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Madre di Gesù nostro fratello

L’amore di Francesco per Maria nella riflessione di fr. Domenico Paoletti

di fr. Domenico Paoletti ofmconv
Credit Foto - sanfrancesco.org

Ritorna la solennità dell’Immacolata concezione della beata Vergine Maria, contemplata nella fede come “colmata dalla grazia”. È una delle poche feste liturgiche che ancora sia rimasta cara al popolo cristiano, benché il suo significato risulti spesso confuso e oscuro.

Non mancano nemmeno i cristiani che avvertono una certa allergia per questo ‘privilegio’ che allontanerebbe Maria dalla condizione umana segnata sempre dalla fragilità e dalla relatività, se non dal peccato. Ma l’Immacolata Concezione è in primo luogo memoria e simbolo della nostra chiamata e del nostro destino eterno. In estrema sintesi potremmo dire che è la ‘concezione’, il disegno, la visione di Dio su ciascuno di noi. Siamo chiamati alla santità, ossia alla piena comunione con Dio, con gli altri e con il creato: una comunione che il peccato indebolisce e confonde. Maria la “piena di grazia”, è semplicemente così come dovremmo essere e non siamo, perché la nostra forza e la nostra libertà sono piene di limiti e di resistenze.

In Assisi questa festa è particolarmente sentita a causa di Francesco che aveva per la Madre di Gesù un affetto ardente, strettamente legato a quello che sentiva per Gesù stesso. Come dice san Bonaventura nella Legenda Maior, «circondava di indicibile amore la Madre del Signore Gesù, per il fatto che ha reso nostro fratello il Signore della Maestà» (LM IX, 3: FF1165). Seguendo lui, i frati minori hanno sempre celebrato e divulgato con grande fervore la solennità dell’Immacolata e il suo significato, che è cristologico assai più che mariologico.

Questo mistero di Maria immacolata può essere un po’ compreso con l’immagine dello specchio senza macchia: riflette la luce che riceve, e la offre a tutti. Invece uno specchio che ha delle macchie trattiene in esse la luce che riceve. Le macchie sono proprio i punti in cui lo specchio assorbe la luce anziché rifletterla agli altri. Maria, come uno specchio senza macchia (quindi ‘immacolato’), non attribuisce a sé stessa nessuna delle grazie che riceve. Riconosce che sono doni gratuiti di Dio e da qui il suo “magnificat”, il ringraziare il Signore.

L’Immacolata concezione s’inscrive nella chiamata più ampia di Maria alla maternità divina e salvifica di cui fu coinvolta in modo del tutto particolare. Francesco è innamorato di Maria perché in lei si stabilisce l’unione tra cielo e terra nel rendere “nostro fratello” il Signore della gloria. Per Francesco, Maria ci porta Gesù Cristo e ci porta a Gesù Cristo. Francesco contempla in Maria la credente in cui risplende l’umiltà, la minorità che egli stesso sceglie come stile di vita evangelica per sé e per i suoi seguaci. Con il suo amore e la sua venerazione per Maria, Francesco progredisce nella fede e nella vita secondo il Vangelo.

Chi teme che il culto riservato a Maria attenui il cristocentrismo della Rivelazione biblica deve riconoscere che Francesco è il cristiano che più di altri ha vissuto il cristocentrismo, tanto da essere chiamato l’alter Christus. Il culto a Maria è in funzione del culto al Figlio suo e al Padre e allo Spirito Santo: in Francesco la preghiera trinitaria è centrale. Amando in modo speciale Maria, Francesco vive un contatto e un legame più forte con il Figlio, riconosciuto come Figlio di Dio e nello stesso tempo figlio di Maria. L’Immacolata concezione va quindi compresa insieme alla maternità divina di Maria e alla sua assunzione in cielo “in anima e corpo”, che prefigura misteriosamente la nostra stessa Vita eterna non disincarnata.

Francesco vive l’amore per Maria tanto che, per i motivi che abbiamo ricordato, amò la Porziuncola di Santa Maria degli Angeli più di ogni altro luogo nel mondo. Qui aveva capito la sua vocazione e la sua missione. Per Francesco la Porziuncola, richiamando il nome e la presenza di Maria, era tutto un richiamo alla minorità che consente di incontrare la salvezza, accoglierla e vivere in comunione con Dio, con gli uomini e le donne, e “cum tucte le creature”: in un cammino di pienezza di cui Maria risplende come icona, modello e testimonianza dell’humanum pienamente riuscito.


fr. Domenico Paoletti ofmconv

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