Il luogo della nascita di Maria
La Chiesa di Sant’Anna in Gerusalemme
di Antonio Tarallo
Affascinante la storia di Maria. Affascinante la storia di Myrhiàm (in ebraico) o, se vogliamo – in aramaico –Maryām. Affascinante la storia di Maryam, questa volta è in lingua araba. Non possiamo fare a meno di citare il suo nome, in diverse lingue, perché proprio in lei, convergono religioni, storie, tradizioni, provenienti da diversi credi, fedi. E, non possiamo non citare questi diversi “modi di dire” il suo nome, se l’argomento è: Maria bambina. Quella stessa bambina che pronuncerà il suo “fiat” a Dio, e si troverà ad essere donna, madre, in giovanissima età.
Secondo quanto scritto nel Protovangelo di Giacomo, i genitori di Maria si chiamavano Anna e Gioacchino, e concepirono Maria in tarda età. Questo sappiamo. Nella precedente puntata, abbiamo visto la storia dell’istituzione della Festa della Natività di Maria, e abbiamo fatto cenno alla costruzione della Chiesa di Sant’Anna in Gerusalemme. In queste righe, allora, faremo un piccolo viaggio verso quel luogo che secondo la tradizione ha visto la famiglia della piccola Maria vivere. Ma dove si trovano le mura che avrebbero ascoltato, per prime, la voce della piccola Myrhiàm?
Gerusalemme, quartiere musulmano della città vecchia. Siamo nei pressi della piscina di Bethesda (o Piscina Probatica), riportata alla luce durante degli scavi condotti nel XX secolo, ma iniziati già a fine ‘800. Il sito ha avuto, nel corso dei secoli, diverse trasformazioni. In quei luoghi che sono legati alla guarigione del paralitico (Vangelo di Giovanni, 5,1-9), nell’epoca dell'imperatore Adriano (II secolo), II secolo, furono costruiti bagni pubblici ed un tempio pagano. Si deve ai bizantini, nel V secolo, la costruzione di una basilica dedicata a Maria, sorta al posto del tempio adrianeo. Questa basilica, come molte altre in tutta la Palestina, fu distrutta con l'invasione persiana del 614. I crociati, sui resti della chiesa bizantina, costruirono la chiesa che noi, oggi, possiamo ammirare nella sua bellezza delle tre navate, perfettamente conservate. Infatti, la chiesa,è uno dei pochi e magnifici resti superstiti di edilizia sacra crociata. La chiesa, successivamente, fu trasformata da Saladino in una scuola coranica, rimasta in mano mussulmana, fino al 1865. Successivamente alla guerra di Crimea, il sultano turco Abdul Megid la donò al governo francese, assieme a tutte le adiacenze. Dal 1878 la gestione del luogo fu affidata ai Padri Bianchi, padri missionari d’Africa, congregazione fondata nel 1868 da mons. Charles Lavigerie, arcivescovo di Algeri.
L’interno della chiesa è a tre navate. Sui due capitelli di colonne, poste a fianco dell’altare, sono scolpiti i simboli degli evangelisti Matteo e Luca. Le pietre bianche con cui è costruita e le perfette proporzioni donano alla chiesa un’acustica eccezionale. Il “cuore” della chiesa, però, è la cripta, elegante e – tra l’altro – recentemente restaurata. E’ costruita su antiche grotte. Ed è proprio qui, in una di queste grotte, che è stata localizzata – fin dall’epoca crociata – il luogo della casa di Gioacchino ed Anna. I cristiani furono in grado di mantenere lungo i secoli il ricordo della casa natale della Vergine, anche quando la chiesa sovrastante si trovava nelle mani dei musulmani. In quel tempo ai cristiani non era permesso discendere se non attraverso una finestrella situata nel muro sud della chiesa. Durante questa dominazione, solo i francescani della Custodia di Terra Santa ottennero saltuariamente il permesso di entrare nella cripta per pregare insieme ai pellegrini. Solo nel XVI secolo, acquisirono il diritto di celebrarvi la Messa in occasione della Natività della Vergine Maria e dell’Immacolata Concezione, la festa dell’otto dicembre.
L’otto settembre, la chiesa, oggi, si riempie di fedeli locali, dei tanti religiosi e religiose rappresentanti delle diverse comunità presenti a Gerusalemme. La celebrazione solenne, in lingua francese. Canti gregoriani in latino e una processione conduce il celebrante e i concelebranti, nella cripta per l’incensazione della gotta identificata – appunto – come la casa natale della Vergine.
Ancora una volta, Maria, si presenta come ponte, come crocevia di diverse tradizioni e fedi. Unisce. Così, come sappiamo, fu fondamentale per l’unione degli Apostoli – in un Mondo sempre più diviso, per diverse ragioni – tutt’ora oggi, rimane lei, il punto di contatto fra gli Uomini, anche quando provengono da religioni diverse.
Antonio Tarallo
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la cripta
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