"Mi chiamavano Calimero", diario del frate di Longiano padre Roberto Ceccarelli, a 15 anni dalla morte
Sarà ricordato con un libro il frate santo di Longiano
di Piero Ghetti
Mi chiamavano Calimero. Diario. Vita e calvario di padre Roberto Ceccarelli, francescano conventuale (1956-2005)”. Sarà ricordato con un libro il frate santo di Longiano padre Roberto Ceccarelli, a 15 anni dalla morte. Il volume biografico, curato da Apollonio Tottoli e Mario Rolandi per le Edizioni Messaggero Padova Emp, sarà presentato a Forlì venerdì alle 20.45, nella sala parrocchiale “Ildebrando” di San Martino in Strada, piazzale della Pieve, 2. Il religioso, popolarissimo nel cesenate e in tutta la Romagna francescana, nacque a Crocetta di Longiano nel 1956. A 10 anni entra nel seminario del suo paese natale. A chi gli chiedeva le ragioni della sua vocazione, dice di aver sentito fin da bambino l’esigenza forte di fare esperienza di Dio, pur legato da grande affetto ai genitori.
“Vuole diventare santo – si legge nel libro - ma con la sua esuberanza continua a compiere marachelle che gli attirano punizioni da parte dei superiori; si sente stretto fra le maglie della disciplina ed incomincia a rendersi conto che l’ideale che si propone è esigente”. Dagli scritti imperniati su di lui, traspare il percorso di un’anima solare: “fratino” a Longiano, postulante a Ferrara, novizio a Padova. Qui avverte il timore di un dualismo fra Movimento dei Focolari, che ha conosciuto e da cui si sente tanto attratto, e l’Ordine Francescano, il suo primo amore. “E’ turbato dal dubbio che essi siano incompatibili; teme di tenere i piedi in due staffe. E’ il maestro del noviziato a dissipare i suoi dubbi, aiutandolo a porre Dio al di sopra di tutto”. Padre Roberto era di una simpatia contagiosa: “Accorrono a lui decine di giovani. Per avvicinarli a Dio usa anche la musica, che coltiva con entusiasmo e che sente come potente mezzo per aiutare i giovani ad elevarsi e pregare”.
Padre Roberto ha il senso dell’umorismo, anzi è l’anima del buon umore in convento, pur mantenendo l’unione con Dio. “Sorride come sorride chi è felice e sorriderà anche quando le forze verranno meno perché sarà tutto in Dio”. L’evento spartiacque della sua vita accade nel 2002, all’età di 46 anni, in convento ad Assisi, gli viene diagnosticato un tumore. “Dopo un lungo silenzio, fissando profondamente l’orizzonte, ebbe l’intuizione che qualcosa di grande e misterioso stava iniziando, qualcosa che lo avrebbe cambiato per sempre”. Allora disse: “Vediamo che cosa ci prepara il Signore”. Iniziò il suo percorso di malattia con tante domande, stupore, paura, ma sempre con la disponibilità, a volte conquistata faticosamente, ad accogliere il disegno di Dio, a lasciarsi fare. “Darsi in cibo è donarsi fino a dissolversi per amore dell’altro e solo così ci si realizza… Si deve amare fino alla morte. Ecco che cosa mi sto preparando a fare della mia malattia e della mia morte: la prova suprema dell’amore”. E si ripete: “Coraggio, Roberto, Gesù ha bisogno di te!”. Alla presentazione del volume sul frate santo saranno presenti il parroco di San Martino in Strada, Grisignano e San Lorenzo in Noceto don Massimo Masini, padre Salvatore Lenzi e altri amici che l’hanno stimato in vita, ma ancor di più dopo il suo ritorno alla casa del Padre. www.forlitoday.it
Piero Ghetti
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