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BENEDETTO XVI SCRIVE AL CORRIERE: "SONO IN PELLEGRINAGGIO VERSO CASA"

Credit Foto - Ansa - PRESS OFFICE/ OSSERVATORE ROMANO

La lettera, «Urgente a mano», è arrivata ieri mattina alla sede romana del Corriere dal «Monastero Mater Ecclesiae, V-120 Città del Vaticano»: l’eremo dentro le Sacre Mura dove il Papa emerito Benedetto XVI si è ritirato da quando si dimise, esattamente cinque anni fa. Ma sembrava arrivata da un altro mondo, molto più distante dei pochi chilometri che segnano la distanza fisica da quel luogo. Forse perché la busta conteneva un cartoncino ripiegato, e dentro un’altra busta sigillata, con un messaggio di nove righe. Ma soprattutto perché trasmetteva parole forti, vere, non formali: un gesto di squisita attenzione nei confronti di quanti, ultimamente, chiedevano sempre più spesso come stesse «Papa Benedetto»; come vivesse quello che lui stesso chiama, nel testo, «quest’ultimo periodo della mia vita».

Canale riservato
Qualche giorno fa, attraverso un canale riservato, avevamo rivolto la domanda a lui, confidando di ricevere una risposta. Dopo cinque anni in cui era praticamente scomparso dall’orizzonte pubblico, incontrando pochi amici, e diradando perfino le sue passeggiate nei giardini vaticani, aiutandosi con un deambulatore, forse pensava di essere stato dimenticato. Non sapeva che la sua figura rimane molto presente, con la suggestione epocale di un periodo in cui convivono «due Papi», espressione non proprio ortodossa ma abituale. Anzi, il mistero dei suoi giorni senza eco pubblica, con immagini sfuocate e apparizioni sempre più rare in qualche cerimonia alla quale era invitato da Francesco, ne hanno affilato e insieme ingigantito il profilo.

Quella firma a mano
Benedetto «c’è», aleggia senza volerlo. Anzi, forse è radicato nella memoria dell’opinione pubblica proprio perché ha cercato di dissolversi in un limbo esistenziale per lasciare l’intera scena al successore: quel cardinale Jorge Mario Bergoglio «che ha la calligrafia più piccola della mia», ha notato una volta Joseph Ratzinger. Ma la sua, a penna, in calce alla lettera, ormai è minuscola: quasi si rimpicciolisse insieme alle sue energie fisiche, evidenziando la difficoltà perfino a scrivere. Raccontano che in privato lo dica con una punta di tristezza: non riesce più a dedicare abbastanza tempo per costruire quei testi di grande finezza teologica che hanno tracciato per anni il percorso della Chiesa cattolica. Eppure accetta la propria fragilità. Nelle sue parole, che sono un ringraziamento e al tempo stesso quasi un commiato, se ne coglie più di un accenno. (Massimo Franco - Corriere della Sera)

IL TESTO DELLA LETTERA
«Caro dott. Franco – scrive Papa Benedetto XVI – mi ha commosso che tanti lettori del Suo giornale desiderino sapere come trascorro quest’ultimo periodo della mia vita. Posso solo dire a risguardo che, nel lento scemare delle forze fisiche, interiormente sono in pellegrinaggio verso Casa. È una grande grazia per me essere circondato in quest’ultimo pezzo di strada a volte un po’ faticoso, da un amore e una bontà tali che non avrei mai potuto immaginare. In questo senso considero anche la domanda dei Suoi lettori come accompagnamento per un tratto. Per questo non posso far altro che ringraziare, nell’assicurare da parte mia a voi tutti la mia preghiera. Cordiali saluti».



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