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Raid Usa in Iraq, ucciso generale iraniano Soleimani

Il più influente generale iraniano, 62 anni, colpito da un missile su ordine di Trump. Teheran: ci vendicheremo

Credit Foto - Ansa

Su ordine di Donald Trump un drone americano nella notte ha ucciso con un missile Qassem Soleimani, 62 anni, il più influente generale iraniano considerato il numero due nella gerarchia del potere a Teheran. Soleimani era il capo delle milizie al-Quds dei Guardiani della Rivoluzione, la forza d’élite dell’esercito della Repubblica islamica, amico degli ayatollah e molto amato anche dai giovani. Secondo il Pentagono Soleimani «stava progettando attacchi contro diplomatici e militari americani in Iraq e in tutta la regione». Durissima la risposta iraniana a quello che è considerato «un atto di guerra». Il Leader Supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, ha promesso «una dura rappresaglia». Secondo molti ossevatori, la morte di Soleimani potrebbe scatenare un vero e proprio conflitto tra Stati Uniti e Iran. I venti di crisi in Medio Oriente hanno causato un’impennata del prezzo del petrolio.

L’anello al dito
Il corpo di Soleimani è stato identificato da un anello che portava al dito. I missili partiti dal Reaper hanno colpito il convoglio di auto che aveva appena lasciato l’aeroporto. Il generale era responsabile delle azioni militari iraniane all’estero, dalla Siria all’Iraq, dal Libano allo Yemen. Il raid americano è arrivato due giorni dopo l’assalto all’ambasciata statunitense in Iraq, quando centinaia di miliziani sciiti avevano cercato di entrare nella sede diplomatica Usa. I missili hanno ucciso anche il capo delle Forze di Mobilitazione popolare, la potente milizia filo-iraniana che è parte integrante delle forze militari irachene.

Il capo delle Guardie della Rivoluzione
Qasem Soleimani era considerato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati uno dei militari più sanguinari all’opera nella regione mediorientale. Sessantadue anni, figlio di contadini, storico comandante delle Guardie della Rivoluzione, amico del Leader Supremo Khamenei (che aveva officiato anche il matriminio della figlia), Soleimani era uomo chiave del regime degli ayatollah. Negli ultimi vent’anni il generale aveva guadagnato una fama quasi mitica sia tra i suoi nemici sia tra i molti sostenitori iracheni. Qualcuno lo aveva paragonato a Karla, il capo delle spie sovietiche dei romanzi di John Le Carré.

La risposta di Rohani, la foto di Trump
«Gli iraniani e altre nazioni libere del mondo si vendicheranno senza dubbio contro gli Usa criminali per l’uccisione del generale Qassen Soleimani»: lo ha detto oggi il presidente iraniano Hassan Rohani. «Tale atto malvagio e codardo è un’altra indicazione della frustrazione e dell’incapacità degli Stati Uniti nella regione per l’odio delle nazioni regionali verso il suo regime aggressivo». Il presidente Trump nella notte americana ha postato una immagine della bandiera a stelle e strisce. Critiche le reazioni del partito democratico. Joe Biden, candidato alle presidenziali ed ex numero due di Barack Obama alla Casa Bianca, ha definito l’uccisione di Soleimani «un atto sconsiderato». Sia Obama che Bush prima di lui avevano sempre escluso l’eliminazione del super-generale iraniano, temendo di innescare una guerra aperta in Medio Oriente.

«L’atto di terrorismo internazionale degli Stati Uniti con l’assassinio del generale Soleimani, la forza più efficace nel combattere il Daesh, Al Nusrah e Al Qaida, è estremamente pericolosa e una folle escalation — ha affermato a caldo il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif —. Gli Stati Uniti si assumeranno la responsabilità di questo avventurismo disonesto». Mentre negli Usa il candidato alla Casa Bianca, Joe Biden, ha commentato che, con l’attacco che ha ucciso il generale iraniano Qassem Soleimani, Donald Trump ha gettato «dinamite in una polveriera». Per la candidata democratica Elizabeth Warren «Soleimani era un assassino responsabile della morte di migliaia di persone, inclusi centinaia di americani», ma la mossa «avventata» di Donald Trump «provoca un’escalation della situazione con l’Iran. La nostra priorità deve essere evitare un’altra costosa guerra» ha scritto su Twitter. Di segno opposto la reazione dell’ex ambasciatore Usa Nikki Haley, che ha twittato: «Qassem Soleimani era un arci terrorista con sangue americano sulle sue mani. La sua scomparsa dovrebbe essere applaudita da tutti coloro che cercano pace e giustizia. Orgoglioso del presidente Trump per aver fatto la cosa giusta e forte».

Suleimani è una figura quasi leggendaria, uno degli uomini più potenti in Medio Oriente: generale, stratega con ambizioni politiche, è spesso apparso al fianco della Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, ma si è sempre mosso nell’ombra, arcinemico di Usa e Israele. È considerato l’architetto di gran parte delle attività iraniane in Medio Oriente, compresa la guerra in Siria e gli attacchi su Israele. L’Iran, Paese a stragrande maggioranza sciita, esercita un’enorme influenza sull’Iraq da quando è stato ucciso il «rais», Saddam Hussein, che era sunnita. Da ottobre è scosso dalle proteste anti-governative e contro l’Iran, considerato la «longa manus» che agisce dietro il governo; e Suleimani, proprio per aiutare il governo a riportare la situazione sotto controllo sarebbe stato più volte nelle ultime settimane in Iraq. 

La sua morte potrebbe portare a una grave escalation nel conflitto rimasto a lungo sottotraccia tra Stati Uniti e Iran, e recentemente esploso con l’assalto all’ambasciata americana da parte di miliziani filo-iraniani dopo il raid americano e proprio contro un’altra milizia appoggiata da Teheran, Kataeb Hezbollah.

Corriere della Sera



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