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INTERVISTA ZEFFIRELLI: GIOVANI, CRISI ECONOMICA, CULTURA E RELIGIONE

di Fausto Belia

Un piacevole colloquio con Franco Zeffirelli, durante cui abbiamo parlato di cultura, difficoltà economiche, la precaria situazione giovanile. come poteva non esserci anche san Francesco. Vi proponiamo al'intervista integrale:


1)  Tempi durissimi stiamo attraversando, maestro! Nel nostro Paese ci sono stati momenti duri - come gli anni del dopoguerra - ma oggi, a differenza di allora, sembra di stare ad assistere a quella che Papa Francesco ha chiamato la globalizzazione dell'indifferenza: non c'è fraternità, solidarietà, l'idea di sentirsi parte di una speranza da condividere. Qual è la sua opinione, maestro, e in che modo l'Italia riuscì a farcela dopo il '45?

 

Temo che mi sarà difficile condensare brevemente una diagnosi a proposito della caduta di bene comune che regna in tutto il mondo di oggi. Accolgo la vostra richiesta di una mia opinione in proposito con una vivissima partecipazione.

Capite che non è semplice curare queste gravi malattie e trovare dei giusti rimedi. Però ognuno ha il suo orizzonte di speranza e sarei nel torto più assoluto se le rispondessi che non posso dare alcun consiglio o giudizio.

Posso però suggerire una strada che la mia presunzione mi porta a sottoporre a voi e a tutti i cittadini del mondo che soffrono di questa crisi tra felicità e disperazione o meno drammaticamente fra pace dell’anima e fede nei valori della vita.

Sia pure vagamente posso interrogarmi su questo difficilissimo problema che tutti noi, anche quelli che sembrano completamente in pace con la propria coscienza si trovano ad affrontare.

Sono arrivato a trovare personalmente il segreto per dare pace alle mie ansie e ai miei dolori facendo tesoro di una condizione a cui l’uomo deve ricorrere come ad un segreto assoluto: IL BENE, che è motore di tutte le virtu’ e conforto per tutti i mali del mondo.

Chiediamoci tutti se quello che ci manca è la soluzione magica di servire il bene, fare del bene e amare il bene.

Tutto muterà nei nostri occhi e nel nostro animo e le amarezze che rendono la nostra vita una terribile e insolubile sofferenza, scompariranno.

Per fermare la globalizzazione dell’indifferenza sarà sufficiente e necessario cambiare noi stessi.


2) Sono in particolare i giovani a soffrire di più: quelli che vorrebbero studiare - e non trovano strutture di formazione competitive - e quelli che vorrebbero lavorare, ma le opportunità offerte o sono inesistenti o sono precarie. Così nasce il fenomeno della fuga dall'Italia. Cosa si sente di dire a questi giovani?

Le confesso che ho poca comprensione per chi non riesce a farsi strada nella vita ma non è purtroppo per lui di non sentire dentro di se un cuore e uno spirito forti,  che non fanno vacillare nella sua vita le meraviglie di cui è capace lo spirito divino che è in noi.

In sostanza vorrei dirvi che la sfortuna è tutta responsabilità nostra.

Se sei forte sceglierai le strade  e le  pieghe della vita che ti porteranno alla soluzione dei problemi.

Se questo non succede bisogna interrogarsi se abbiamo nel cuore una vera, ardente, fortissima fiducia nel corso  spirituale della preghiera. Dio ci aiuterà sempre e ci difenderà dalle sfortune da cui siamo minacciati e ce le farà sconfiggere.

Per concludere questi pochi consigli che vi do volentieri, devo dire che non esiste nella vita di ognuno di noi una minaccia del male che non si possa sconfiggere.

Vogliate sempre bene a qualcuno e qualcosa fermamente, l’amore che saprete suscitare sarà l’onda per vincere tutte le battaglie.


3) Sotto la scure della "spendingreview"  dello Stato è finita la cultura, il cui bilancio si fa sempre più magro. Eppure la cultura è  fattore decisivo per la crescita civile di un Paese, per l'educazione e la comprensione della realtà in cui viviamo. Lei ha lavorato in grandi teatri in tutto il mondo: qual è la sua ricetta? C'è bisogno di un maggior intervento dei privati? Di crowdfunding?

 

Ci sono due tipi di successo: quello raggiunto e festeggiato tranquillamente e serenamente e quello che, a mio avviso, si chiama cultura quotidiana.

Rivivere le emozioni, l’interesse e i prodigi di cui siamo stati capaci raggiungendo la vittoria sul problema che si era incontrato. Un confronto che non finisce mai nella nostra vita. Pensateci bene.

Un fatto, una creazione, una sorprendente invenzione, dovrebbero passare per cultura.

In realtà però sonofinzioni talvolta molto pericolose perché attraenti. Noi siamo sottoposti a un continuo e interminabile lavaggio della nostra mente, delle nostre memorie e delle nostra verità.

Troppo spesso non sono cultura ma brutti pasticci che seminano confusione e odio.

In breve, anche se l’argomento potrebbe aprirsi per secoli, per risollevare la cultura, devi avvicinarti alla verità che si diffonde intorno.

Da come avrai vinto questa infinita bellezza che scaturisce dalle menti ben ispirate, la cultura potrà diventare un bene tuo, nostro e dell’intera società.

La cultura deve essere dunque un bene conquistato da tutti noi nelle varie occasioni di confronto nella nostra vita.

 

4)  Perché  ha voluto pubblicare un libro fotografico su "Fratello Sole, Sorella Luna" a più di quarant'anni di distanza? Una operazione di nostalgia, un ricordo di un film indimenticabile?

 Ho semplicemente sentito il bisogno di rinnovare tutta la mia attenzione a San Francesco, è tornato come ritorna uno dei più straordinari amici della mia vita.

Effettivamente la sua domanda mi trova impreparato, anche perché ho sempre pensato senza alcuna incertezza a questo Santo, come all’amico più vicino al mio cuore e alla mia anima.

Tocca un argomento che ha sempre parlato al mio spirito, in tutta la mia vita a partire dal mio battesimo, perché fin dal giorno che nacqui mi è stato sempre accanto, nel bene e nel male, nella fortuna e nella disperazione, sempre pronto a confortarmi ed aiutarmi a non essere mai vittima delle tempeste che ho attraversato nella mia vita.

 

5) San Francesco - la sua testimonianza umana e spirituale - continua a ispirare artisti di tutto il mondo, la sua Basilica ad Assisi continua ad essere meta di milioni di pellegrini, e un Papa si e' chiamato Francesco per la prima volta. Lei, che è così legato al Santo, ce ne può spiegare le ragioni? 

 

È come mettere in dubbio l’amore che portiamo per la figura di Gesù Cristo.

Francesco è lo spirito gemello di ognuno di noi e a differenza di tutti gli altri Santi che sono pilastri della nostra fede, non lo si sente come uno spirito superiore e spesso inafferrabile che devi accettare per una disciplina dell’anima piuttosto che dal convincimento dei nostri cuori.

Nelle notti che seguono a giorni disperati chiediamo a Francesco consiglio e guida per superare il nostro dolore.

E’ lui che sentiamo sempre vicino ai dolori che colpiscono nei momenti drammatici della nostra vita, chiedendo semplicemente il conforto nei consigli che può darti un amico puro e semplice.

Con Francesco il conforto che ci si aspetta non è frutto di un ragionamento misterioso dell’animo nostro ma è puramente e semplicemente la grazia e il calore che ci si attende fiorisca dall’educazione di un amico e non di una potente entità che esiste nella tua confusione mentale come la grazia di un prodigio.

No, il nostro cuore chiede semplicemente ad un fratello il suo conforto perché venga in tuo aiuto come verrebbe il miglior amico che possiedi nella tua vita.

Insomma io sento Francesco come una persona perfetta e sempre pronta a offrirti del bene.

È per questo che il suo messaggio, la sua forza, sono vivi oggi come allora e ci sentiamo tutti legati indissolubilmente a questo Santo.

 


Fausto Belia

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