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La verità ferita da odio e allarmismo

Il caso dei commenti violenti registrati dopo la notizia di positività al Covid di alcuni frati di Assisi

di Beppe Giulietti

Tra allarme e allarmismo corre una differenza abissale. Raccontare, con parole appropriate e toni misurati, una qualsiasi emergenza, è un dovere del giornalista, regolato dall’articolo 21della Costituzione e dalla legge istitutiva dell’ordine professionale. É dovere del giornalista ricercare la verità, non nascondere le notizie di pubblico interesse e garantire ai cittadini il diritto ad essere informati.

Altra cosa, invece, è inquinare i pozzi della civile convivenza, usare le parole dell’odio, prestarsi alle ragioni della propaganda e delle strumentalizzazioni, giocare sulle paure nella speranza di vendere una copia in più o di guadagnare un miserevole like e questo configura l’allarmismo, tanto caro ai cosiddetti “leoni da tastiera”. I loro commenti non sono mancati neppure in occasione della notizia dei 18 casi di positività riscontrati ad Assisi e che hanno colpito novizi e frati del Sacro Convento. Le loro strumentalizzazioni si sono, tuttavia, infrante sul modello comunicativo scelto dalla sala stampa di Assisi, dal direttore padre Enzo Fortunato e dalla redazione. Sin dal primo istante, infatti, hanno deciso di rendere pubbliche le notizie, di non omettere nulla, di affidarsi, come è doveroso, alle decisioni del comitato tecnico scientifico dell’azienda sanitaria di competenza.

Mai come in questo caso le parole possono diventare pietre e produrre ferite umane e sociali difficilmente rimarginabili. La comunità francescana di Assisi, invece, ha deciso di applicare le indicazioni racchiuse nella carta “Parole non pietre”, non casualmente nata tra queste mura, e di raccontare con sobrietà, giustificando ogni parola, salvaguardando la dignità di ogni persona,non cadendo mai nella trappola di confondere i positivi con gli ammalati, alimentando la perversa spirale dell’allarmismo e della caccia all’untore. Sarà appena il caso di ricordare che il grande Sergio Zavoli, nella introduzione alla Carta di Assisi, tesseva l’elogio del rigore e della parola usata per costruire i ponti della conoscenza e mai i muri dell’odio e delle paure. Le esperienze di questi giorni ci insegnano che anche per l’informazione si dovrà aprire una “Fase tre”, capace di accompagnare i progetti di ricostruzione e di riconciliazione. Mai come in questo momento la Carta di Assisi “Parole non pietre” tornerà di attualità e diventerà il “Manifesto” di quanti hanno nel cuore la dignità di ogni persona, senza distinzione di etnia, colore della,pelle, condizione religiosa, sesso, opinioni politiche e religiose, come recita l’articolo 3 della Costituzione


Beppe Giulietti
Presidente FNSI

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