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Iraq, Erbil. Il sinodo caldeo fa il punto della situazione

Dai vertici della Chiesa irakena la speranza di un ritorno a breve delle famiglie sfollate dall’Isis

Credit Foto - asianews.it

Rilanciare l’obiettivo di “unità” fra i cristiani attraverso “il dialogo e la comunicazione” e il compito di “ponte” fra le diverse etnie e gruppi “per promuovere la coesistenza” e favorire “lo sviluppo della nazione e dei suoi cittadini”. È l’invito lanciato dal card Louis Raphael Sako e dai vescovi caldei, a conclusione del Sinodo caldeo che si è tenuto dal 3 al 10 agosto ad Ankawa, quartiere cristiano di Erbil, nel Kurdistan irakeno. Nel comunicato finale, inviato per conoscenza ad AsiaNews, vengono tracciate le linee guida della missione in una fase cruciale della vita della Chiesa irakena.

Il primate caldeo esorta i fedeli “dentro e fuori” il Paese a unirsi e rafforzare la loro identità caldea, secondo i principi di fede, l’etica cristiana e l’appartenenza alla Chiesa stessa, alla patria e alla lingua. A questo si aggiunge il compito primario di garantire “il ritorno delle famiglie” sfollate a dallo Stato islamico (SI, ex Isis), molte delle quali versano ancora in condizioni di difficoltà grave.

In quest’ottica diventa essenziale “sostenere il processo di ricostruzione” di Mosul e delle cittadine della piana di Ninive devastate dai jihadisti. I vertici della Chiesa caldea incoraggiano le famiglie di sfollati interni cristiani “a ritornare e non vendere case e proprietà”, perché esse appartengono “al loro patrimonio” storico e culturale.

La Chiesa irakena rinnova l’invito a difendere in modo strenuo i diritti dei cristiani, partendo da una loro “giusta rappresentazione” all’interno delle istituzioni governative. A questo si aggiunge il percorso finalizzato alla nascita di uno Stato “civile” che riconosca la “piena cittadinanza” per tutti i suoi membri, basato sulla “eguaglianza, giustizia, diritto” e contro l’ideologia settaria.

Per quanto concerne i processi elettorali, la nota ribadisce l’importanza che siano i cristiani stessi a scegliere i loro rappresentanti in Parlamento e nei consigli provinciali, in particolare per le “quote” assegnate alle minoranze, senza l’intervento di “grandi partiti” che manipolano voti e consenso. Inoltre, è auspicabile la creazione di un fondo congiunto in seno al Patriarcato “per sostenere progetti mirati” e “i bisogni delle singole diocesi”; a questo si aggiunge uno “studio economico” per “determinare le condizioni in base alle quali contribuire al fondo stesso”.

Il Sinodo caldeo - durante il quale i partecipanti hanno rivisto i testi della liturgia - da poco concluso verrà ricordato anche per la partecipazione (una prima assoluta) dei laici, che si sono uniti ai vescovi in una due giorni di lavori il 6 e 7 agosto. Agli incontri erano presenti 16 persone, fra cui tre donne, che hanno promosso sei sessioni dedicate a temi diversi, fra cui le modalità allo studio per favorire la partecipazione degli stessi alla vita della Chiesa locale.

Al termine dei lavori, i partecipanti hanno sottolineato alcune linee guida per il prossimo futuro: dal rafforzamento dell’identità caldea nel linguaggio e nella liturgia, all’organizzazione di una Conferenza dei laici caldei da tenersi nel 2022 e anticipata da un incontro dei giovani laici caldei per la primavera del prossimo anno. Al centro dei lavori la fede, l’apertura agli altri, il sacramento del matrimonio e il discernimento vocazionale.

Al Sinodo hanno partecipato vescovi provenienti da Iraq, Iran, Siria, Libano, Stati Uniti, Canada e Australia, che nel contesto dei lavori hanno inviato una lettera a papa Francesco in cui hanno riaffermato l’amore e la gratitudine verso il pontefice. La missiva si è conclusa con l’auspicio che il papa possa venire, come annunciato, a visitare il Paese nel 2020.

Asia News



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