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OFS Foggia: migranti morti, indecente per un cristiano

Duro intervento dei Francescani Secolari

di Gelsomino Del Guercio

Un intervento duro che inizia con questa premessa: “È tempo di stare con questi fratelli, perché nessuno sia considerato materiale di scarto”. L’Ordine Francescano Secolare d’Italia accende i riflettori su una tragedia passata sotto traccia mediatica, avvenuta nella baraccopoli di Borgo Mezzanone, nelle campagne del foggiano. Qui due lavoratori immigrati africani hanno perso la vita, intossicati da un braciere.

LA BATTAGLIA DI GINESE
Con un frate francescano e un gruppo di francescani secolari, 36 anni fa Roberto Ginese, francescano secolare di Foggia, ha contribuito a fondare la “Casa d’accoglienza Sant’Elisabetta d’Ungheria”, che nel 1986 ha avviato l’esperienza dell’accoglienza dedicata a persone indigenti, senza casa e senza sostentamento.

MIGRANTI CON FAMIGLIE
Tra loro, scrive Agensir, vi sono numerosi migranti con le loro famiglie, accompagnati nell’inserimento nel tessuto sociale, con la conoscenza della lingua, corsi di avviamento al lavoro, laboratori artigianali, tirocini formativi.

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“NON E’ UMANO RESTARE TIEPIDI”
“Per chi ha avuto la fortuna, il desiderio, la grazia di essere condotto tra questi fratelli, di entrare nelle loro baracche di condividere un pezzetto della loro vita, la morte di Ibrahim e Queen è una tristezza infinita, una perdita enorme, un dolore senza tempo – afferma Ginese sulla rivista FVSonline -. Ma, insieme, è la conferma di una sola necessità: non si può rimanere indifferenti, non è umano non lasciarsi smuovere dalla tiepidezza salottiera, non è possibile non sentirsi interpellati da ‘questo povero che grida’. È perfino indecente, per un cristiano, non provare a fare qualcosa per chi ci è evangelicamente prossimo'”.


UN MESSAGGIO PER I FRANCESCANI
Il fatto costituisce un appello ai francescani secolari e a tutti i battezzati, chiamati a farsi presenti accanto ai poveri: “È tempo di uscire – conclude Ginese – dal mondo delle comode abitudini delle nostre fraternità, dei rigidi schemi che intrappolano l’intraprendenza dei desideri e riconducono nei solchi della pigrizia. È davvero il tempo del ‘tutti fuori’, verso quelle periferie ferite dell’esistenza da riempire di umanità e illuminare di speranza”.


Gelsomino Del Guercio

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