L'Editoriale, God is black
I migranti fanno parte della nostra vita? I poveri, gli ultimi che posto occupano nella società di oggi?
di Enzo Fortunato
Alcuni anni fa il teologo nero americano, James Cone, scrisse un saggio sul pensiero teologico dell'America Latina "A black theology of liberation" e nel muovere alcune critiche alla stessa teologia della liberazione e ai detentori del sapere teologico indicò che avevano ignorato la questione etnica. Avevano dimenticato: poveri, cultura indigena e nera. Nel suo scritto affermò: "God is black" Dio è nero. Al di là della provocazione questa frase offre a ciascuno di noi un paradigma o se vogliamo uno spunto di riflessione: i migranti fanno parte della nostra vita? I poveri, gli ultimi che posto occupano nella società di oggi?
Perchè propongo questa riflessione? Sono stato per le vacanze natalizie con i miei familiari e ho chiesto loro e ad alcuni amministratori locali di ospitare a casa un rifugiato. Vi risparmio le risposte. Ecco perchè oggi in maniera amara, ma altrettanto dolce, voglio ricordarvi che "Dio è nero".
E' lo stesso San Francesco a indicarci come comportarci con gli ultimi: "E chiunque verrà da essi, amico o nemico, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà. E ovunque sono i frati e in qualunque luogo si incontreranno, debbano rivedersi volentieri e con gioia di spirito e onorarsi scambievolmente senza mormorazione".
Enzo Fortunato
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