La storia della Madonna della Neve
Il miracolo della Neve a Roma. Era il 5 agosto del 358 d.C
di Antonio Tarallo
“E cammino e cammino, ma nun saccio a ddo' vaco/ je so' sempe 'mbriaco, e nun bevo maje vino/ Aggio fatto 'nu voto 'a Maronna d'a neve/ si me passa 'sta freve, oro e perle Le do”. Una vecchia canzone napoletana fa cantare questi versi a un uomo innamorato che non trova pace, dopo essersi lasciato con la propria fidanzata. Scritto nel 1934, da Libero Bovio, il motivo ci parla di un voto fatto alla “Maronna d’a neve”. Anche se nata a Napoli, la canzone, fa riferimento a uno dei titoli tipicamente “romani” della Vergine Maria, la “Madonna della Neve”, che la Chiesa celebra oggi, 5 agosto. E non sbagliamo, certo, nel definire il titulus “tipicamente” romano. Perché?
Tutto inizia con la dedicazione della basilica di “Santa Maria ad Nives” sul colle Esquilino di Roma, ritenuta il più antico santuario mariano dell'Occidente. Tale chiesa fu poi abbattuta da papa Sisto III (432-440). La nuova chiesa – l’attuale basilica di Santa Maria Maggiore – nacque in ricordo del Concilio di Efeso (431), in cui venne solennemente decretata la Maternità Divina di Maria. Proprio per questo, papa Sisto III volle edificare a Roma una basilica più grande, utilizzando anche il materiale di recupero della precedente chiesa. “Santa Maria Maggiore”, sarà una delle basiliche romane più importanti. Ormai è divenuta famosa sugli schermi televisivi, vista la predilezione di papa Francesco per l’immagine di “Maria, salus popoli romani” conservata all’interno della basilica stessa. E’ noto a tutti, il suo amore, il suo affidamento filiale a tale icona, prima di ogni viaggio apostolico.
Ma ritorniamo alla storia, alla tradizione, che vede protagonista un evento straordinario.
Il miracolo della Neve a Roma. Era il 5 agosto del 358 d.C
Il miracolo della nevicata a Roma è narrato da vari autori cristiani, anche se non vi sono attestazioni storiche.
Nel IV secolo, sotto il pontificato di papa Liberio (352-366), un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni, decise assieme a sua moglie, di offrire i loro beni alla Santa Vergine, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata. La Madonna apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto. Il luogo della chiesa sarà indicato da un evento prodigioso. La mattina seguente, i nobili coniugi romani si recarono da papa Liberio a raccontare lo strano sogno. Con grande sorpresa, anche il papa era stato visitato nel sogno da Maria. Intanto, Roma, si era svegliata con un avvenimento straordinario: sul monte Esquilino – uno degli storici sette colli capitolini – un vasto terreno, era stato ricoperto, nella notte, di una neve purissima, bianca, candida. Era questo il luogo prestabilito dalla Vergine Maria. Il pontefice si recò, allora, al monte Esquilino, e aiutato dal seguito papale, tracciò il perimetro della chiesa, seguendo la superficie del terreno innevato. La chiesa fu detta ‘Liberiana’ dal nome del pontefice, ma dal popolo fu chiamata anche “ad Nives”, della Neve.
Nel 1568, la denominazione ufficiale della festa liturgica della Madonna della Neve, fu modificata nel termine “Dedicazione di Santa Maria Maggiore” con celebrazione rimasta al 5 agosto. Il miracolo della neve in agosto non è stato più citato in quanto leggendario e non comprovato.
La tradizionale rievocazione del miracolo della neve
Ma Roma ama le sue tradizioni, le leggende, la sua Storia così ricca da secoli. E, così, anche se ormai il 5 di agosto – liturgicamente – è legato alla dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore, da ben 36 anni si rievoca tale prodigio grazie a uno spettacolo eccezionale. Dal cielo stellato romano, ecco, allora tutti i fedeli non aspettare altro che bianchi fiocchi di neve. Macchinari spara neve copriranno la grandiosa cupola e il maestoso campanile della basilica romana.
Quest’anno tra l’altro sarà l’occasione per alcune dediche davvero speciali. Si celebrerà la figura di Leonardo Da Vinci, e ci sarà un omaggio alla rinascita di Notre Dame de Paris. L'evento, firmato anche quest'anno dall'architetto Cesare Esposito, vedrà il coinvolgimento di musiche, suoni, colori, luci, raggi laser, letture sceniche, canti. Il tutto troverà il proprio culmine a mezzanotte, quando candidi fiocchi di neve scenderanno sul pubblico e imbiancheranno tutta la piazza.
Antonio Tarallo
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