Massimiliano Kolbe, e la ricerca della verità
Contro le fake news, l’attualità del pensiero di Kolbe
di Antonio Tarallo
La vita di Massimiliano Kolbe, si sa, è legata alla devozione mariana (è stato il fondatore della Milizia dell’Immacolata) e a un luogo in particolare, che – seppure tanti sono stati i viaggi nella sua vita –nella memoria di tutti, ricorda uno dei periodi più bui della Storia:Auschwitz. Ma San Massimiliano, che rimane – ancora oggi – una figura da approfondire visto la sua poliedricità di uomo e di sacerdote, potrebbe aiutarci a comprendere meglio uno dei temi che – ultimamente – vede un po’ tutti impegnati. Dal Santo Padre alla maggior parte dei mezzi di comunicazione, dai grandi analisti della Società a – perché non citarle? – alle cosiddette “chiacchere da bar”, che tra l’altro d’estate trovano sempre un loro “perché”. Anche queste rappresentano un’eco della Società, no? Tralasciando le battute, siamo ben coscienti del dibattito aperto da tempo sulla potenza dell’informazione. In fondo, lo aveva visto bene Orson Wells, con il suo film “Quarto potere”: come il potere delle informazioni può facilmente influenzare la visione della realtà. Ed, ora, che i mezzi di comunicazione sono raddoppiati, centuplicati, il regista chissà come avrebbe descritto tutto questo mondo colmo di notizie che, molte volte, alla fine, non sono altro che “bolle di sapone”? Al primo “veritiero” vento, si vedono disciogliersi subito. Rimane solo un po’ di schiuma, e niente più. Mentre la verità, è solida. In una “società liquida” (mi sia concesso l’iperinflazionato termine di Bauman), quella che dovrebbe sempre rimanere ben solida, quella che non si dovrebbe lasciar “corrompere” da nulla, è proprio la verità.
San Massimiliano, giornalista, comunicatore, ha sempre avuto ben presente questo “imperativo morale” nella sua attività di scrittura, di giornalista appunto. Potrebbe sembrare che tutto sia legato, ovviamente, alla sua “natura religiosa cattolica”. Questo è vero. Ma, bisogna anche soffermarci – penso – sulla idea stessa di verità che è stata il motore della vita di San Massimiliano. E, come egli stesso scriveva in uno dei “pezzi” (il termine giornalistico è quello) più belli che abbia vergato, è possibile parlare di verità, partendo semplicemente dalla realtà “oggettiva”, da una realtà che è, in quanto è. E basta.
“Nessuno può cambiare la verità. Lo sappiamo bene, tuttavia nella vita concreta ci si comporta talvolta come se in uno stesso problema il no e il sì potessero essere entrambi la verità. E la verità è potente. Se qualcuno volesse smentire o affermare che né io ho scritto, né tu hai letto, la verità non ci cambierebbe, e colui che negasse si sbaglierebbe. Anche se tali negatori fossero numerosi, la forza della verità non ne soffrirebbe affatto”.
Certamente, queste, sono parole che dovrebbero far riflettere e che potrebbero essere un valido spunto di dibattito su quello che il panorama odierno ci sta presentando. Quella “verità potente”, per San Massimiliano, rimane il punto cardine della sua vita, sia di religioso (e questo sembra anche scontato, confesso), sia di giornalista.
Sempre in questo suo ultimo editoriale comparso sul “Cavaliere dell’Immacolata”, la rivista fondata da Kolbe stesso, troviamo:
“Nessuno può cambiare qualsiasi verità, si può soltanto cercare la verità, trovarla, riconoscerla, conformare a essa la propria vita, camminare sulla strada della verità”.
Cercare, trovare e riconoscerla. Questo è l’insegnamento che Kolbe ci lascia. Il Mondo di Oggi ci sta abituando troppo spesso a cercarla (un po’ perché troppo spauriti della certezza dell’incertezza), ma cercarla forse ( e si potrebbe anche togliere il “forse”) in maniera sbagliata. La superficialità, il non voler entrare nel profondo delle cose, ha creato una sorta di spirale infernale in cui basta semplicemente un “cinguettio” che diviene un facile “specchietto” delle allodole.
San Massimiliano muore ad Auschwitz, prendendo il posto di un padre di famiglia. Vive quel periodo buio, nel buio di una “cella della morte”. Molte, moltissime sono le celle che ancora oggi risuonano degli echi di morte in diverse parti del mondo, e troppe volte l’Informazione si dimentica di queste o – accade spesso – che, una Stampa di regime (di qualsiasi colore si tratti) cerchi di tramutarle in qualcosa che non rispecchia, certo, la verità. Ma ci sono anche altre “celle della morte”. Sono quelle che – basta un attimo scorrere l’home di facebook – troviamo sempre più, con grande facilità, nella immensa rete. In fondo, sono sempre numeri, o meglio – siamo passati alla versione più sofisticata – algoritmi. Siamo divenuti algoritmi. E, in tutto questo bailamme, ci si imbatte nelle famigerate “fake news”. Sotto di queste, un corollario di commenti su commenti. Parole su parole. Sequenze di analisi dettagliate sulla notizia da poco data. Una notizia data per certa, sia chiaro. Mentre poi, quando il “tam tam” ha fatto il suo sviluppo, proprio quando vi è la certezza che la “realtà” della notizia corrisponde a verità, ecco che fra un algoritmo e l’altro, spunta la “smentita”. La verità è altra.
Ma c’è un altro importante concetto che Massimiliano Kolbe affronta in merito alla verità, un concetto che – per potenza “filosofica” e anche per “originalità”, diciamo così – sembra avere un qualcosa di profetico:
“La felicità che non viene edificata sulla verità non può essere duratura, come del resto la stessa menzogna. Unicamente la verità può essere ed è il fondamento incrollabile della felicità, sia per le singole persone sia per l’umanità intera”.
Sarà forse proprio per questo che il Mondo di Oggi nutre sempre di più quell’ “aria di infelicità”? Spetta a noi, “cercare, trovare e riconoscerla”, la verità. Spetta a noi, “cercare, trovare e riconoscerla”, la felicità.
Antonio Tarallo
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