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"Habemus papam". Conclave, la storia dell'elezione del pontefice

Credit Foto - Repubblica.it

“Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell'accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie!”

Queste le prime parole di Jorge Mario Bergoglio pronunciate davanti ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro la sera del 13 marzo 2013, dopo essere stato eletto Papa al quinto scrutinio ed aver assunto il nome di Francesco in onore del Santo di Assisi. Come si elegge il Papa? Come si svolge il Conclave? Quale l’origine storica del termine? Quali i cambiamenti degli ultimi anni? Proviamo a rispondere.


Il termine Conclave deriva dal latino cum clave, cioè "chiuso” con la chiave" o "sottochiave". L'evento storico che diede il nome di conclave all'elezione dei pontefici risale al 1270, quando gli abitanti di Viterbo, allora sede papale, stanchi di anni di indecisioni dei cardinali, li chiusero a chiave nella sala grande del palazzo papale e ne scoperchiarono parte del tetto, in modo da metterli nelle condizioni di decidere al più presto chi eleggere come nuovo pontefice. I cardinali scelsero come papa Gregorio X, il quale, con la costituzione Ubi periculum (1274), canonizzò di fatto l’operato dei Viterbesi e prescrisse per le successive elezioni del papa una rigorosa clausura.

Attualmente il Conclave è regolato dalle norme emanate da Pio X (Costituzione Vacante Sede Apostolica, 1904), rivedute da Pio XII (Costituzione Vacantis Apostolicae Sedis, 1945) e alle quali Giovanni XXIII apportò alcuni ritocchi (motuproprio Summi Pontificis electio, 1962). Paolo VI (Costituzione Romano Pontifici eligendo, 1975) introdusse alcune novità, la più importante delle quali l’esclusione dal conclave dei cardinali ultraottantenni. Altre piccole novità sono state introdotte da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI.

Le regole per l’elezione prevedono che subito dopo la morte del pontefice, annunciata dal decano del Collegio cardinalizio, vengano convocati a Roma tutti i cardinali, sia quelli sotto gli 80 anni, sia quelli più anziani. Il giorno fissato per l'inizio del conclave, tutti i cardinali si riuniscono nella basilica di San Pietro, dove celebrano la Missa pro eligendo Romano Pontifice. Il pomeriggio stesso i cardinali elettori, in abito corale, si recano in processione cantando le litanie dei santi e il Veni Creator Spiritus, dalla Cappella Paolina verso la Cappella Sistina, dove, nei giorni dell'interregno, sono stati allestiti i banchi per la votazione nel coro, è stata eseguita la bonifica totale da qualsiasi mezzo audiovisivo (sostanzialmente non c’è rete per i telefonini e non è possibile alcuna comunicazione con il mondo esterno) ed è stata montata la stufa nella quale verranno bruciati appunti e voti degli elettori e verrà data, attraverso i segnali di fumo, una fumata nera per ogni avvenuta votazione, fino a quando non verrà raggiunto il quorum previsto, che verrà indicato all'esterno con una fumata bianca.

Il conclave risponde a regole e rituali codificati negli anni, quasi impossibili da sintetizzare in poche righe, proviamo a segnalare alcuni aspetti di particolare rilevanza. Ciascun cardinale elettore dispone di una scheda di forma rettangolare, con riportata la scritta “Eligo in Summum Pontificem” sotto la quale ognuno deve scrivere con grafia non riconoscibile il nome del cardinale a cui intende dare il suo consenso per l'elezione a Romano Pontefice. Successivamente un cardinale alla volta si reca, tenendo in mano la scheda piegata in due e ben visibile presso l'altare dove sono presenti i tre scrutatori e un'urna con un piatto appoggiatovi sopra. Arrivato dinanzi all'affresco del Giudizio Universale di Michelangelo, pronuncia il giuramento in latino:

“Testor Christum Dominum, qui me iudicaturus est, me eum eligere, quem secundum Deum iudico eligi debere.”

“Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto.”

e, posta la scheda sul piatto, lo alzerà per lasciarla scivolare all'interno dell'urna; quindi tornerà al proprio posto.

Una volta che tutti hanno votato si procede alla conta e allo spoglio dei voti. Il risultato è poi reso noto ai cardinali. Se nessun candidato ottiene più di due terzi dei voti si svolge un'altra votazione. Se ancora non c'è un vincitore altre due votazioni si potranno tenere nel pomeriggio. Fino ad un massimo di quattro votazioni al giorno (due al mattino e due al pomeriggio). Dopo ogni scrutinio le schede sono bruciate.

Ritengo sia interessante mettere a confronto i differenti conclavi, concentrando la nostra attenzione sugli eventi degli ultimi 150 anni. Prima di tutto, i cardinali elettori passano dai 64 del Conclave del 1878 che elesse Papa Leone XIII ai 117 (ma 115 presenti, 2 erano malati) che hanno eletto sia Benedetto XVI che Papa Francesco. Solo 3 sono stati gli scrutini necessari per la scelta di Leone XIII e Pio XII (1939), tutto sommato sono stati brevi anche i conclavi che hanno eletto Giovanni Paolo I (1978) e Benedetto XVI (2005), mentre più complesse sono state le scelte di Giovanni Paolo II (1978, dopo 8 scrutini) e soprattutto spicca la durata del conclave che ha portato nel 1958 al soglio pontificio “Il Papa Buono”, Giovanni XXIII, dopo ben 11 scrutini.

Altro elemento interessante e legato alla “Geopolitica della Chiesa Cattolica” è la composizione del collegio cardinalizio. Ricordiamo brevemente che i cardinali sono nominati dal Papa, il quale ha quindi potere con le sue scelte di cambiare la composizione del collegio cardinalizio. Sostanzialmente, a partire dal pontificato di Giovanni Paolo II, è iniziato un processo di “mondializzazione del conclave”, sempre meno un soggetto italiano e curiale, sempre più aperto alla dinamicità e complessità della Chiesa Cattolica come realtà universale. Scendiamo nei dettagli e confrontiamo la composizione dei conclavi del 1922, del 1963 e del 2013.

Nel 1922 abbiamo 60 cardinali elettori ma 7 assenti. Dei 53 presenti 30 erano italiani e 23 europei, non abbiamo alcun cardinale extraeuropeo (ce ne sono 3 e figurano tra gli assenti).

Nel 1963 già il quadro è leggermente cambiato. 19 i cardinali tra Nord e Sud America, 1 africano, 6 asiatici, 1 dell’Oceania, 29 italiani sui 55 europei, 82 cardinali elettori in tutto per una chiesa che già in parte si è aperta al mondo.

Nel 2013 questa la composizione dei 118 cardinali che hanno eletto Papa Francesco: abbiamo 28 italiani e 59 europei, ma anche 19 elettori sudamericani e 14 nordamericani (di cui ben 11 dagli Stati Uniti), oltre a 12 africani, 10 asiatici e un cardinale dall’Oceania.

Le nomine cardinalizie operate da Papa Francesco continuano nella direzione della internazionalizzazione della Chiesa Cattolica, si pensi a quella dell'iracheno Louis Raphael I Sako, patriarca caldeo di Baghdad, come anche a quelle di  Pedro Barreto, arcivescovo di Huancayo (Perù) e Desiré Tsarahazana, arcivescovo di Toamasina (Madagascar). Il conclave, nato tra le mura amche di Viterbo, è ormai un utile strumento di governo della chiesa cattolica nella sua vocazione universale.


Mario Scelzo per sanfrancesco.org




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