L’Italia, “terra di santi, poeti, navigatori”…ma soprattutto di tanti Santi
Viaggio veloce nella devozione popolare nostrana
di Antonio Tarallo
L’Italia, si sa, “terra di santi, poeti, navigatori”. Lo diceva bene un italiano d.o.c., poi divenuto – in una certa misura – il primo emigrante italiano ante litteram, lui, Cristoforo Colombo. Dicevamo, Paese di Santi, ed è proprio vero. E teniamo a precisare che non è campanilismo, questo. E’ pura constatazione. Che a Roma sia presente il Papa, forse, potrebbe anche influenzare un po’ questa tradizione nostrana, di un calendario fitto fitto di nomi, di date; e dietro a quelle date, troviamo innumerevoli biografie, interessantissime, di donne e uomini che, a un certo punto della vita, decidono (eh sì, la via della Santità, non è solo una sorta di “elezione divina”, ma è anche scelta) di intraprendere un cammino…un po’ particolare. Il cammino della Santità, specchio riflesso del cammino di Cristo. E l’ “atelier” della “moda italiana”, quella santa dico, è vasto. Da Nord a Sud percorre tutto lo stivale. Dai piccoli centri, alle metropoli immense. L’età dei Santi? La forchetta è ampia. Giovanissimi e meno giovanissimi. Percorriamo, allora, questo Paese, alla scoperta e/o riscoperta di queste enormi figure che – assieme a tanti altri – costituiscono quello che liturgicamente viene definita “comunione dei Santi”, appunto. Qualche “nome” scorre nella memoria di ognuno.
Non si poteva non iniziare se non con San Francesco d’Assisi, festeggiato il quattro ottobre. Iniziamo con lui, anche perché il titolo di Patrono d’Italia, racchiude, condensa, un po’ tutta la sequela dei grandi santi nostrani. Se poi, vogliamo avere uno sguardo più ampio, più europeo diciamo così, c’è il nostro San Benedetto da Norcia, festeggiato l’11 luglio. Praticamente, l’Umbria pare assai propizia a “donare” Santi importanti. Fortissima, la devozione popolare a questi due santi. Il primo, Francesco, vede l’esplosione di fedeli, tra il tre e il quattro ottobre nella città di Assisi: famiglie, devoti, frati, sacerdoti accumunati tutti dal famoso “Tau”. Invece, se parliamo di San Benedetto, forse, un simbolo che ben esprime proprio la devozione è il famigerato “Crocifisso di San Benedetto”. Doverose due righe. Nella medaglia posta al centro del Crocifisso, troviamo l’effige del Santo che tiene nella mano destra, una croce elevata verso il cielo, e nella sinistra il libro aperto della santa Regola. Dietro lui, l’altare. Sopra è posto un calice dal quale esce una serpe per ricordare un episodio accaduto a San Benedetto: il Santo, con un segno di croce, avrebbe frantumato la coppa contenente il vino avvelenato datogli da monaci attentatori. Attorno alla medaglia, sono coniate queste parole: "EIUS IN OBITU NOSTRO PRESENTIA MUNIAMUR", possiamo essere protetti dalla sua presenza nell'ora della nostra morte. Questo l’oggetto di devozione, legato al Santo di Norcia. Ma dopo queste due enormi figure, cerchiamo di “alleggerire” con un santo assai venerato, e specialmente da una “fetta di fedeli” che “vanno in giro in tandem”: San Valentino. Nella lista non poteva mancare, lui, il Santo degli innamorati: San Valentino di Terni, Vescovo e Martire. La data a lui legata, la conosciamo tutti…il 14 febbraio. La città di Terni, invoca san Valentino come principale patrono. Numerosi sono gli eventi e le celebrazioni organizzate nel corso del mese di febbraio. La festa più importante? E’ probabilmente la festa della promessa, la domenica precedente il 14 febbraio, in cui centinaia di giovani vengono a Terni in vista del loro matrimonio nei mesi seguenti alla festa. Un Santo…molto… “amato”, non c’è che dire!
E ora è la volta, di San Rocco (16 agosto) e i suoi serpenti, per parafrasare il famoso film viscontiano di “Rocco e i suoi fratelli”. Questa volta ci troviamo in terra d’Abruzzo. La statua in processione, tutta ricoperta di serpenti. La devozione al Santo è molta, in questa terra. Bisogna dire che questa volta l’origine è straniera, francese, e per l’esattezza di Montpellier. Ma nella devozione popolare italiana ha fatto breccia nei cuori di molti, in tutta la Penisola italiana. Bisogna ricordare che, in fondo, anche se di origini francesi, come dicevamo, San Rocco viene in Italia per pellegrinaggio e, proprio per questo, ecco ben presente la sua figura nella Fede di molti italiani. Tanto da divenire il santo patrono di numerosi paesi in tutto lo Stivale, e diverse località addirittura portano il suo nome. Chiudiamo il capitolo, con due nomi che rappresentano davvero l’italica devozione: San Pio da Pietrelcina e Sant’Antonio di Padova, seppur sappiamo bene che quest’ultimo abbia natali portoghesi. Manifestazioni popolari, canti, preghiere, processioni in loro onore, vedono intere comunità impegnate. Gigli e fiori invadono diverse località, ogni 23 settembre e 13 giugno.
Grandi figure femminili nel calendario devozionale. Tante. Spiccano due, in particolare: Santa Chiara d’Assisi e Santa Rita, rispettivamente festeggiate l’11 agosto e il 22 maggio La stanza dove è morta “la poverella di Assisi”, nella chiesa di San Damiano, meta di numerosi e popolosi pellegrinaggi. Ma veniamo, un attimo, a Santa Rita, la Santa cosiddetta “delle cause impossibili”. Legato a lei, un episodio particolare, da cui poi è scaturita tutta la fama votiva: Sera del Venerdì Santo, 18 aprile 1432 (o 30 marzo 1442 secondo altra tradizione). La Santa si ritira in preghiera per meditare la Passione di Gesù, ed ecco comparire conficcata sulla fronte, in segno di stigmate, una spina della “corona” del Crocifisso. In tutta Italia, oltre a Cascia, ovviamente, diverse feste in suo onore, ricordano il prodigio. E, ogni 22 maggio, giorno della festa, le numerose messe terminano tutte con la benedizione delle rose che vengono poi distribuite ai fedeli
Antonio Tarallo
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