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Massimiliano Kolbe, il giornalista di Maria

il frate francescano che ha trovato il martirio ad Auschwitz il 14 agosto

di Antonio Tarallo

“SP 3 RN”, una sigla che scritta così dice ben poco. E dice ancor di meno di San Massimiliano Kolbe. E, sicuramente, poco riconducibile al frate polacco. E, invece, pochi sanno che proprio dietro quelle cifre si nasconde Massimiliano Kolbe, il frate francescano che ha trovato il martirio ad Auschwitz il 14 agosto, sostituendosi all’esecuzione di un padre di famiglia. Infatti, le cifre “SP 3 RN” si riferiscono al nome in codice del radioamatore Kolbe. E’ naturale che l’immagine di comunicatore, sia passata nel corso degli anni, in una certa misura, “in seconda linea” rispetto al martirio avuto nel campo di sterminio nazista, tuttavia la passione del frate polacco per i mezzi di comunicazione, merita un approfondimento, visto anche i tempi che stiamo vivendo, dove le informazioni sulla rete si moltiplicano a dismisura.

San Massimiliano e la radio, San Massimiliano e i giornali. Il filo conduttore di queste due “tematiche” non può non essere che uno, anzi “una”: lei, Maria, la madre di Gesù. L’amore per l’Immacolata – ricordiamo che fu Massimiliano a fondare, il 16 ottobre 1917, assieme a sei suoi compagni del Collegio San Bonaventura a Roma, la “Milizia dell’Immacolata” – è sicuramente la radice di questo del tutto particolare “piano di comunicazione”. La profetica idea di Kolbe era quella di poter, il più possibile, diffondere il culto di Maria. La diffusione della famosa Medaglia miracolosa, era stata solo una delle possibili vie. Ma Massimiliano   – profondamente radicato nel suo tempo – ebbe l’intuizione che le vie di comunicazione cominciassero a progredire, e potessero divenire una strada privilegiata per “un piano strategico” per far conoscere al più alto numero di persone la bellezza di Maria. E, non è inadeguato usare il termine “strategico”, visto che da piccolo, Massimiliano, voleva divenire un soldato.

Fu così, quando – ad esempio - a Grodno, a 600 km da Cracovia, dove era stato trasferito, impiantò l'officina per la stampa di un giornale, con vecchi macchinari, ma che con stupore attirava molti giovani, desiderosi di condividere quella vita francescana. La tiratura di quello che sarebbe divenuto il giornale ufficiale della Milizia, “Il Cavaliere dell’Immacolata”, aumentava sempre più. A Varsavia con la donazione di un terreno da parte del conte Lubecki, fondò "Niepokalanow", la “Città di Maria”. Quello che avvenne negli anni successivi, ha del miracoloso, dalle prime capanne si passò ad edifici in mattoni, dalla vecchia stampatrice, si passò alle moderne tecniche di stampa e composizione, dai pochi operai ai 762 religiosi di dieci anni dopo, il "Cavaliere dell'Immacolata" raggiunse la tiratura di milioni di copie, a cui si aggiunsero altri sette periodici.

Con il suo ardente desiderio di espandere il movimento mariano, andando oltre i confini polacchi si recò in Giappone. Dopo le prime incertezze, poté fondare la "Città di Maria" a Nagasaki. Il 24 maggio 1930 aveva già una tipografia e si spedivano le prime diecimila copie de "Il Cavaliere" in lingua giapponese.

“Dobbiamo inondare la terra, con un diluvio di stampa cristiana e mariana, in ogni lingua, in ogni luogo, per affogare nei gorghi della verità ogni manifestazione di errore che ha trovato nella stampa la più potente alleata; fasciare il mondo di carta scritta con parole di vita per ridare al mondo la gioia di vivere”.  Così scriveva nel suo ultimo editoriale, Padre Kolbe. Nel 1938, tre settimane prima di essere deportato, aveva ottenuto il nominativo di radioamatore SP3RN. Era l’incipit di un’altra avventura, la radio, a cui però il frate non poté dare un vero e proprio inizio, visto che pochi mesi dopo, venne deportato ad Auschwitz. Andò in quel campo, a morire. Per Amore.


Antonio Tarallo

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