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Il rispetto della Natura parte da sé stessi. Il lato ecologista del "papa teologo" Benedetto

di Antonio Tarallo
Credit Foto - Famiglia Cristiana

“Alle nuove generazioni è affidato il futuro del pianeta, in cui sono evidenti i segni di uno sviluppo che non sempre ha saputo tutelare i delicati equilibri della natura. Prima che sia troppo tardi, occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l’uomo e la terra”. Quel “prima che sia troppo tardi” è il fulcro di tutto il discorso che Papa Benedetto XVI fece ai giovani, a Loreto, nel 2007. Il lato “ecologista” di Papa Ratzinger, diciamolo pure, non è tanto noto. L’immaginario collettivo è stato, ed è tuttora, abbastanza incline a vedere il Papa tedesco solamente come uomo di preghiera, uomo di “vette” teologiche. Ma cerchiamo, almeno per un momento, di arricchire tale unica visione. Le vette le ha toccate, sì di teologia, è vero. Ma altrettanto vero il fatto che – un po’ come il suo predecessore Wojtyla – anche quelle innevate, quelle delle montagne, le ha da sempre contemplate, Papa Benedetto. E non sono poche – per niente! – le volte che il suo pontificato ha messo in primo piano il delicato argomento dell’ecologia. In otto anni di  pontificato, tante sono state le parole in merito. Anzi, tantissime. Bisogna ricordare che – addirittura – il 22 aprile scorso, quelle parole sono state un monito per l’Earth Day dell’Onu, tanto da spingere il quotidiano Washington Post a pubblicarle come “parole chiave” e a definire Papa Ratzinger, il pontefice più “green” della Storia della Chiesa.

Sono state tante le occasioni, dicevamo. E, allora, cerchiamo di passarle in rassegna.

Era il 2009, al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Udienza estiva pubblica, e Papa Benedetto XVI ha così espresso il suo pensiero in merito all’Ambiente:

“I differenti fenomeni di degrado ambientale e le calamità naturali, che purtroppo non raramente la cronaca registra, ci richiamano l’urgenza del rispetto dovuto alla natura, recuperando e valorizzando, nella vita di ogni giorno, un corretto rapporto con l’ambiente”.

La chiama “urgenza”. Ed è un’urgenza che va fronteggiata ogni giorno, nella vita quotidiana.  Questo, il primo insegnamento. Ma vediamo, più avanti, come si esprimeva il pontefice bavarese:

“La Chiesa considera le questioni legate all’ambiente e alla sua salvaguardia intimamente connesse con il tema dello sviluppo umano integrale. A tali questioni ho fatto più volte riferimento nella mia ultima Enciclica Caritas in veritate, richiamando “l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà” (n. 49) non solo nei rapporti tra i Paesi, ma anche tra i singoli uomini, poiché l’ambiente naturale è dato da Dio per tutti, e il suo uso comporta una nostra personale responsabilità verso l’intera umanità, in particolare verso i poveri e le generazioni future”.

Sull’Enciclica “Caritas in veritate” ci ritorneremo meglio, in chiusura. Ma la cosa più sorprendente di quella giornata, forse, sono queste parole che – in certa misura – risultano, oggi, assai profetiche per l’enciclica che il suo successore Papa Francesco firmerà sei anni dopo: 

“Cari fratelli e sorelle, ringraziamo il Signore e facciamo nostre le parole di san Francesco nel Cantico delle creature: “Altissimo, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et omne benedictione … Laudato si’, mi’ Signore, cum tucte le tue creature”. Così san Francesco. Anche noi vogliamo pregare e vivere nello spirito di queste parole”.

Ma anche il messaggio per il Capodanno del 2010 è certamente una testimonianza di quanto questo tema fosse presente nella mente e nel cuore di Papa Benedetto. Il titolo del messaggio, tutto un programma: “Se vuoi coltivare la pace, coltiva il creato". Vediamo qualche punto saliente di questo importante documento “ecologico” di Papa Ratzinger.

“All’origine di quella che, in senso cosmico, chiamiamo "natura" vi è un disegno di amore e di verità. Il mondo "non è il prodotto di una qualsivoglia necessità, di un destino cieco o del caso. Il mondo trae origine dalla libera volontà di Dio, il quale ha voluto far partecipare le creature al suo essere, alla sua saggezza e alla sua bontà".

E ancora:

“L’essere umano si è lasciato dominare dall’egoismo, perdendo il senso del mandato di Dio, e nella relazione con il creato si è comportato come sfruttatore, volendo esercitare su di esso un dominio assoluto. (…) Non si può domandare ai giovani di rispettare l’ambiente, se non vengono aiutati in famiglia e nella società a rispettare se stessi: il libro della natura è unico, sia sul versante dell’ambiente come su quello dell’etica personale, familiare e sociale. I doveri verso l’ambiente derivano da quelli verso la persona considerata in se stessa e in relazione agli altri”.

L’aspetto educativo è preminente. E parte dal rispettare sé stessi. Ed è interessante come Ambiente e Persona facciano parte di un unico discorso, potremmo dire. In questa antropologica visione è bene evidente la “lezione” del suo predecessore Wojtyla.

Ma veniamo all’enciclica “Caritate in veritate” (2009). Sarebbero tanti i passaggi, e tanti i commenti da fare. Impossibile sintetizzare il tutto in poche righe. Sicuramente il capitolo quarto rimane  un caposaldo del Magistero della Chiesa sul tema ambientale. Da questo, prendiamo solo due stralci che ci sembrano un “emblema” del pensiero del pontefice tedesco riguardo l’Ambiente:

“All'uomo è lecito esercitare un governo responsabile sulla natura per custodirla, metterla a profitto e coltivarla anche in forme nuove e con tecnologie avanzate in modo che essa possa degnamente accogliere e nutrire la popolazione che la abita. C'è spazio per tutti su questa nostra terra: su di essa l'intera famiglia umana deve trovare le risorse necessarie per vivere dignitosamente, con l'aiuto della natura stessa, dono di Dio ai suoi figli, e con l'impegno del proprio lavoro e della propria inventiva. Dobbiamo però avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch'esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla”.

“Per salvaguardare la natura non è sufficiente intervenire con incentivi o disincentivi economici e nemmeno basta un'istruzione adeguata. Sono, questi, strumenti importanti, ma il problema decisivo è la complessiva tenuta morale della società. Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell'uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale”.



Antonio Tarallo

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