti: neanche un euro alle 6000 aziende agricole danneggiate. "Le circa 6000 aziende agricole dell'Emilia Romagna, danneggiate dal sisma un anno fa, non hanno ricevuto neanche un euro in dodici mesi". Lo denuncia la Coldiretti. Le 6000 aziende rappresentano il 25 per cento delle 23.500 imprese totali danneggiate rilevate dalla Protezione civile. "Una situazione paradossale - sottolinea Coldiretti - in quanto i soldi sono stati stanziati ma non riescono ad arrivare alle imprese. Si è creata una situazione di stallo soprattutto a causa di un rimpallo di responsabilità tra professionisti ed enti coinvolti, con l'aggravante delle banche che procedono molto lentamente". "Il sisma - precisa Coldiretti - ha provocato danni per circa un miliardo nelle campagne dell'Emilia e della Lombardia dove si produce oltre il 10 per cento del Pil agricolo. Insieme ai prodotti sono state colpite 6mila aziende agricole, fienili, stalle, magazzini, impianti di trasformazione alimentare, dal latte alla frutta, dal vino alla carne, ma anche gli impianti dei consorzi di bonifica necessari per garantire la sicurezza del territorio". Un milione di chili di Parmigiano reggiano danneggiato è stato venduto in un anno e il ricavato è andato alle aziende danneggiate. "Questi - conclude Coldiretti - sono sovente gli unici soldi che alcune imprese hanno visto a distanza di un anno dal terremoto". Le scosse hanno fatto cadere a terra quasi 600.000 forme di Parmigiano, danneggiato gravemente 37 caseifici di Modena, Reggio Emilia, Mantova e Bologna e oltre 600 allevamenti. Grazie alle vendite solidali si è generata una catena di solidarietà anche via internet che ha salvato dal fallimento stalle, caseifici e magazzini e sostenuto la ripresa dell'economia e dell'occupazione del territorio. E' il bilancio tracciato dalla Coldiretti. (REpubblica)


Redazione online

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