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Brasile, aumentano le violenze contro gli indigeni

Due capi indigeni e un collaboratore della Caritas uccisi negli ultimi giorni

I popoli nativi del Brasile sono di nuovo sotto attacco. Nei giorni scorsi due capi indigeni sono stati assassinati nello stato del Maranhao mentre poche ore fa dall’arcidiocesi di Manaus è arrivata la notizia dell’uccisione di un collaboratore della Caritas locale. Una dura condanna dei fatti criminali è giunta dal Cimi, il Consiglio indigenista missionario: “Tali attacchi, minacce, torture, aggressioni – si legge in una nota- hanno avuto luogo sulla scia di discorsi razzisti e azioni dettate dal governo federale contro i diritti degli indigeni. Il presidente Jair Bolsonaro ha affermato e ribadito, in vari luoghi e a livello internazionale, che nessun millimetro di terra indigena sarà delimitato nel suo governo, che i popoli indigeni già hanno molta terra e ostacolerebbero il progresso in Brasile”.

La denuncia dei missionari comboniani: violenze moltiplicate
Padre Claudio Bombieri è un missionario comboniano che si trova proprio nel Maranhao, stato dove vivono circa quarantamila indigeni distribuiti su diciassette territori. “Uno spazio d’autonomia e di vita sistematicamente minacciato con uccisioni, aggressioni, sequestri” denuncia. “E ultimamente si sono moltiplicati. Gli omicidi superano addirittura la media nazionale”. La spiegazione della recrudescenza delle violenze, padre Bombieri l’individua nell’attuale politica governativa, in sintonia con il Consiglio indigenista missionario: “Da quando l’attuale presidente ha assunto il potere sembra che ci sia una sorta di mandato a chi è in linea con il suo pensiero perché possa essere più aggressivo nei confronti dei popoli indigeni. E un odio inaccettabile”.

Alla base degli omicidi soprattutto motivi economici
Alla base delle violenze ci sono sempre motivi economici. Ad esempio, la riserva del legname pregiato che si trova in alcune delle più importanti terre indigene e che qualcuno si vorrebbe accaparrare senza troppa fatica. Ma c’è anche un secondo motivo che padre Bombieri sintetizza così: “E’ il ‘sogno’ dell’agro business. Grandi coltivazioni di soia, grandi coltivazioni per produrre il biodiesel, da impiantare nelle aree indigene. Chi ha questo ‘sogno’ vuole imporre con ogni mezzo questa scelta senza nemmeno discuterne con i nativi”. E quando la seduzione non serve arrivano i soprusi e gli omicidi.

La Chiesa: un’istituzione che aiuta
Ad aiutare le popolazioni indigene c’è sempre la Chiesa. Forse una delle poche istituzioni in grado di essere capillarmente presente nei villaggi con missionari, laici e sacerdoti. “La Chiesa è sempre più informata, vive a contatto con i loro bisogni, con i loro drammi: cosa che neanche altri organismi internazionali riescono a fare” ammette con un pizzico di soddisfazione padre Bombieri. La Chiesa costruisce con gli indigeni delle possibili alternative senza rinunciare alla denuncia e alla mobilitazione, come sta accadendo per le ultime, drammatiche, vicende. Perché anche questo, assicura padre Bombieri, fa “parte integrante della nostra missione”.

Federico Piana - Vatican News
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